domenica 4 dicembre 2016

Dagli il culo.

(in foto: Eva, Bent Beauty, Hegre-Art.com)


   Quella sera Rocco sarebbe venuto a cena da noi con Elena. Era proprio l’occasione che aspettavo per poterle fare un discorsetto. Nel frattempo me ne restai in cucina a sfogliare una rivista di gossip e a guardare Stefano che cucinava. Anche quella sera ero vestita in modo molto succinto, per non dire da sgualdrina di strada. Adoravo stuzzicare mio marito, soprattutto adesso che stavamo facendo quel gioco. E quindi avevo indossato un vestito cortissimo, oscenamente scollato, e sotto avevo le calze autoreggenti. Il vestito era così corto che l’orlo delle calze era ben in vista. In ogni modo ero lì che sfogliavo la rivista distrattamente quando ad un certo punto mio marito mi chiese com’era andata la mia giornata al negozio.
   “Non c’è male” risposi senza alzare lo sguardo. “Moana mi ha lasciato tutti i conti in regola. Nostra figlia è un angelo”.
   “Sì, lo è” aggiunse. “Ma… non è successo niente di particolare?”.
   “Oh, sì! Quasi dimenticavo. Ho ricevuto un altro regalo da un ammiratore”.
   “E chi è?” chiese lui guardandomi in modo falsamente incuriosito. Sapeva benissimo chi era. Era lui. Ma stava solo facendo la parte. E la stava facendo benissimo.
   “Non so. Il mittente non c’era. Sicuramente si tratta di qualcuno che muore dalla voglia di montarmi. Niente di che. Non devi preoccuparti”.
   “Non devo preoccuparmi? Ma Sabri, potrebbe essere un malintenzionato, uno che potrebbe abusare di te e farti del male” adesso si era messo a fare il paranoico, e allora alzai gli occhi dalla rivista e lo guardai con stupore. Cavolo, stava recitando proprio bene. Non sarei mai stata capace di fingere come stava facendo lui.
   “Ma amore, non è la prima volta che ricevo regali da parte di ammiratori segreti, e lo sai benissimo. Quindi di cosa ti preoccupi?”.
   “E oggi cosa hai ricevuto?” mi chiese ritornando alle sue faccende.
   “Un contenitore per le urine” risposi. “Con dello sperma dentro”.
   Mio marito mi guardò in modo molto perplesso. Era rimasto senza parole, e non so bene per quale motivo, dal momento che lo sperma era suo, come d’altronde l’idea stessa di mandarmi quel regalo era sua. Stavo cominciando a credere che lui non c’entrasse niente con quella storia e infatti mi salì il sangue alla testa. Se non era di lui, allora di chi era quel seme? Poi pensai che non poteva non essere il suo. Stava soltanto rendendo il nostro gioco più reale. E ci stava riuscendo benissimo.
   “Dai amore, non ci pensare” dissi per sdrammatizzare. “Cosa vuoi che sia? È soltanto un ammiratore. Vedrai che quando capirà che il mio cuore appartiene a te allora si metterà l’animo in pace”.
   La discussione per il momento terminò, anche perché era appena rientrata Moana. Era stata tutta il giorno sul set cinematografico senza concludere nulla, perché ancora non avevano trovato un attore per il ruolo dell’imperatore. Quindi era molto annoiata, e la prima cosa che disse fu che doveva sfogarsi. E che la sua vittima quella sera sarebbe stata Elena. Disse che aveva proprio voglia di dirgliene quattro. Sarebbe stata di certo una cena molto interessante per la fidanzata di Rocco, su questo non c’erano dubbi.
   “Cos’hai contro di lei?” le chiesi.
   “Sta trasformando mio fratello in un sociopatico, ecco cosa ho. E stasera glielo dirò. Vedrai”.
   Moana non aveva mai nutrito una gran simpatia nei confronti della fidanzata di suo fratello. In effetti se ci pensate erano molto diverse. E credo che anche Elena non avesse grande stima di Moana. Per lei probabilmente mia figlia, per via della sua eccessiva libertà sessuale, era l’anticristo. Praticamente vivevano su due pianeti diversi. E avevano avuto parecchie discussioni, e Moana in genere l’aggrediva senza ritegno, una volta addirittura le aveva detto che era una bigotta del cazzo. Ma Elena aveva sempre risposto in modo insopportabilmente pacato, proprio come avrebbe fatto una suora. E questo atteggiamento mandava in bestia la mia Moana, che un volta (era di domenica e Elena era a pranzo da noi) dopo l’ennesima discussione le gridò: “avanti, dillo quello che pensi di me! Dillo che sono una vacca, e che probabilmente finirò all’inferno perché sono una peccatrice”. E Elena, sempre con la sua calma, le rispose semplicemente: “non sono nessuno per poterti giudicare, ma chiaramente ognuno è responsabile delle proprie azioni”. 
   Comunque ogni volta che la fidanzata di Rocco veniva a pranzo o a cena da noi c’era una discussione tra lei e Moana. Ogni pretesto era buono per darsi addosso; in verità era mia figlia che di solito cercava l’occasione per attaccarla. E anche quella sera sicuramente avrebbe fatto del suo meglio pur di farle guerra.
   Rocco e Elena vennero verso le otto di sera. Cenammo in sala da pranzo, e tutto procedeva tranquillamente. Mi aspettavo che da un momento all’altro Moana avrebbe cominciato a inveire per un futile motivo contro Elena, ma invece dovetti ricredermi. Se ne stette buona buona a mangiare, senza dire nulla. Quando finimmo di cenare fui io la prima ad alzarmi, e chiesi a Elena di aiutarmi a portare i piatti in cucina, e di farmi compagnia mentre li lavavo. Allora lei fece come le avevo chiesto e mi seguì. Lontane dagli altri avremmo avuto modo di discutere. E infatti non persi tempo e le dissi le mie perplessità riguardo al suo rapporto con suo figlio.
   “Sai, sono molto colpita dalla tua volontà di rimanere vergine fino al matrimonio” le dissi. “E rispetto questa tua volontà, ci mancherebbe altro. Ma davvero non vedo perché ostacolare il naturale flusso delle cose”.
   “Non capisco”.
   “Voglio dire, è del tutto normale che due innamorati facciano l’amore. Non credi?”.
   In quel momento entrò in cucina anche Moana, e incrociò le braccia e rimase a guardarci, come nella speranza di poter entrare nel discorso e dire la sua. E nel frattempo mandava delle occhiatacce a Elena che non dicevano proprio niente di buono.
   “Di che si parla?” chiese.
   “Di cosa è giusto fare e cosa non lo è per una coppia di fidanzati”.
   “Non è difficile” continuò mia figlia. “Basta aprire le gambe e il gioco è fatto. È tanto difficile per te, Elena? Se proprio non gliela vuoi dare allora sappi che ci sono tante altre valide alternative. Il condotto anale, per esempio”.
   “Il condotto anale!? Ma sei matta? È immorale”.
   “Ascoltami, lasciamo da parte i nostri attriti. Lo so che mi consideri una zoccola, ma voglio comunque parlarti come se fossi tua sorella. Se continui così va a finire che mio fratello ti cornifica con qualcuna più predisposta ad essere montata. È questo che vuoi?”.
   Elena mi guardò con sguardo supplichevole, come se in qualche modo volesse il mio aiuto. Ma non sapevo come comportarmi. In effetti mia figlia stava dicendo quello che pensavo anche io. Allora le feci un sorriso per alleviarle il dolore che le stava causando Moana, la quale le stava sbattendo in faccia la verità. E si sa che la verità fa male.
   “No” rispose con un filo di voce. “Non è questo che voglio”.
   “E allora fatti coraggio e dagli il culo. Non c’è niente di male, anche mia madre lo ha dato a mio padre, e io l’ho dato al mio Berni. E probabilmente anche tua madre lo ha dato a tuo padre, soltanto che non lo dice perché la società le ha inculcato che è una cosa immorale”.
   Elena era sconvolta dalla schiettezza delle parole di Moana. E forse non era stato giusto da parte nostra dirle quelle cose. Chi eravamo noi per dirle cosa doveva e cosa non doveva fare dei suoi buchi? Provai molta tenerezza nei suoi confronti. Ma ormai il pasticcio era fatto. Di quel che ne sarebbe conseguito non vi era alcuna certezza.

Sabrina.

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