lunedì 20 novembre 2017

Cumshot al buio.


   Era mezzanotte. Ero da sola nel letto, completamente nuda. Ormai penso che conosciate bene le mie abitudini, e una di queste è appunto andare a dormire senza alcun indumento sul corpo, d’estate perché c’è caldo, d’inverno perché c’è caldo lo stesso (perché in casa ci sono i riscaldamenti accesi quasi tutta la notte, e quando poi si spengono la casa è un forno). E poi perché dormire nudi è un piacere senza paragoni.
   Ero lì nel buio della camera da letto, con gli occhi chiusi in attesa di addormentarmi. Lex, il mio possente amico a quattro zampe, aveva deciso di dormire in soggiorno, e Erri, il figlio di mia sorella che era venuto a stare da noi per qualche tempo, stava nella sua cameretta a guardare probabilmente un video porno, perché ogni tanto mi giungevano alle orecchie delle grida orgasmiche di eccitanti pornostar straniere che si facevano montare e impalare analmente da aitanti stalloni da competizione.
   Quella notte Giuliano probabilmente non sarebbe venuto, perché al suo strip bar (per chi non lo ricordasse Giuliano era il proprietario di uno strip bar) c’era una pornodiva americana che andava ad esibirsi live, e quindi mi aveva detto che avrebbe fatto tardi, ma che forse sarebbe passato a spettacolo concluso. Ma ormai era mezzanotte e io ci aveva perso le speranze, e quindi mi ero messa a letto con l’intenzione di addormentarmi al più presto. E devo dire che non mi ci volle molto. Ci sono certe volte che ci passo una buona mezz’ora prima di addormentarmi, e di solito per farmi venire sonno mi faccio una camomilla, oppure altre volte (quando sono un po' arrapata e non  c’è nessuno a farmi compagnia) mi sgrilletto un po', oppure gioco con uno dei miei vibratori. Ne ho una ricca collezione gelosamente conservata in un cassetto, quindi ho solo l’imbarazzo della scelta. Di solito dopo essere venuta finalmente riesco ad addormentarmi.
   Quella notte, come vi dicevo, collassai nel giro di pochi minuti. Ma un’ora dopo qualcuno si infilò nella camera da letto; mi svegliai, ma non abbastanza per capire se stavo sognando oppure c’era qualcun’altro in camera con me. Era certamente Giuliano, che come mi aveva promesso, era venuto a portarmi la mia dose giornaliera d’amore. Allora mi stiracchiai nel buio e allargai le gambe, in attesa di essere penetrata dal grosso cazzo duro del papà di Moana.
   “Finalmente sei arrivato” dissi con un filo di voce. “Non ne potevo più di aspettare. Ho voglia di sentire il tuo grosso cazzo dentro il mio corpo”.
   Con una mano cercai l’interruttore della lampada che stava sul comodino. Ho sempre odiato fare l’amore al buio. Non ha senso se non posso vedere chi è che mi sta penetrando. Ma non ci fu verso, non riuscivo a trovarlo. E poi finalmente quando le mie dita riuscirono a trovare quello che sembrava l’interruttore Giuliano si impossessò letteralmente del mio corpo, salendomi sopra, premendomi la sua eccezionale erezione contro la figa, e afferrandomi i polsi quasi come se volesse immobilizzarmi e impedirmi di accendere la luce.
   “Aspetta tesoro” lo pregai. “Lo sai che non mi piace farlo al buio. Voglio poterti guardare negli occhi mentre mi scopi”.
   Ma Giuliano sembrava non essere d’accordo, infatti non me lo lasciò fare, e iniziò a spingermi il cazzo dentro; lo sentii entrare un po' per volta, in tutta la sua interezza, fino alle palle. Era la prima volta che lo facevamo in quel modo, al buio, e davvero non riuscivo a capirne il motivo.
   Lui continuò in quel modo per tutto il tempo, tenendomi i polsi bloccati e facendo salire e scendere il suo cazzo nella mia vagina, con un ritmo costante e privo di quella voracità sessuale che aveva sempre caratterizzato il modo di fare l’amore di Giuliano. Il papà di Moana infatti quando lo faceva dimostrava una certa padronanza a letto; con la sua potenza da maschio dominante riusciva a sottomettere qualsiasi donna. E in parte era ciò che da sempre lo rendeva irresistibile.
   Quella sera invece sembrava diverso, quasi fiacco, e mi penetrava timidamente, senza la spavalderia che dimostrava ogni volta che mi montava. Sì perché Giuliano aveva un qualcosa di spavaldo quando lo faceva, cioè mi girava e mi rigirava come voleva lui, facendomi mettere spesso in posizioni assurde che solo un professionista del sesso poteva permettersi. Ma d’altronde Giuliano era a tutti gli effetti un professionista del sesso, il re indiscusso. Certe volte senza che me ne accorgessi mi metteva sottosopra, con la nuca contro il pavimento e il busto piegato verso l’alto e le gambe aperte, e lui mi penetrava stando in piedi sopra di me con le gambe ad arco, in una posizione che si chiama piledriver. Se puoi permetterti di fare una posizione del genere vuol dire solo una cosa, e cioè che sei un vero stallone da monta.
   Invece quella notte sembrava così poco fantasioso, come se gli mancasse l’esperienza per scoparmi in altre posizioni ben più creative. Cioè, voglio dire, stavamo facendo l’amore in una posizione davvero classica, io sotto e lui sopra. Avrei voluto dirgli: “tutto qui quello che sai fare?”. Però poi non dissi nulla, perché forse Giuliano era solo stanco, e quindi non era in condizione di dare il massimo.
   Poi mi venne un dubbio, e pensai: non è che non riesce a fare di meglio perché ha già fatto l’amore con qualcun’altra? E allora mi ricordai del fatto che mi aveva detto che quella sera allo strip bar c’era l’esibizione di un’affermata pornodiva americana. Iniziò a montarmi una inaspettata gelosia; non ero mai stata una donna molto gelosa, però quella notte provai per la prima volta un furioso attacco di gelosia, perché mi venne il sospetto che forse Giuliano e quella pornodiva dopo lo spettacolo potevano aver aver fatto qualcosa. Il papà di Moana era sempre stato un predatore, quindi come facevo a sapere che non era andato a letto con quella diva dell’hard?
   Cercai di chiederglielo buttandola sullo scherzo:
   “Senti un po', ma non è che quella diva del porno ti ha prosciugato tutte le energie? Mi sembri un po' spento”.
   Ma non mi rispose, però mi accorsi che stava per sborrare, perché sentivo le vene del suo cazzo gonfiarsi dentro di me e l’asta che si irrigidiva maggiormente, e a quel punto lo sfilò fuori e si mise a cavalcioni sul mio corpo e iniziò a schizzarmi sul viso una quantità impressionante del suo seme. Non potevo vederlo perché ero al buio, ma sentivo chiaramente i suoi fiotti caldi e densi posarsi sul mio viso. E forse proprio perché non potevo vederla mi sembrava una quantità davvero notevole. Sembrava non finire mai; ne contai senza dubbio otto, ma forse furono di più. Otto furono certamente quelli più copiosi, ma poi di certo ne erano seguiti altri più deboli. Mi sentivo il viso completamente inondato.
   “Ehi! Stai cercando di affogarmi per caso?” chiesi divertita. Mentre con le mani cercai di portarmene un po' via dagli occhi sentii Giuliano scendere dal letto furtivamente e uscire dalla stanza. “Tesoro, ma dove stai andando?”.
   In quello stesso momento il mio i-phone iniziò a vibrare e lo schermo si illuminò di luce azzurra facendo apparire la foto di Giuliano. Mi stava telefonando. Ma come era possibile dal momento che era appena uscito dalla mia camera da letto?
   Afferrai il telefono e risposi:
   “Amore...”.
   “Sabri, tesoro mio, ti chiedo scusa, ma stanotte davvero non ce la faccio a passare da te”.
   “Come sarebbe a dire? Ma se eri qui un attimo fa!” risposi, rendendomi conto dell’assurdità di quella faccenda. Infatti Giuliano scoppiò a ridere.
   “Tesoro, hai sicuramente sognato. Come potevo essere lì da te e allo stesso tempo qui allo strip bar?”.
   Non avevo sognato, perché la sborra che mi ricopriva il viso era ancora calda, e soprattutto era reale, come reale era la rabbia che mi stava montando dentro, perché iniziavo a capire ciò che era appena successo. Chiusi la conversazione con Giuliano e mi misi a urlare nel cuore della notte, nel buio cieco della camera da letto:
   “Erriiii! Brutto figlio di una cagna! Sei un porco schifoso!”.

Sabrina.

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