giovedì 5 luglio 2018

Le regine

del sesso anale.

(in foto: Cherry Kiss, Anal Starlet, 21Naturals.com)


[postato da Sabrina]

   Erano le nove del mattino e io ero appena entrata in casa di Moana senza neppure avvisarla. Avevo una copia delle chiavi, per cui potevo andarci ogni volta che volevo. Ma a conti fatti avrei fatto bene a telefonare prima. Ma cosa ne potevo sapere io che avrei beccato Moana e Berni a fare l’amore anale?
   In un primo momento non trovai nessuno, soltanto la mia piccola nipotina che dormiva come un angioletto nella sua culla. Per cui se lei era lì ovviamente da qualche parte doveva esserci anche mia figlia. E allora guardai dappertutto senza però trovarla. E alla fine decisi di dare un’occhiata nella sua camera da letto, e fu a quel punto che li vidi. C’era Moana a quattro zampe sul letto, e Berni sopra di lei con il cazzo piantato nel suo buco del culo, e con le mani la teneva per i fianchi e la pompava senza ritegno, e lei quasi sembrava che stesse per svenire per il piacere che stava provando. E dalla sua bocca uscivano dei rantoli di piacere che quasi sembrava un’animale in agonia.
   “Inculami, rompimelo quel culo da troia che mi ritrovo” disse a Berni, e poi proseguì col suo solito linguaggio scurrile che era solito utilizzare quando faceva l’amore, e lui nel frattempo le dava dei gran sganassoni sulle natiche che facevano quasi tremare le pareti della camera.
   “Berni, non è per metterti fretta, ma quando hai finito di incularti mia figlia avrei bisogno di parlare con lei, se non ti dispiace” dissi, e quindi a quel punto si accorsero della mia presenza e cercarono goffamente di coprirsi in fretta e furia con le lenzuola.
   “Mamma!” urlò Moana. “Ma che cavolo ci fai qui?”.
   “Te lo spiego dopo. Vedo che al momento sei impegnata a farti rompere quel culo da troia che ti ritrovi” risposi utilizzando le stesse parole che aveva usato lei poco prima, con l’evidente intenzione di prenderla un po' in giro.
   “Se ho il culo da troia è soltanto colpa tua” urlò, “perché tu sei la regina indiscussa delle troie, e essendo tua figlia a quanto pare sono un po' troia anch’io. E adesso lasciaci finire se non ti dispiace”.
   “Ok ok, non ti scaldare” le risposi divertita. “Vi lascio in pace. Ma cercate di sbrigarvi perché devo parlarti”.
   Mi piaceva da morire stuzzicare mia figlia, e quindi lo facevo spesso. Era divertente perché ogni volta sembrava volermi prendere a schiaffi, ma poi però non lo faceva perché in ogni caso ero sua madre. E questa cosa, cioè il fatto di non poter reagire di fronte alle mie provocazioni, la mandava in bestia, e quasi gli usciva il fumo dal naso per la rabbia.
   Cinque minuti dopo uscì dalla camera da letto con una vestaglia da notte nera trasparente, che praticamente era come se non ce l’avesse perché si vedeva tutto. Ma d’altronde cosa aveva da nascondermi? Era pur sempre mia figlia, l’avevo vista nuda centinaia di volte, e spesso (come prima) anche in situazione piuttosto imbarazzanti.
   “E allora” mi disse, “cosa ci sei venuta a fare qui? Cosa devi dirmi di così importante?”.
   “E tu? Non hai nulla da raccontarmi? Cos’era quella cosa che ho appena visto?”.
   “Si chiama sesso anale, mamma. Dovresti saperlo bene dal momento che da ragazza eri la maggiore esperta in fatto di penetrazioni rettali”.
   “Eh sì, lo ero. Poi sei arrivata tu e mi hai rubato la scena. Purtroppo ad un certo punto della vita arriva sempre qualcuna che ha il culo più sfondato del tuo, e a cui devi cedere lo scettro di reginetta del sesso anale”.
   “Mamma, come tuo solito sei venuta qui per provocarmi” disse premendosi i pugni contro i fianchi e guardandomi con gli occhi di fuori dalla rabbia. “Ma io non ci sto. Dimmi quello che devi dirmi e facciamola finita”.
   “Di’ un po', tu e Berni siete tornati insieme?” le chiesi.
   “Ebbene sì, se vuoi saperlo siamo tornati insieme”.
   “Tesoro mio, sono così contenta per te che quasi mi viene da piangere”.
   Andai verso di lei e la strinsi in un tenero abbraccio, e Moana sembrava  così spaesata che non riusciva neppure a capire cosa doveva fare, se stringermi a sua volta o restare lì ferma a prendersi quel mio gesto di affetto. D’altronde ce n’eravamo dette di tutti i colori fino a qualche secondo prima, e adesso invece eravamo strette in un caloroso abbraccio. Ma ero davvero così felice che Moana fosse ritornata insieme a Berni, perché lui mi era sempre piaciuto. Lo consideravo davvero il fidanzato che ogni mamma vorrebbe per la propria figlia. Pulito, senza tatuaggi strani sparsi sulla pelle, molto rispettoso e intraprendente. Era quello di cui aveva bisogno Moana, un bravo ragazzo accanto che fosse in grado di amarla. Circondarsi di uomini che la consideravano soltanto un buco da riempire l’avrebbe resa soltanto infelice.
   “Ok, grazie mamma” mi rispose lei accarezzandomi la schiena. “Ora mi dici cosa devi dirmi di così importante?”.
   “Oh sì, quasi lo avevo dimenticato. Io e i tuoi due papà partiamo per qualche settimana per festeggiare il nostro anniversario”.
   “Che anniversario?”.
   “Di matrimonio, naturalmente. Che per una strana coincidenza combacia con la data in cui il tuo papà biologico mi ha inseminata”.
   In realtà non era stata una coincidenza. Lo avevamo fatto apposta. Giuliano mi aveva messa incinta proprio il giorno dell’anniversario del mio matrimonio con Stefano. Ricordo che quando io e Stefano avevamo deciso di avere Moana, avevamo scelto di farlo nel giorno del nostro anniversario di nozze. Ci era sembrata una cosa molto romantica, e quindi dopo aver parlato a Giuliano di questa nostra decisione siamo andati da lui e sono stata inseminata. 
   “Beh, cosa dirti? Buon divertimento” mi rispose. “E non li strapazzare troppo i miei due papà. Iniziano ad avere una certa età”.

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