venerdì 2 febbraio 2018

I conti col passato.


   Era giunta l’ora di fare i conti col passato, e più esattamente col padre di Giuliano. In un post precedente vi ho parlato di lui e vi ho raccontato che non aveva mai avuto una buona considerazione di me. Mi considerava infatti la puttanella di suo figlio, perché sapeva bene che ci andavo a letto ma che allo stesso tempo lui era fidanzato con Manuela. Io ero solo un passatempo, la zoccola con cui fare le porcate che Manuela si rifiutava di assecondare. La cosa che lui non sapeva era che io avevo dato alla luce la sua unica nipote, di cui probabilmente non sapeva neppure dell’esistenza, perché Giuliano non gli aveva mai detto niente di lei. Invece lo aveva detto a sua madre, ma non aveva mai avuto il coraggio di dirlo a lui, perché mi disse che non avrebbe capito, non avrebbe mai accettato il fatto che il suo unico figlio maschio aveva una figlia avuta da una donna sposata con un altro uomo. E poi soprattutto non avrebbe mai accettato il fatto che quella donna ero io, che secondo il suo giudizio ero una vacca da monta patentata.
   Ero sicura che per lui sarebbe stato un dispiacere e forse un disonore sapere che il suo unico figlio maschio aveva avuto una figlia da me, che ai suoi occhi ero una donna con cui divertirsi e basta, la donna oggetto con cui suo figlio si sollazzava. Era già da alcune settimane che avevo in mente di fargli visita e di raccontargli come stavano le cose. Ma perché? Era forse sete di vendetta, per tutte le cose cattive e oscene che mi ero sentita dire da lui? In verità volevo solo potergli dire: “si ricorda di me? Ero la puttanella di suo figlio. E il bello è che lo sono ancora. E c’è di più, suo figlio mi ha messo incinta, per cui ho dato alla luce una bambina bellissima, che adesso è diventata una ragazza meravigliosa, praticamente sua nipote. E le assicuro che mi somiglia moltissimo; anche lei è una grandissima maiala. Proprio come me”.
   Mentre pensavo queste cose ero in macchina; stavo andando da lui. Quando mi ritrovai sulla strada sterrata che conduceva alla villa dei genitori di Giuliano fui sommersa dai ricordi. Erano circa vent’anni che non entravo in quella casa, praticamente da quando mi ero lasciata inseminare da Giuliano. Era lì che tutto era cominciato, dove per esempio avevo perso la verginità anale, e dove aveva fatto la mia prima spagnola, di cui sarei diventata un’esperta indiscussa. Il primo pompino, la prima cumshot, la prima sculacciata. Era in quella casa che era nata Sabrina Bocca e Culo.
   Fermai la macchina davanti al cancello, che come sempre era solo accostato, quindi andai ad aprirlo e ritornai alla guida. Percorsi il viale interno fino ad arrivare allo spiazzo antistante alla casa. Spensi il motore e raggiunsi l’ingresso a piedi. Suonai il campanello e dopo una manciata di secondi il padre di Giuliano venne ad aprire la porta. Stavo per iniziare a vomitargli addosso tutto il discorso che mi ero preparata in auto, la mia vendetta stava per scatenarsi su di lui, ma non mi diede il tempo di farlo. Vidi sul suo volto un espressione di dolore e stupore che mi fece dimenticare il motivo per cui ero lì.
   “Sei proprio tu” mi disse. “Non riesco a crederci. Sei proprio tu”.
   Ero molto sorpresa dal suo atteggiamento nei miei confronti; era completamente cambiato rispetto a vent’anni fa, quando per me non aveva il ben che minimo rispetto. Adesso invece mi trattava con riverenza, quasi in modo paterno. Mi fece accomodare nel soggiorno e mi offrì un bicchiere di succo di frutta all’ananas. Adesso non sapevo più cosa dirgli, perché la persona che avevo di fronte non era più l’uomo che avevo conosciuto vent’anni prima, per cui tutte le cose che avevo pensato di dirgli non avevano più senso.
   “E allora” gli dissi, “ne è passato di tempo, non è così?”.
   “Sì, infatti. Ti ho conosciuta che eri una ragazzina, e guardati adesso… sei diventata una donna”.
   “Eh già. Ero proprio una ragazzina. Avevo diciassette anni quando ho cominciato ad andare dietro a suo figlio. Ero pazza di lui. Però ricordo che non godevo di una buona reputazione in questa casa”.
   “Mia moglie ti voleva un gran bene”.
   “Lo so” risposi. Il ricordo della madre di Giuliano fece accendere un sorriso sul mio viso. “Lei mi diceva sempre che le avrebbe fatto molto piacere se io fossi diventata la moglie di Giuliano. Ma quando dicevo di non godere di buona reputazione non mi riferivo a sua moglie”.
   A quel punto il padre di Giuliano si intristì ancora di più di prima. Abbassò lo sguardo, quasi come se provasse vergogna a guardarmi negli occhi.
   “Credevo che te lo fossi dimenticata” bofonchiò.
   “Che cosa? Che lei non faceva che trattarmi come una prostituta? No, non l’ho dimenticato. Ricordo bene tutte le volte che lei mi ha offerto del denaro in cambio di sesso anale. E ricordo anche di quella volta che lei mi ha confessato di essere preoccupato del fatto che io potessi trasmettere a suo figlio qualche malattia venerea”.
   “Credimi Sabrina, sono mortificato. In quel periodo non immaginavo neppure quanto fossi importante per mio figlio. Credevo che tu fossi soltanto un passatempo”.
   “Mettiamo il caso che io fossi stata davvero soltanto un passatempo, una volgare ragazza di facili costumi, questo le dava forse l’autorizzazione a trattarmi come una puttana da marciapiede?”.
   “No, certo che no...”.
   “Strano, perché lei mi trattava proprio in questo modo”.
   “Sabrina, lo so bene che sono stato molto cattivo con te, e l’unica cosa che posso fare è chiederti umilmente scusa”.
   “In ogni caso non sono qui per parlare del passato, bensì del presente” dissi. “Sono qui perché ho ritenuto giusto farle sapere che io e Giuliano abbiamo una figlia. Sono rimasta incinta vent’anni fa, per cui adesso la nostra Moana, questo è il suo nome, è grande, ha un fidanzato ed è la responsabile del negozio di intimo di cui io sono proprietaria”.
   “So tutto di Moana” mi disse spiazzandomi completamente. “Me lo ha raccontato mia moglie prima di morire. E non ci sono parole per dirti quanto io ti sia riconoscente per avermi dato una nipote, anche se non ho avuto l’opportunità di conoscerla. Però comprendo benissimo le motivazioni che ti hanno spinta a tenermela nascosta per tutto questo tempo. Non c’è da stupirsi visto il modo in cui ti ho trattata in passato. Ma adesso te lo chiedo in ginocchio, ti prego, fammela conoscere. È pur sempre la figlia del mio Giuliano”. 
   “Parlerò con lei e vedrò cosa si può fare” a quel punto me ne andai. E lungo il tragitto capii il motivo per cui il suo atteggiamento nei miei confronti era così cambiato rispetto a vent’anni fa. Era cambiato perché adesso non ero più la vacca che aveva conosciuto, bensì ero la madre della sua unica nipote.

Sabrina.

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