venerdì 10 novembre 2017

I love BBC.

(in foto: Alura Jenson, ZTod.com)


   Ero completamente all’oscuro della faccenda che mi aveva raccontato Cinzia, e cioè che nel mio ristorante un buon novanta per cento delle coppie non erano vere coppie scambiste, ma coppie create a tavolino da uomini facoltosi accompagnati da escort ben retribuite. In effetti mi ero spesso interrogato sull’alta presenza di coppie scambiste; mi chiedevo, è possibile che ce ne siano così tante? Quasi come se la metà delle coppie della città fossero scambiste. Come avevo fatto a non accorgermi del fatto che erano tutte coppie finte, composte da uomini paganti e escort intraprendenti? Se devo essere onesto questa rivelazione mi deluse molto, perché avevo sempre pensato che se esistevano così tante coppie scambiste voleva dire che stavamo andando verso un futuro prosperoso di libertà sessuale e libero da falsi moralismi. E invece no. Era stata una mera illusione la mia. Dovevamo ancora percorrerne di strada per raggiungere una tale utopia.
   Comunque a parte le sedicenti coppie di scambisti, il ristorante era spesso frequentato da bull in cerca di coppie cuckold come Cinzia e Pippo, i quali nonostante i numerosi tentativi di rimorchio non si erano mai lasciati adescare. Glielo feci notare e Pippo mi rispose che avevo ragione, e il motivo era che Cinzia era una donna molto esigente.
   “In che senso esigente?” chiesi.
   “Guarda la sua caviglia” mi disse Pippo.
   E così guardai i piedi di Cinzia che anche questi, inutile dirvelo, esprimevano un erotismo davvero incredibile. Notai che un po' più su del malleolo del piede destro aveva un tatuaggio della grandezza di una moneta, era un cuore rosso con una scritta nera che diceva “I Love BBC”, e quel BBC per chi non lo avesse ancora capito era un acronimo di “big black cocks”. Insomma, per farvela breve Cinzia era un appassionata di grossi cazzi neri. E quindi se volevi essere il suo bull dovevi innanzitutto chiederti se ne eri veramente all’altezza.
   “E comunque anche in questo caso, mi dispiace doverti deludere, ma circolano molti truffatori” mi disse Pippo. “Infatti molti dei bull che spesso bazzicano il tuo ristorante sono dei mercenari”.
   “Mercenari?” ero molto demoralizzato. Ciò che avevo costruito, una specie di piccolo paradiso per gli scambisti e le coppie cuckold, era in realtà un volgare mercato del sesso.
   “Ebbene sì, Stefano. Chiedono denaro in cambio di prestazioni sessuali, e spesso le coppie cuckold ci cascano pur di avere un’esperienza da brivido”.
   “Quello che mi state dicendo è terribile” dissi. “Sembra che tutto ruoti intorno al denaro”.
   “Il sesso e il denaro purtroppo sono incredibilmente connessi” continuò Cinzia. “Può sembrarti triste ma è così. Una volta ci siamo cascati anche noi con uno stallone di origine albanese. Dopo avermi montata ben bene per un’ora intera ci ha presentato il conto. Ha preteso da noi duecento euro”.
   “E voi cosa avete fatto?” le chiesi.
   “Beh, siamo rimasti senza parole. Non ci era mai capitato di dover pagare un uomo per farlo venire a letto con me. Così gli abbiamo dato il denaro e basta. Ma da quel momento ci siamo ripromessi di stare alla larga dai mercenari. È molto triste dover pagare per fare l’amore”.
   Cinzia aveva perfettamente ragione. L’amore non è una cosa che si può comprare. Cioè, in verità sì, ma non è amore, è semplicemente sesso. E il sesso non è la stessa cosa dell’amore.
   Comunque con Cinzia e suo marito instaurai da subito un formidabile rapporto di amicizia, probabilmente per due motivi, perché proprio come Pippo ero sempre stato un marito cuckold, e poi perché a differenza di molti altri uomini io non aspiravo ad andare a letto con Cinzia, perché non ero un bull e quindi non sarei stato all’altezza. Soddisfare Cinzia non era una cosa che potevo permettermi. Cinzia era una macchina del sesso che aveva bisogno di veri maschi alpha per essere appagata. E quindi questo rendeva la nostra amicizia più sincera, perché nessuno di noi covava alcun interesse di natura sessuale.
   Si instaurò anche una certa complicità; una sera infatti non vennero al ristorante, ma Cinzia mi telefonò chiedendomi se avevo voglia di passare da loro non appena avrei finito di lavorare. Mi disse che avrei assistito ad uno spettacolo che meritava davvero di essere visto.
   “Che genere di spettacolo?” le chiesi.
   “Tu vieni da noi e vedrai che non resterai deluso”.
   Non sapevo davvero cosa aspettarmi, così non appena terminai il mio lavoro andai da loro. Cinzia e Pippo abitavano in centro in un quartiere esclusivo dove c’erano gli appartamenti delle persone più facoltose della città. Loro stavano in un attico con una vista davvero mozzafiato. L’arredamento era molto moderno anche se un po' freddo.
   Mi venne ad aprire lui e mi disse di accomodarmi, e mentre avanzavo nel corridoio d’ingresso iniziai a sentire la voce di Cinzia che era chiaramente impegnata nella nobile arte dell’amore. Pippo mi guidò verso la camera da letto dove finalmente ebbi modo di vederla in tutto il suo splendore, nuda, distesa sul letto con le gambe aperte e uno stallone nero sopra che la penetrava senza sosta, e nel frattempo lei si reggeva con le mani ben ancorate alle sue spalle e gli implorava di sfondargli la figa.
   Lo stallone pompava come una macchina e Cinzia finalmente aveva trovato un bull in grado ai appagarla. A un certo punto lei si accorse di me, e allora mi sorrise e mi fece l’occhiolino, poi fece mettere il bull disteso sul letto e lei ci si mise sopra a smorza candela, infilandosi nel corpo il suo enorme cazzo duro e iniziò a cavalcarlo. Cinzia era davvero fuori di se, arrapata da far schifo, e sicuramente in procinto di ricevere un sensazionale orgasmo. Pippo era in estasi di fronte a quella scena e continuava a scattare delle fotografie in modo compulsivo, immortalando sua moglie da ogni angolazione nell’istante in cui lo stava cornificando.
   La monta andò avanti per una mezz’oretta buona, e si concluse con una colossale sborrata del bull nella figa di Cinzia, dopodichè rimasero a coccolarsi sul letto ancora un po', e io e Pippo lasciammo loro un po' di meritata privacy e ce ne andammo in soggiorno a berci un amaro.

Stefano.

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