sabato 23 marzo 2019

Le amazzoni

e il verme.


[postato da Stefano]

   Ero a casa di Ornella, lei dormiva profondamente in camera da letto, io invece ero sul divano insieme alle sue sorelle, che erano sedute accanto a me e avevano iniziato nei miei confronti una forma di dominazione psicologica. Io ero nudo, e avevo un cuscino premuto in mezzo alle gambe, e loro non facevano che ridere di me. Avevano cenato fuori e poi erano venute a casa di Ornella per farle una sorpresa, e invece avevano trovato me.
   “Dai, togli quel cuscino” mi disse Lisa, “facci ridere”.
   “No, per carità!” continuò Betty, la sorella più in carne di tutte. “Ho appena finito di mangiare! Piuttosto, perché non ci dici cosa ci fai in casa di nostra sorella? Per di più nudo come un verme” poi Betty si accorse che avevo la fede al dito e allora mi prese la mano con rabbia e la fece vedere alle sue sorelle. “Ehi guardate! Il verme è sposato. E nonostante ciò va a letto con nostra sorella. È proprio un bastardo!”.
   “Si può sapere chi sei?” mi domandò Sandra, la sorella più gnocca di tutte. “Sei in casa di nostra sorella, probabilmente te la sei anche scopata dal momento che sei nudo come un verme, abbi almeno il buon gusto di dirci come ti chiami”.
   “Possibile che non vi ricordate di me? Sono Stefano. Da ragazzi io e Ornella eravamo molto amici”.
   “Perché dovremmo ricordarci di un verme come te?” continuò Lisa. “Guardati, sei anche sposato, e vai in giro a divertirti con le altre donne. Non ti vergogni?”.
   Mi sentivo sotto processo, e non avevo alcuna argomentazione per difendermi, perché in fin dei conti avevano ragione. Ero sposato e avevo appena avuto un rapporto con un’altra donna, che poi in realtà era una transgender, ma faceva lo stesso. Ero comunque un porco traditore. E poi indubbiamente stavano cercando di difendere Ornella, proprio come più di vent’anni fa, quando Ornella era un lui e loro la difendevano dai bulletti. Questa volta la difendevano da me, che ai loro occhi non ero di certo un bulletto ma qualcosa di peggio, ero un maiale che si divertiva con il corpo della loro sorella più fragile, tra l’altro alle spalle di mia moglie.
   “Dai, facci vedere cosa nascondi lì dietro” mi disse Lisa, e afferrò il cuscino che stavo usando per coprirmi. Lo strappò via e a quel punto non avevo più nulla da nascondere, e le sorelle di Ornella mi guardarono con delle espressioni di stupore e ribrezzo.
   “Dio che orrore!” sbottò Sandra. “Se penso che quel coso è stato nel colon di nostra sorella mi viene da vomitare”.
   Inoltre era anche in erezione, forse perché mi trovavo in compagnia delle cinque amazzoni che da ragazzo erano state per me dei veri e propri idoli del sesso. E adesso erano tutte lì, tutte insieme a fissare il mio membro così duro che sembrava pronto a schizzare.
   “Però!” esclamò Betty. “Il porco è messo piuttosto bene!”.
   “Sarà, ma rimane comunque un verme” proseguì Sandra.
   “Ehi verme, perché non ci fai vedere come schizzi?” mi chiese Lisa. “Dai, facci ridere ancora un po'”.
   “Forse è meglio se vado” cercai di alzarmi ma Lisa mi mise una mano su una spalla e mi spinse di nuovo sul divano.
   “Eh no, prima fai quello che ti ho detto, altrimenti non vai proprio da nessuna parte” le sorelle di Ornella scoppiarono di nuovo a ridere sadicamente. Non avevo scelta, dovevo farlo e basta se volevo togliermi da quella situazione così imbarazzante. E allora feci come mi aveva chiesto Lisa e iniziai a masturbarmi di fronte a loro, le quali nel frattempo mi incoraggiavano quasi come se fosse una gara.
   “Stai andando alla grande, verme!” esultò Sandra. “Ci sei quasi!”.
   “Dio ragazze, è un vero schifo!” disse Betty, e le altre scoppiarono a ridere, mentre io intanto procedevo con l’operazione, e poi ad un certo punto accelerai il ritmo del polso e dopo un po' iniziai a sborrare in modo copioso, e il mio sperma si posò sulla mia pancia, quattro schizzi molto abbondanti, mentre le amazzoni ridevano e non facevano che dire che quello che stavano vedendo era veramente vomitevole.
   “Guardate quanta roba!” urlò Sandra. “È veramente ripugnante!”.
   “Ok ragazze, lo spettacolo è finito” Lisa mi prese per il polso e mi fece alzare, e poi mi spinse verso la porta e mi buttò fuori, senza neanche permettermi di prendere le mie cose.
   “Aspetta” dissi, “fammi almeno riprendere la mia roba”.
   “Quale roba?” mi chiese guardandosi intorno. “Io non vedo nulla. E ora sparisci!”.
   A quel punto mi chiuse la porta in faccia e io rimasi sul pianerottolo, completamente nudo e senza sapere dove andare. Non avevo nemmeno le chiavi della macchina, era rimasto tutto dentro. Bussai alla porta e chiesi a Lisa di darmi almeno quelle, ma lei mi rispose di arrangiarmi.
   “E non farti più vedere!” urlò. “E d’ora in poi cerca di stare lontano da nostra sorella o per te saranno guai!”.
   E nel frattempo continuavo a ridere come delle matte. E io non potetti fare altro che tentare di raggiungere casa a piedi. Ma era un’impresa impossibile dal momento che mi trovavo dalla parte opposta della città, e soprattutto ero nudo. Non potevo di certo andarmene in giro in quel modo. Ma dovevo provarci, e allora uscii in strada e me ne andai nella speranza di non essere visto da nessuno. Poi ad un certo punto mi trovai di fronte ad una caserma della polizia, e allora mi venne l’idea. Avrei fatto finta di essere stato derubato. Soltanto in quel modo potevo cavarmela.
   In caserma mi diedero una coperta per coprirmi, e fecero un verbale in cui c’era scritto che dei tizi col passamontagna mi avevano saccheggiato. Poi mi fecero fare una telefonata, ma non mi andava di chiamare Sabrina. Non volevo che mi vedesse in quello stato. Così chiamai mia figlia Moana.
  

Nessun commento:

Posta un commento