mercoledì 14 febbraio 2018

Odorare ma non toccare.

Odorare ma non toccare. 

(in foto: AJ Applegate, A POV Sphinctacular, EvilAngel.com)


   Ce ne andammo in giro tutta la notte, passando da un locale all’altro senza stancarci mai. Devo dire che essere al centro dell’attenzione di dieci maschi mi rendeva piuttosto allegra. In effetti ero sempre stata al centro delle attenzioni dei nostri amici, infatti come vi dicevo nel post precedente molto spesso alcuni di loro ci provavano sfacciatamente con me. Però io avevo sempre detto di no, perché anche se alcune volte ero stata tentata nell’andare a letto con alcuni di loro non mi era sembrato giusto farlo; se decidevo di farmi una scappatella con un altro uomo certamente non lo avrei scelto all’interno del nostro gruppo di amici, perché non volevo che si venissero a creare dei dissapori e dei contrasti tra loro e Berni. Però nulla mi impediva di fargliela odorare un pochino, d’altronde avevo notato che al mio futuro marito non dispiaceva. Era come se lo trovasse eccitante. Però ero ben consapevole che era meglio non spingersi oltre. Fargliela odorare poteva pure andare bene, ma dargliela era una cosa un po' diversa.
   Ma lo sapete che in quei giorni ero arrapata peggio di un camionista, e quindi ero consapevole che avrei potuto fare qualsiasi cosa. Loro non potevano saperlo, ma io non facevo che pensare al cazzo, quindi avrebbero potuto chiedermi di fare qualsiasi cosa e io li avrei accontentati. Ero senza freni. Poi dopo l’ennesimo giro di shot ero diventata ormai preda di chiunque. Ma loro, chiaramente perché c’era Berni, se ne stettero buoni tutto il tempo, a parte qualche apprezzamento spinto, ma quello può pure starci. Naturalmente l’umorismo pecoreccio da caserma si sprecava, ma essendo tutti maschi era più normale. Ero pronta anche a questo.
   Ad un certo punto uno di loro se ne esce con una battuta su di me, mettendo in dubbio il fatto che ero incinta di Berni.
   “Ma siamo sicuri che è stato lui a inseminarti?”.
   “Perché? Cosa vorresti insinuare?” chiesi divertita.
   “No niente. È che tu sei sempre stata la ragazza più desiderata della città, quindi ce ne avrai tanti di potenziali inseminatori che ti ronzano intorno”.
   Quella battuta scatenò una risata collettiva, ma allo stesso tempo mise Berni di cattivo umore. Dopo quella scherzosa insinuazione sembrava aver perso tutta l’energia che aveva avuto prima, chiudendosi in se stesso per tutto il resto della serata. Era chiaro che non si sarebbe più ripreso; conoscevo bene Berni, lo sapevo che quando gli girava male aveva bisogno di tempo per sbollentare. Ma il fatto che non capivo era come fosse possibile che una semplice battuta avesse potuto renderlo così nervoso.
   La risposta la ebbi una volta ritornati a casa. Erano le quattro del mattino, eravamo tutti quanti esausti, per cui avevamo deciso che era meglio salutarci e andarcene a letto. Obiettivamente era stata una serata piacevole. Però era successa quella cosa che aveva rovinato tutto.
   “Ora che siamo soli me lo dici cosa ti è successo?” gli chiesi. Ma lui alzò le spalle come per dirmi che non lo sapeva. “Non sarà stata mica quella battuta su di me?”.
   “Può darsi”.
   “Andiamo, non te la prendere” continuai. “Era solo una battuta. Non vorrai mica farmi credere che pensi davvero che io sia stata inseminata da qualcun’altro?”.
   Berni non mi rispose. Non potevo crederci, lo pensava veramente. Ero inorridita dal fatto che lui potesse nutrire certi dubbi sulla mia gravidanza. In quel momento ero in piedi, ma sentivo le gambe prive di forza e temevo che sarei potuta crollare da un momento all’altro. Eravamo nel soggiorno e lui era seduto sul sofà, io mi girai e andai spedita verso la cucina, afferrai un bicchiere e lo riempii d’acqua. Sentivo il cuore battermi in modo frenetico, non potevo credere a quello che stava succedendo. Feci un sorso d’acqua e poi lanciai il bicchiere contro una parete, con tutta la rabbia che avevo dentro in quel momento. Il bicchiere andò in frantumi, ma Berni non si scompose più di tanto.
   “Questa volta l’hai fatta proprio grossa. Chiedimi immediatamente scusa” gli ordinai, ma lui non mi rispose e rimase seduto sul sofà come se niente fosse. Allora ritornai in soggiorno e mi parai davanti a lui in modo minaccioso. “Berni, hai cinque secondi per chiedermi scusa, altrimenti tra te e me è finita”.
   Ma i cinque secondi passarono e lui continuò a rimanere in silenzio.
   “Ok” dissi, “è stato molto bello. Addio”.
   A quel punto raccolsi un po' di roba e me ne andai. Presi la macchina e raggiunsi casa dei miei. Non appena entrai Lex, l’enorme cane da guerra che  aveva adottato mia madre, venne verso di me ringhiando, poi si accorse che ero io e iniziò a leccarmi le mani. Entrai nel soggiorno e mi misi a sedere sul divano. La porta della camera da letto dei miei si aprii e mia madre venne verso di me; indossava una vestaglia da notte trasparente che gli copriva ben poco. Praticamente era come se fosse nuda. Dio, quanto era bella. Aveva quarantacinque anni e aveva un corpo che avrebbe fatto invidia ad una ventenne.
   “Fammi indovinare” mi disse. “Hai litigato con Berni”.
   “Sì”.
   “E il motivo?”.
   “Crede che mi sono fatta mettere incinta da un altro uomo”.
   Mia madre tirò un sospiro, poi venne a sedersi accanto a me e mi prese la testa tra le mani e se la portò sul suo enorme seno. Era una cosa che faceva sia a me che a mio fratello quando ci vedeva un po' giù, e in effetti questa cosa aveva un effetto molto rassicurante su di noi. Ci faceva sentire protetti e al sicuro. Adoravo le tette di mia madre; i miei due papà erano molto fortunati ad avere una donna come lei.

Moana.

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