martedì 24 luglio 2018

Il tesoro

di Beatrice. 

(in foto: Jenna Tales, Cumshot Friday, Shemale.xxx)


[postato da Rocco]

   Per la questione del ristorante chiesi il parere di Beatrice. Era la mia fidanzata, per cui era giusto sapere lei cosa ne pensasse. Quindi andai a casa sua ma lei era impegnata con un cliente. Sì, qualche volta si portava i clienti dello strip bar a casa. Mi disse di aspettare nel soggiorno. La casa di Beatrice non era molto grande; praticamente era composta da un un piccolo bagno e una cucina, e poi c’era un soggiorno con un divano e una tivù e una portafinestra che dava su un balconcino, e infine c’era una camera da letto con una tenda di seta verde al posto della porta. La tenda serviva a dare una parvenza di privacy, che però in realtà era solo apparenza, perché era pur sempre un pezzo di stoffa che certamente delimitava il campo visivo, ma poi a conti fatti ti sentiva tutto quello che succedeva dentro.
   Al momento quella casa rappresentava tutto ciò che Beatrice poteva permettersi. E infatti anche per questo mi stava a cuore il progetto di avviare un’attività tutta mia, perché così avrei potuto avere dei profitti e dare a Beatrice la casa dei suoi sogni. Lei diceva sempre che il suo sogno era vivere in una villa di lusso, e io era proprio ciò che volevo darle, il lusso e il benessere che sognava.
   Comunque aspettai nel soggiorno come mi aveva chiesto. In camera da letto c’era un cliente dello strip bar con cui probabilmente a breve avrebbe fatto l’amore. Sentivo le loro voci ma non li vedevo per via della tenda. C’era lei che gli stava mandando il cervello in estasi con le parole; era il suo modo di far perdere la testa agli uomini prima di cominciare con il sesso vero e proprio. Era il suo antipasto, diciamo.
   “Mi fai perdere la testa” gli disse. “Sono pazza di te”.
   “Se mia moglie sapesse cosa sto facendo...”.
   “Non ci pensare a tua moglie. Pensa soltanto a noi due” a quel punto seguirono rumori di due bocche che si baciano e gli schioppettì delle labbra inumidite che si incontrano. Poi ad un certo punto questi suoni terminarono e lei gli domandò: “c’è qualcosa che non va, tesoro?”.
   “È che ci conosciamo così poco, e già ci stiamo baciando”.
   “Di cosa hai paura?”.
   “Beh girano così tante malattie...”.
   “Io sono sanissima, amore mio. Uso sempre tutte le precauzioni quando faccio l’amore. Però se vuoi possiamo anche fermarci qui”.
   “Non lo so, è che tu sei così bella… e mi piacerebbe molto fare l’amore con te”.
   “Allora facciamo così, ti lascio cinque minuti da solo per pensarci bene.  Intanto vado a prendere i preservativi e il lubrificante”.
   A quel punto vidi Beatrice scostare la tenda che separava la camera da letto e uscire; a parte un perizoma nero non indossava altro. Venne verso di me e mi baciò e si mise a sedere accanto a me sul divano. Mise le sue splendide cosce sulle mie ginocchia e io cominciai ad accarezzargliele.
   “Come va con il tuo cliente?”.
   “Non è un cliente, è un ammiratore” mi rispose.
   Lei ci teneva a precisare questa cosa, che quelli con cui andava nel privè dello strip bar o che qualche volta portava a casa non erano clienti, ma ammiratori. I clienti ce li hanno le puttane, diceva, lei invece era qualcosa in più, ragion per cui i suoi erano ammiratori. Lei non offriva il suo corpo, lei offriva “un’esperienza”. Insomma erano tutte cose che diceva forse per giustificare quello che faceva. O forse lo diceva soltanto per fare dell’ironia, chi lo sa. Beatrice aveva un senso dello humour tutto suo, che certe volte non riuscivi a capire se faceva sul serio oppure stesse soltanto scherzando.
   “Comunque non va per niente bene” continuò. “È uno di quegli ammiratori che vogliono venire a letto con me, e poi all’ultimo si tirano indietro perché hanno troppa fifa di prendersi una malattia. Gli ho detto che sarei ritornata da lui tra cinque minuti, così da dargli il tempo di decidere cosa fare. Nel frattempo possiamo parlare. Cosa volevi dirmi?”.
   Le spiegai il mio progetto di rilevare il ristorante abbandonato che c’era sulla spiaggia nudista che eravamo soliti frequentare, e che per farlo avevo bisogno di fondi e soprattutto della concessione. Lei si mostrò incredibilmente interessata alla faccenda e alla fine disse sì, che mi avrebbe appoggiato in tutto e per tutto. Poi ad un certo punto si alzò dal divano e fece qualche passo in avanti fino a raggiungere il centro esatto della stanza, e a quel punto si piegò in avanti, donandomi lo spettacolo del suo culo burroso, e in quella posizione le natiche si aprirono e vidi il suo delizioso ingresso del condotto anale, in cui erano penetrati centinaia di uomini, e ancora tanti altri lo avrebbero percorso nella sua interezza. Il buchetto della passione, come lei lo aveva ribattezzato. Anche mia sorella Moana aveva dato un nome al suo buchetto, e lo aveva chiamato il buchetto del peccato. Moana e Beatrice avevano due concezioni diverse dei propri orifizi anali, ma entrambe lo usavano meravigliosamente per dare e ricevere piacere.
   Vidi Beatrice sollevare una mattonella. Era una cosa che avevo visto fare soltanto in certi film. Sotto la mattonella c’era un buco, e dentro c’erano delle mazzette di soldi ben ordinate, che sembravano quasi fresche di stampa. Me le fece vedere. Era tantissimo denaro, non ne avevo mai visto tanto. Era tutto frutto del suo lavoro, dei suoi pompini, delle sue penetrazioni anali, era tutto racchiuso sotto quella mattonella. E devo dire che fui spaventato da quante banconote c’erano. Avrebbe dovuto tenerle in banca, e invece mi disse che erano più al sicuro lì, sotto la mattonella. Io non ero d’accordo. E se qualcuno avesse scoperto quel nascondiglio? Beatrice rischiava di rimanere senza neppure un centesimo.
   “Prendili” mi disse. “Puoi prenderli tutti”.
   “No no, non se ne parla” le risposi. “Quelli sono i tuoi soldi, che hai guadagnato con il tuo duro lavoro”.
   “Ma non te li sto mica regalando, te li sto soltanto prestando. Poi me li ridarai quando la tua attività comincerà a fruttare”.
   Le dissi di rimetterli a posto, e che se ne avessi avuto bisogno glieli avrei chiesti. Allora lei rimise il denaro nel buco e ci mise la mattonella sopra. Era incredibile quanti soldi aveva accumulato. Ma per quale ragione? Forse per esaudire tutti i suoi desideri.
   Il cliente (anzi, l’ammiratore) che era nella camera da letto uscì fuori spostando la tenda di lato e mi vide. Aveva un’erezione niente male, ma era messo maluccio, era anzianotto, il classico uomo sposato in cerca di avventure piccanti extraconiugali.
   “Salve” mi disse, e io risposi al suo saluto, poi si rivolse alla mia fidanzata: “Beatrice, io come puoi vedere sono pronto. Possiamo cominciare”.
   “Sono subito da te, amore mio”.
   A quel punto salutai la mia fidanzata e andai via, lasciandola lavorare in pace. Ma prima di andarmene la vidi rientrare in camera da letto spostando la tenda, e sentii la voce di lui che diceva: “chi è quel giovanotto?”.
   “È il mio fidanzato” rispose lei.
   “Sei fidanzata?” domandò lui sorpreso. “E gli va bene quello che stiamo per fare?”.
   “Sì, non preoccuparti. Sta andando via. E comunque lui mi rispetta e rispetta le mie scelte. Per questo ho deciso di essere la sua fidanzata”.
   “Contento lui… beh, adesso cominciamo. Mettiti alla pecorina e lasciami entrare dentro”.
   “Mmh… sì! Accomodati pure”.
  

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