martedì 4 aprile 2017

Mancava solo la mia approvazione.

(in foto: Silvia Saint, Penthouse.com)


   Mi pare che non vi abbiamo ancora raccontato com’era l’appartamento che ci avevano assegnato all’agriturismo. Era essenzialmente un bilocale, con una camera da letto rustica, con un letto a baldacchino di legno grezzo davanti ad un camino, e poi c’era l’area giorno in cui c’era la cucina e un divano un po' logoro. Sembrava un’antica casa contadina, senza grandi pretese a dire il vero, ma l’aspetto povero era davvero piacevole. Ma la cosa di maggior interesse era il piccolo giardino privato chiuso da una staccionata piena di piante rampicanti, che in parte preservava la nostra privacy dai numerosi guardoni che spesso si avvicinavano per vedere cosa stavamo facendo. Quella sera, dopo la gita in barca, cenammo appunto in giardino. Prima di rientrare all’agriturismo infatti ci eravamo fermati lungo la strada in un market, e avevamo comprato dei prodotti alimentari. Dopo aver cenato in giardino ci eravamo messi su una sdraio a fare l’amore, ed ero quasi certo che oltre la staccionata ci fosse qualcuno che ci stava spiando. Non lo vedevo molto bene, ma percepivo la sua presenza. Non so se Moana se ne fosse accorta, ma comunque proseguimmo come se niente fosse.
   Il giorno dopo mi svegliai e proprio come il mattino precedente Moana non era nel letto accanto a me, ma anche questa volta riuscivo a sentire la sua voce allegra e spensierata. Proveniva dalla piscina, così decisi di andare a dare un’occhiata. E infatti la trovai in acqua che si intratteneva con uno degli ospiti dell’agriturismo. Ma più che intrattenersi sembrava intenta a flirtare. Lui aveva più o meno una trentina d’anni, aveva un corpo ben scolpito, proprio come piaceva a lei. Ma la cosa che mi sorprese maggiormente (o forse no) era il fatto che aveva un’erezione pazzesca, e Moana si divertiva a stuzzicarlo dandogli dei colpetti con le dita, e lo sfotteva chiamandolo Mister Ossoduro. Lui stava tentando con non poche difficoltà di aprire una bottiglia di spumante, e finalmente ci riuscì e il tappo schizzò via, e un getto spumoso eruttò dal collo della bottiglia inondando Moana, la quale cercò di difendersi parandosi il viso con le braccia.
   Quella scena che avevo davanti aveva qualcosa che non riuscivo a comprendere; non mi dispiaceva affatto vederla giocare insieme ad un altro uomo. Una volta, pensai, avrei dato di matto. I primi tempi che stavamo insieme mi bastava vederla in compagnia di qualcun altro, anche solo vederla parlare con un altro ragazzo, e subito andavo in paranoia. Adesso invece vederla in compagnia di altri uomini era per me fonte di grande eccitazione. Come potevo starmene lì con le mani in mano, mentre un altro uomo flirtava con la mia futura moglie? Per di più erano entrambi nudi, e lui aveva un’erezione incredibile. 
   Poi lui fece una cosa che avrebbe fatto saltare i nervi ad ogni fidanzato; versò lo spumante sulle tette di Moana e le succhiò i capezzoli, e lei scoppiò a ridere. Mi chiedevo lei fino a dove si sarebbe spinta. Perché fino a quel momento mi sembrava tutto nei limiti del petting, ma era chiaro che le intenzioni di lui erano ben altre. Era evidente che lui aveva voglia di montarla. Ma lei si sarebbe lasciata montare, oppure stava soltanto giocando a fargliela odorare? Poi ad un certo punto Moana si accorse della mia presenza. Credevo che da dove mi trovavo non ci sarebbe riuscita, perché ero nascosto dietro ad una siepe. E invece era riuscita a vedermi, ma il suo atteggiamento non cambiò, continuò a fare la porca con quello lì, ma mi fece un sorriso di complicità, e poi mi fece anche l’occhiolino. Stava cercando di comunicarmi qualcosa, come se mi stesse dicendo: “ti piace quello che sto facendo?”. Poi con una mano cinse il cazzo duro di lui e iniziò a segarlo lentamente, e allora lui si avventò con la bocca contro quella della mia futura moglie, e iniziarono a baciarsi con tanto di lingua. Ma lei continuava a guardare verso di me, forse in cerca della mia approvazione, quasi come se volesse farmi intendere che era tutto nelle mie mani. Potevo decidere di restare lì a spiarli, e magari fargli avere un rapporto completo, oppure farli smettere, facendomi avanti e allontanando Moana da lui con un pretesto. Dipendeva tutto da me.
   A quel punto decisi di farmi avanti e fermare quel gioco. Prima di cedere la mia donna ad altri uomini volevo avere le idee più chiare su ciò che voleva realmente dire una cosa del genere. E così la mia presenza interruppe i loro preliminari hard, e il tizio che stava limonando con la mia fidanzata si nascose dietro di lei affinchè io non vedessi la sua erezione.
   “Tesoro!” esultò Moana. “Ben svegliato! Lo sai che ore sono? È quasi mezzogiorno, dormiglione!”.
   “Sì, avevo molto sonno” risposi e poi guardai verso lui. “Ciao, io sono il fidanzato di Moana”.
   “Ciao” rispose lui, poi avvicinò la sua bocca all’orecchio di Moana per sussurrarle qualcosa. “Io vado. Vediamoci più tardi vicino alla stalla, da soli, così possiamo completare ciò che abbiamo iniziato”.
   “Vedrò cosa posso fare” gli rispose lei.
   A quel punto lui sgattaiolò via e ci lasciò soli. Avevamo tanto di cui discutere. Così entrai in piscina insieme a lei; l’acqua arrivava all’altezza delle ginocchia, poi la vasca man mano diventava più profonda, ma dove eravamo noi era piuttosto bassa. Moana mi sorrise compiaciuta per quello che aveva appena fatto, io invece provavo delle sensazioni molto contrastanti. Ero eccitato, lo ammetto, perché quello che avevo visto mi era piaciuto. Ma allo stesso tempo ero anche un po' arrabbiato con lei.
   “Perché lo stavi facendo?” le chiesi.
   “Credevo che ti piacesse” rispose, poi abbassò lo sguardo verso il mio cazzo che (me ne accorsi in quel preciso istante) era diventato duro come il marmo. “E comunque vedo che a lui piace”.
   “Non voglio che fai la puttana con gli altri uomini” urlai, e le afferrai un braccio con rabbia. Non avevo mai fatto una cosa del genere, e Moana mi guardò incredula, quasi come se volesse chiedermi del perché di quella mia reazione.
   “Ma Berni, me l’hai detto tu che ti piace vedermi fare l’amore con altri uomini” si giustificò.
   “Ti ho detto che mi eccitava vederti fare l’amore durante le riprese del film, non di vederti fare la troia con altri maschi. Certe volte mi verrebbe voglia di prenderti a sculacciate”.
   A quel punto sempre tenendola per il braccio la feci girare e la feci piegare in avanti, e lei si mantenne con le mani ai bordi della piscina, offrendomi il suo bel culo. Le natiche erano ben aperte e le vidi l’orifizio anale, pronto per essere penetrato; avevo proprio voglia di incularla di brutto. Era questo che sentivo dentro. Sentivo che in qualche modo dovevo punirla, e allora le diedi una gran bella sculacciata, e lei piagnucolò pregandomi di smettere. Ma era chiaro che stava fingendo. Moana non si era mai lasciata mettere sotto. Se lo aveva fatto era stato perché era anche lei a volerlo. Era sempre stata molto combattiva; se quello che stavo facendo fosse stata una cosa che non era di suo gradimento, allora probabilmente mi avrebbe dato uno schiaffo per farmela pagare. E invece no, rimase in quella posizione quasi in attesa che continuassi quello che avevo cominciato. E allora continuai a sculacciarla.
   “Sei uno stronzo” disse. “Che ho fatto di male?”.
   “Lo sai bene cosa hai fatto. Ti ho vista mentre ti baciavi con quello lì, cosa credi?”.
   A quel punto afferrai il mio cazzo dalla base e lo indirizzai contro il suo buco del culo. Lo feci entrare tutto fino alle palle e tenendole le mani ai fianchi iniziai a penetrarla. E mentre la inculavo mi guardai intorno; avevamo attirato l’attenzione di tre ospiti dell’agriturismo, i quali si misero a spiarci senza ritegno e nel frattempo si segavano. Cercai di non pensarci e allora guardai esclusivamente Moana; provai molta tenerezza per lei. Ma cosa stavo facendo? Volevo davvero che la nostra vita si riducesse a questo? Allora delicatamente feci uscire il cazzo dal suo condotto anale e lei mi guardò un po' stupita, come a chiedermi: “cosa cavolo stai facendo? Perché lo hai tolto? Perché non lo rimetti dentro?”. Ma prima di farla parlare le presi una mano e le dissi che forse era meglio ritornare all’appartamento. Lei a quel punto si accorse dei guardoni che ci stavano spiando, e allora capì che forse quello che cercavo era solo un po' di privacy, e quindi decise di accontentarmi e ce ne ritornammo nell’alloggio.

Berni.

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