mercoledì 22 febbraio 2017

Una sorpresa imbarazzante.

(in foto: Lenka, Kitchen, Nakedby.com)


   Dopo aver mangiato ce ne restammo seduti in cucina a conoscerci meglio. Eravamo sempre nudi; non era per niente nelle nostre intenzioni rivestirci. Il mio cazzo era perennemente in erezione e non sapevo cosa farci. Moana era troppo bella. Lei ogni tanto si divertiva ad allungare una mano sotto il tavolo e ad afferrarmelo saldamente, gli dava due colpetti e poi mi prendeva in giro dicendomi cose tipo: “ma che c’hai, una paralisi?”, oppure: “se è questo l’effetto che faccio su di te è meglio se mi rivesto”. E io: “ma no, che dici!”.
   In ogni modo Moana mi disse che frequentava il liceo scientifico, che praticamente stava di fianco all’istituto tecnico che frequentavo io. E allora lei mi disse che se mi faceva piacere la mattina avremmo potuto prendere l’autobus insieme per andare a scuola. L’idea era fantastica. Il fatto di poterla vedere tutte le mattine e poi magari all’uscita di scuola mi riempiva di euforia.
   Poi mi parlò un po' della sua famiglia. Mi disse che la madre aveva un negozio di intimo, e il padre (come già mi aveva detto in precedenza) faceva il cuoco. E poi aveva un fratello maggiore di nome Rocco. Rocco e Moana, che strano, pensai. Come i nomi di due divi del cinema hard. Chissà se quella scelta era voluta oppure era una cosa del tutto casuale. D’altronde ripensando alle chiacchiere di Daniela pare che la famiglia di Moana fosse una famiglia molto particolare, quindi chi poteva dirlo, magari la scelta per i nomi dei figli poteva essere un esplicito omaggio a quei due attori che hanno fatto la storia del cinema a luci rosse. Ovviamente non glielo chiesi se quelle mie congetture fossero vere, perché magari mi sbagliavo.
   Parlammo per molto tempo, tanto che si fece buio. Si era fatta sera e ad un certo punto lei allungò di nuovo la sua mano verso il mio membro eretto, lo afferrò con decisione e disse divertita: “vediamo quanta sborra c’hai ancora. C’ho voglia di prosciugarti”. Ma in quello stesso momento sentimmo il rumore della porta d’ingresso che si apriva. Allora Moana mi guardò terrorizzata. Erano i miei che erano appena rientrati. Una cosa del tutto inaspettata dal momento che mi avevano detto che sarebbero rimasti nella casa in campagna per un paio di giorni.
   Moana afferrò la tovaglia del tavolo e la tirò via in preda al panico facendo cadere a terra piatti e bicchieri che andarono in frantumi, e poi si avvolse la tovaglia intorno al corpo alla buona prima che i miei la vedessero così, come la mamma l’aveva fatta. Io presi uno strofinaccio e tentai goffamente di coprirmi l’erezione. I miei genitori entrarono in cucina e quando ci videro in quelle condizioni, per di più con le stoviglie in mille pezzi sul pavimento, rimasero visibilmente sorpresi.
   “Ma che succede qui?” chiese mia madre. “Berni, chi è questa ragazza?”.
   “Mamma, lei è… lei è…” cos’era Moana per me? Cosa dovevo dire? Non mi uscivano le parole di bocca. Un’amica? Non proprio, dal momento che ci avevo fatto l’amore.
   “Signora, io sono la fidanzata di suo figlio” disse porgendole la mano, proprio la mano con cui qualche minuto prima aveva cominciato a segarmi. “Il mio nome è Moana”.
   “Davvero?” mia madre diventò subito docile come un agnellino, dimenticando per un attimo il fatto che avevamo appena distrutto due piatti e due bicchieri del suo servizio migliore. “Berni, non credevo che avessi una fidanzata. E quando pensavi di presentarcela?”. 
   “Il fatto è che ci siamo fidanzati da poco” continuò Moana. “Sa, volevamo aspettare un po' prima di dirlo alle nostre rispettive famiglie”.
   “Berni, complimenti!” esultò mio padre dandomi una pacca sulla spalla. “Hai fatto proprio centro! Guarda che bella ragazza. E io che credevo che questo giorno non sarebbe mai arrivato”.
   “La ringrazio del complimento” disse Moana che era imbarazzata da morire e si reggeva con tutte le forze la tovaglia intorno al corpo. “Comunque forse è meglio se vado a mettermi qualcosa addosso. Già vi ho messo abbastanza in imbarazzo facendomi vedere in questo stato”.
   “Ok cara, sì forse è meglio” le rispose mia madre.
   Moana sgattaiolò nella stanza dei miei a recuperare i suoi vestiti e poi corse in bagno a indossarli. Intanto andai a rivestirmi anche io.
   Non ci capivo più niente; perché aveva detto quella cosa del fidanzamento?
   In ogni modo quando uscì dal bagno tutta rivestita Moana disse che forse era meglio rientrare a casa. Ma mio padre le disse che se voleva poteva fermarsi a cena da noi, ma lei disse di no, che i suoi genitori l’aspettavano. Allora mio padre le disse che forse era meglio se si lasciava accompagnare. Ormai era buio, non era prudente che una ragazza bella come lei se ne andasse in giro tutta sola per la città.
   “Ma no, non si preoccupi! Già vi ho creato abbastanza disturbo rompendo i vostri piatti”.
   “Chi se ne importa di quei piatti? Andiamo, ti accompagniamo io e Berni in auto”.
   E quando mio padre si metteva una cosa in testa era irremovibile. E così l’accompagnammo con la macchina, e il tragitto fu tragico perché per l’imbarazzo di trovarci in quella situazione calò un silenzio terribile. A parlare era solo mio padre che rivolgendosi a Moana le chiedeva un sacco di cose, del tipo dove ci eravamo conosciuti, chi erano i suoi genitori, che scuola frequentava. E lei rispondeva cercando di non dilungarsi troppo con i dettagli. Finalmente arrivammo sotto casa sua, e Moana scese dalla macchina, e scesi anche io, e lei mi venne a dare un bacio sulla guancia.
   “Ciao tesoro, ci vediamo domani” poi rivolgendosi a mio padre: “arrivederci, è stato un piacere conoscerla”.
   Rientrai in auto e ritornammo a casa.
   “Ah, Berni! Sei proprio un ragazzo fortunato ad avere una fidanzata così. È proprio bella come un angelo”.
   “Sì” risposi sovrappensiero. “Un angelo”.
   Ero davvero confuso. Ancora non capivo del perché avesse detto quella cosa ai miei genitori. Ci pensai tutta la sera, poi ad un certo punto decisi di chiamarla. In principio parlammo di quanto era accaduto; Moana mi disse che era stata una cosa davvero imbarazzante, ma che però in fin dei conti era stato divertente. Quando le chiesi di cosa intendesse dire quando aveva detto quella cosa ai miei lei mi rispose che non lo sapeva con certezza; era la prima cosa che le era venuta in mente per togliersi dai guai.
   “Perché me lo chiedi?” mi domandò. “Non ti piacerebbe se io fossi la tua fidanzata?”.
   “Se mi piacerebbe? Moana, io sarei il ragazzo più felice del mondo se tu fossi la mia fidanzata”.
   “Davvero? E allora è deciso. Siamo fidanzati”.
   Non sapevo cosa dire; in principio pensai che mi stesse prendendo in giro. Una gnocca colossale come lei fidanzata con un ragazzo mediocre come me. Certamente aveva voglia di scherzare.
   “Ma dici sul serio?”.
   “Sì, certo. Sei un po' perplesso?”.
   “No è che… sai… tu sei così bella. E le ragazze belle come te in genere preferiscono stare insieme a ragazzi prestanti e che magari hanno anche un notevole conto in banca”.
   “Credi davvero che io sia così superficiale? Credi davvero che sono una di quelle ragazze tutta cosce e niente cervello? Berni, non credevo che avessi una così bassa considerazione di me” rispose lei amareggiata.
   “Moana, perdonami” ero così confuso che non mi ero nemmeno reso conto che la stavo offendendo. “Stavo solo scherzando. Sarei davvero uno stupido se pensassi una cosa del genere di te”.
   “Infatti. Anzi, saresti proprio uno stronzo”.

Berni. 

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