martedì 28 novembre 2017

È tutto ok.


   Io e Giuliano ci rivestimmo frettolosamente, e mentre cercavo di infilarmi i vestiti (in modo goffo e impacciato, perché quando vai di fretta ti riesce tutto male) cercai di dare una spiegazione a mio figlio, che mi aveva beccata a fare l’amore con un uomo che non era il suo papà. Ma più parlavo e più mi rendevo conto che mi stavo arrampicando sugli specchi, nel disperato tentativo di fargli capire che quello che stavo facendo non era un qualcosa di irregolare. Ma sproloquiavo senza dire nulla di sensato, cioè girando attorno alla questione.
   “Tesoro, non è come credi” dissi. “Io e Giuliano non stavamo facendo niente di male. È normale se tua madre ogni tanto si concede ad altri uomini, e questo non vuol dire che non amo più tuo padre. Anzi, lo amo moltissimo, e lui lo sa che ogni tanto faccio l’amore con Giuliano. Quindi è tutto ok”.
   “Mamma, non c’è bisogno che mi dici le bugie. Tutto questo riguarda solo te e papà”.
   “Tesoro, non è una bugia. Tuo padre è davvero a conoscenza della relazione che ho con Giuliano” nel frattempo avevo infilato le maniche della camicetta, e senza abbottonarla andai verso mio figlio. Avevo le tette di fuori ma non era certo un problema che Rocco potesse vedermi in quel modo, dal momento che mi aveva vista nuda centinaia di volte.
   Gli presi il viso con entrambe le mani e me lo portai sul seno. Era un gesto che facevo a entrambi, sia a Rocco che a Moana, fin da quando erano piccoli. E continuavo a farlo anche adesso che erano grandi. Era il mio modo di dimostrargli il mio amore, e di fargli capire che nonostante tutto io ero sempre la loro mamma. Era un gesto che li faceva sentire meglio ogni volta che li vedevo un po' giù di morale, forse perché inconsciamente gli ricordava il periodo dell’allattamento, quando con le loro piccole bocche succhiavano il latte dalle mie tette. Ma questa volta Rocco si divincolò, quasi rifiutando il mio corpo.
   “Lascia stare, mamma. Va tutto bene”.
   Allora capii. Rocco non stava rifiutando il mio seno, era semplicemente in imbarazzo per la presenza di Giuliano, che in qualche modo avrebbe potuto considerare quel gesto un po' infantile. Ma che male c’era? Io ero sua madre, e lui aveva tutto il diritto di accoccolarsi con il viso sulle mie tette.
   “Rocco, sai benissimo che non ti mentirei mai. Sono sempre stata molto sincera sia con te che con tua sorella, quindi devi credermi quando ti dico che tuo padre lo sa bene che io e Giuliano ogni tanto andiamo a letto insieme. Ma questo non cambia niente. Io continuo ad essere sua moglie e lui mio marito”.
   “Rocco, lo so che è difficile accettarlo” Giuliano mi venne in soccorso, “ma tua madre è una donna come tutte le altre, con le sue esigenze e i suoi desideri di natura sessuale. Ed è naturale che cerchi di appagare le sue pulsioni”.
   “Smettetela di trattarmi come un ragazzino. Sono abbastanza adulto da accettare ciò che ho appena visto. Mia madre si stava facendo una bella scopata extraconiugale. Punto. Tutto il resto non mi riguarda. L’importante è sapere che mia madre è felice”.
   “Oh sì tesoro, lo sono eccome” risposi. “Come potrei non esserlo avendo al mio fianco due uomini come tuo padre e Giuliano? E poi ho te e Moana, i miei due angeli, la cosa più preziosa della mia vita. Insomma sono la donna più felice del mondo”.
   “Senti un po', disgraziato” disse Giuliano, “invece tu cosa ci fai qui? Non dovresti essere a lavoro?”.
   “Oggi no. È il mio giorno di riposo, e sono passato a salutare Beatrice, che mi ha detto che mia madre era qui in ufficio con te, e allora ho pensato di venirla a salutare e vi ho trovati a fare l’amore”.
   “Adesso che ci siamo chiariti, mica ti dispiacerebbe lasciarci concludere quello che avevamo cominciato?” gli chiese Giuliano. “Avevamo quasi finito, tua madre stava quasi per venire, e anche a me mancava poco per sborrare”.
   “Ok, vi lascio finire” rispose mio figlio e mi diede un bacio su una guancia. “Ciao mamma. Ti voglio bene”.
   “Anche io ti voglio bene, tesoro”.
   A quel punto uscì dall’ufficio e ricominciammo a fare l’amore, e Giuliano riuscì a riportarmi al punto in cui eravamo stati interrotti, e mi fece venire alla grande, poi toccò a lui, il quale mi svuotò tutta la sua sborra in figa.
   Dopo aver ottenuto ciò che avevamo entrambi desiderato, indossai i miei vestiti e me ne andai. Quella sera Stefano avrebbe portato a casa degli amici, e io avrei fatto di tutto per far su di loro una buona impressione, cucinando qualcosa di speciale. Quindi andai a fare la spesa e poi direttamente a casa per mettermi all’opera.
   Erri non c’era. Gli avevo fatto un bello scherzetto. Infatti gli avevo promesso una punizione severa, e io mantengo sempre le promesse; avevo cambiato la password di Internet senza dirgli nulla, così adesso se voleva collegarsi alla rete era costretta a uscire di casa. C’era infatti la biblioteca di quartiere con il wi-fi libero, e quindi Erri doveva andarsene lì quando voleva spararsi la sua dose giornaliera di porno. E poi la notte era fregato, perché la biblioteca chiudeva alle sette di sera. E infatti lo vidi rientrare alle sette e mezza; lo feci cenare e poi se ne andò in camera sua a giocare al suo solito videogioco di guerra.
   Ero molto fiera di quello che avevo fatto, così almeno uscendo di casa per raggiungere la biblioteca avrebbe avuto l’occasione di confrontarsi con il mondo esterno e quindi di crescere.
   Intanto si fecero le dieci e la cena era pronta, e Stefano rientrò a casa in compagnia dei suoi nuovi amici. Non potevo sapere che in realtà conoscevo bene la Cinzia di cui mi aveva parlato. Come potevo immaginarlo che era proprio lei?
   Conoscevo Cinzia fin dai tempi della scuola, e avevo sempre avuto un pessimo rapporto con lei. E sua figlia a sua volta aveva frequentato la stessa scuola della mia Moana, e anche tra di loro, proprio come tra me e Cinzia, c’era stato un rapporto burrascoso. Era una storia che si ripeteva; spesso se ne erano date di santa ragione, e nella maggior parte dei casi i motivi erano stati veramente futili. Proprio come tra me e Cinzia.
   Io avevo sempre avuto una pessima considerazione di lei, la consideravo una sorta di escort, che si concedeva ai ragazzi in base al loro reddito. E lei invece considerava me come una zoccola di basso livello, perché a me non me ne fregava niente di fare i conti in tasca ai ragazzi con cui andavo a letto. Ma se ci penso il motivo reale di questo rapporto conflittuale in fin dei conti era davvero stupido; il fatto è che eravamo entrambe le ragazze più desiderate della scuola, e questa cosa ci trasformò di conseguenza in rivali senza scrupoli, pronte a utilizzare qualsiasi arma pur di sottrarci a vicenda la corona di reginetta della scuola. Perché si sa che di reginetta ce ne può essere soltanto una.

Sabrina.

1 commento:

  1. Che allegra famiglia porca, mi sembra quasi di conoscerla! Mi interessano molto le vicende tra la madre ed il figlio!

    RispondiElimina