domenica 26 novembre 2017

Beccata sul palo. 

(in foto: Ava Addams, Survey My Pussy, Brazzers.com)


   L’aver risolto con mio marito la questione della relazione che avevo con Giuliano mi riempiva di gioia. Finalmente mi sentivo libera di poter godere della mia duplice condizione sentimentale. Potevo essere sia la donna di Giuliano che la donna di Stefano, senza dover sentire dentro quel rimorso terribile di chi sta facendo qualcosa di scorretto. E non appena Stefano era uscito di casa mi era venuta una gran voglia di condividere questa emozione con Giuliano. Volevo dirgli che finalmente potevamo amarci alla luce del sole, e fare l’amore ogni volta che ne avevamo voglia, perché Stefano era un marito speciale, un uomo fantastico, che sapeva mettere da parte il suo orgoglio maschile pur di rendere felice la propria donna.
   Stefano aveva dimostrato di amarmi davvero, perché pur di continuare ad avermi accanto a se era disposto anche a condividermi con un altro uomo. Se questo non è amore allora non lo so il significato di questa parola. Altri uomini probabilmente mi avrebbero messa all’angolo obbligandomi a fare una scelta, e pronunciando le famose parole: “o lui o me”. Per fortuna Stefano era diverso, e proprio per questo motivo avevo deciso di sposarlo, perché sapevo che lui sarebbe stato sempre comprensivo con me, e mi avrebbe considerata non come una proprietà privata, ma come una donna libera di vivere le proprie esperienze.
   E così quel pomeriggio andai allo strip bar di Giuliano per raccontargli ogni cosa, e per dirgli di quanto ero felice adesso che potevo avere entrambi. Non mettevo piede al Biancaneve Strip Bar da qualche anno, cioè da quando ci lavorava anche nostra figlia Moana. Ricordo che fui io a obbligare Giuliano a licenziarla. Non mi piaceva affatto che mia figlia fosse preda di pervertiti e che si esibisse nuda sul palco di un locale di spogliarello. Non era quello che speravo per lei. Moana meritava di più, non certo uno squallore simile. E infatti dopo averle affidato la gestione del negozio di intimo era diventata un’impeccabile amministratrice di un’attività molto remunerativa. Moana si era dimostrata molto capace ed abile nella gestione dell’attività. Converrete con me che era sprecata per il lavoro di spogliarellista, dal momento che aveva delle doti commerciali nascoste che adesso stavano facendo andare a gonfie vele il nostro negozio.
   Però ricordo che in quel periodo, quando lavorava allo strip bar, Moana si era guadagnata una certa popolarità. Posso dire con orgoglio che era stata la vera reginetta del palco, desiderata ardentemente da tutti i clienti del bar. Forse anche per via delle sue esibizioni a dir poco fantasiose. Il numero con cui si era fatta conoscere era quello che tutti chiamavano “la fontana”; dopo essersi spogliata allargava le gambe dall’alto del palco e iniziava ad annaffiare con la pipì il suo pubblico.
   Poi si era inventata il numero con le palle da biliardo; praticamente si infilava delle palle da biliardo su per il condotto anale e poi le risputava fuori. Ne riusciva a infilare anche tre alla volta, sotto gli occhi imbambolati dei clienti dello strip bar. Mia figlia è una vera acrobata del sesso anale, questo devo riconoscerlo; con il retto riesce a farci di tutto. Bisogna ammettere che io e il suo papà eravamo riusciti a tirare su una vera macchina per far godere gli uomini.
   In ogni modo, come dicevo poco fa, non mettevo piede nello strip bar da qualche anno, ma mi sembrò identico a come lo avevo lasciato, con la differenza che Moana non c’era più. Però c’era comunque una ragazza che in qualche modo era lì in rappresentanza della nostra famiglia, ovvero Beatrice. Per chi non lo ricordasse, Beatrice era la fidanzata di nostro figlio Rocco, e lavorava nello strip bar di Giuliano da quasi un anno, e ormai era diventata una sorta di celebrità per i clienti abituali. In qualche modo aveva colmato il vuoto che aveva lasciato Moana.
   A rendere Beatrice così preziosa agli occhi di quella platea di arrapati che frequentavano il locale era che Beatrice in realtà era una trans bellissima, con un corpo che avrebbe fatto invidia ad ogni donna, e con i lineamenti del viso molto delicati e un sorriso che ti catturava in un’istante.
   Quando mi vide corse verso di me ad abbracciarmi calorosamente e urlando: “mamma Sabri!”.
   La accolsi tra le mie braccia come una figlia. Beatrice era la donna che mio figlio amava, e di conseguenza era a tutti gli effetti una di noi, parte della nostra famiglia.
   “Tesoro!” esclamai tenendomela stretta. “Come sei bella!”.
   Una cosa che mi aveva sempre colpito di Beatrice era il suo profumo; odorava di ciliegie e frutti di bosco ventiquattro ore su ventiquattro. Era indubbiamente lo shampoo che utilizzava. E poi la pelle, quando gliela toccavo mi dava sempre una piacevole sensazione; era porosa, come quella degli uomini.
   “Fatti guardare” gli dissi, e allora le presi la mano e gliela alzai in alto e poi le feci fare un giro su se stessa. Accidenti quanto era gnocca. Era ovvio che mio figlio ci aveva perso la testa. Beatrice indossava un completino in pvc nero, con il pezzo di sotto a culotte che metteva in risalto le deliziose forme del suo bel culo. Ai piedi portava i tacchi a spillo su cui lei sapeva muoversi con una certa padronanza, e quando camminava le donavano una postura altamente erotica e allo stesso tempo elegante. Beatrice certe volte mi faceva pensare ad un felino, forse per l’incredibile sensualità che aveva nel muoversi.
   “Che ci fai qui, mamma Sabri?” mi chiese.
   “Devo dire una cosa importante a Giuliano” risposi. Le diedi un bel bacio su una guancia e mi avviai verso l’ufficio. Entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Lui era dietro la sua scrivania a sbrigare le faccende burocratiche che tanto danno sui nervi a chi gestisce un’attività.
   Dopo avergli raccontato ciò che era accaduto, e cioè che avevo messo Stefano a conoscenza della relazione che avevo con lui, e che quindi si era dimostrato disponibile a condividermi, Giuliano ebbe una reazione inaspettata; infatti volle scoparmi subito. Si alzò dalla sedia e venne verso di me e mi prese il viso con entrambe le mani.
   “Tesoro, questo è bellissimo. Vuol dire che possiamo amarci senza doverlo fare di nascosto”.
   “Esatto! Non è meraviglioso?”.
   “Tu sei meravigliosa” con le mani raggiunse le mie natiche e me le palpò energicamente, poi mi alzò la gonna scoprendomi il culo e iniziò a baciarmi il collo, e io alzai la testa per lasciarlo fare e chiusi gli occhi perché ogni volta che mi baciava in quel modo mi venivano dei piacevoli brividi. Con le mani raggiunse i bottoni della mia camicetta bianca e iniziò a farli uscire tutti dalle asole, e le mie tette uscirono fuori e lui iniziò a succhiarmi i capezzoli.
   Ci spogliammo in fretta e furia; avevamo troppa voglia di farlo. Poi Giuliano mi spinse verso la scrivania e con un braccio spazzò via tutto quello che c’era sopra per fare spazio a me, a quel punto mi fece distendere sulla schiena, mi afferrò le caviglie e mi spalancò le cosce. Ero sua, stava per dimostrarmelo, ero completamente nelle sue mani, e il suo cazzo duro mi entrò dentro. Iniziò a scoparmi ed era bellissimo, ed era ancora più bello sapere che era tutto lecito. Stavo facendo l’amore con Giuliano, ma questo non equivaleva ad un tradimento di mio marito.
   Eravamo così eccitati che nessuno di noi due si accorse che qualcuno aveva appena aperto la porta dell’ufficio. Giuliano era troppo impegnato a penetrarmi con il suo grosso cazzo, facendolo entrare dentro fino all’ultimo centimetro, fino alle palle, e io… beh io quando facevo l’amore con Giuliano perdevo completamente la ragione. Quindi ad un certo punto una voce familiare interruppe quel sensazionale amplesso, proprio mentre stavo per venire.
   “Mamma, che ci fai qui?” era mio figlio Rocco, a cui probabilmente adesso avrei dovuto dare delle spiegazioni. D’altronde non è una cosa che capita tutti i giorni a un figlio di beccare la propria mamma distesa su un tavolo con le cosce aperte mentre si sta facendo scopare da un uomo che non è suo marito.

Sabrina. 
     

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