domenica 18 dicembre 2016

Le prime corna.


   È vero, la prima volta che Moana mi ha messo le corna è stata con Jeffri. Era già da qualche giorno che li vedevo flirtare, ed era come se sapessi che prima o poi sarebbe successo. Non sapevo quando, non sapevo dove, ma sapevo che presto Jeffri si sarebbe scopato la mia fidanzata. Non so come faceva, ma lui aveva un certo fascino, le ragazze non sapevano dirgli di no. Forse per la nomina che si portava dietro; si diceva infatti che avesse un cazzo notevole. Forse era questo che attirava le ragazze, forse volevano scoprire se quella diceria fosse una cosa reale oppure appunto una diceria e basta. In ogni modo Jeffri si era fatto tutte le ragazze più gnocche della scuola. Nei bagni dei maschi non si parlava d’altro: “hai sentito? Jeffri si è scopato anche Giorgia”, per esempio. Oppure: “hai sentito, Lorella ha fatto un pompino a Jeffri negli spogliatoi della palestra”. Insomma, Jeffri era l’idolo di noi maschi perché lo vedevamo come una specie di eroe da imitare, ed era l’idolo delle femmine perché era per loro una specie di maschio alpha, un maschio dominante superiore a noi altri.
   Jeffri, come dicevo, si era fatto tutte le ragazze più gnocche della scuola. Mancava all’appello soltanto Moana, che era la mia fidanzata, e che era certamente una delle ragazze più gnocche della scuola. E tutti si chiedevano: “come mai Jeffri ancora non si è scopato la fidanzata di Berni?”. E questa cosa mi mandava al manicomio, anche perché avevo notato che tra loro due era nata una certa simpatia, e questa simpatia era poi sfociata in un flirt continuo e senza freni. A poco alla volta stava succedendo ciò che in qualche modo era ovvio che sarebbe successo, e cioè Moana stava cedendo alle avance di Jeffri, e io stavo per beccarmi le mie prime corna, le prime di una lunga serie che hanno caratterizzato la nostra lunga relazione d’amore. 
   In ogni modo quel giorno, come vi ha già raccontato Moana, noi e un bel gruppetto di amici, avevamo deciso di andare al parco anziché andare a scuola. C’era anche Jeffri, il quale non la smetteva di provarci con Moana, anche in mia presenza, e questo mi stava mandando su tutte le furie. Poi, ad un certo punto, mentre ero impegnato in una partita di calcio, persi di vista a entrambi. Allora a quel punto capii che stava succedendo. Sì, Jeffri si stava impossessando della mia fidanzata, chissà dove. Il parco era molto grande, agli occhi di un turista poteva sembrare addirittura infinito. Era infatti un tempo la riserva di caccia di un re, celebre in tutto il mondo, e adesso si stava trasformando sotto i miei occhi nel luogo in cui la mia fidanzata mi stava cornificando. In principio il fatto che fossero entrambi scomparsi dalla mia visuale mi fece arrabbiare così tanto che decisi di adottare la tecnica dell’indifferenza. Ormai lei non era più mia, dovevo farmene una ragione. Ma poi mi prese una specie di scatto d’orgoglio; dovevo fare qualcosa. Dovevo riappropriarmi di qualcosa che era mio. E allora mi misi a cercarli. Ma da dove potevo cominciare? Come già vi ho detto il parco era immenso. Avrei potuto girare per delle ore senza trovarli da nessuna parte. Chissà in quale anfratto si erano andati a cacciare.
   Cominciai a correre come un disperato, e a un certo punto persi anche le speranze. Poi però quando stavo per ritornarmene indietro allora li vidi. Stavano in uno spiazzo circondato da una vegetazione fitta. Moana era seduta su un tavolo di legno da picnic, come ce n’erano tanti disseminati nel parco. Aveva le gambe aperte e la minigonna tirata sui fianchi. Aveva tolto il perizoma e Jeffri stava inginocchiato davanti a lei, con il viso in mezzo alle sue cosce, e gli stava leccando la fighetta. Erano lontani da dove mi trovavo io, ma li vedevo bene, e loro non potevano vedere me, perché ero nascosto dietro ad un albero. Però vedevo chiaramente che Jeffri stava facendo un buon lavoro con la bocca, lo vedevo infatti dall’espressione di piacere che aveva la mia fidanzata. Quando godeva aveva un’espressione imbambolata, con le pupille tirate verso l’alto, quasi come se stesse perdendo i sensi.
   Non sapevo come comportami, se uscire allo scoperto e mettermi a fare un casino oppure lasciarli finire. Poi decisi di assistere fino alla fine, così da avere le prove dell’infedeltà della mia fidanzata, e rinfacciarglielo alla prima occasione. Ero sicuro che la notizia si sarebbe diffusa in tutta la scuola, Jeffri lo avrebbe raccontato a chiunque; alla sua lunga lista di aggiungeva un’altra gnocca, Moana. E a quel punto io sarei diventato agli occhi di tutti un cornuto, e la mia fidanzata una puttanella. Era inevitabile.
   Ad ogni modo, dopo averla fatta godere con la bocca Jeffri si mise in piedi, poi prese Moana per i fianchi e la fece scendere dal tavolo. Si tirò giù la lampo dei jeans e fece uscire fuori il suo enorme cazzo nero; era vero quello che si diceva in giro, e cioè che Jeffri era un superdotato. Aveva un cazzo notevole. E quando Moana lo vide spalancò gli occhi, quasi non poteva crederci. E allora scoppiò a ridere, poi disse: “che sventola!”. Lui non perse tempo, stando dietro alla mia fidanzata gli indirizzò il cazzo contro le labbra di sotto e glielo fece entrare lentamente. Moana era immobile, aspettò pazientemente che Jeffri fosse completamente dentro. A quel punto lui la prese con decisione per i fianchi e iniziò a scoparsela. Ogni tanto si guardavano intorno per assicurarsi che non venisse nessuno. Ma era un anfratto molto nascosto, era improbabile che qualcuno potesse vederli (a parte me).
   Dovetti riconoscere che Jeffri si fece la mia fidanzata in modo davvero impeccabile; voglio dire, non era facile fare l’amore in quella posizione, stando in piedi. Eppure per lui sembrava una cosa molto naturale. E Moana lo lasciava fare, si lasciava penetrare senza muoversi neanche un po', lasciava tutto il lavoro a lui, si limitava soltanto a godere e con una mano si teneva ancorata al tavolo da picnic, perché le spinte di Jeffri erano così decise che forse aveva paura di perdere l’equilibrio.
   “E allora… chi è più bravo a fare l’amore, io o Berni?” le chiese.
   “Non ci sono dubbi. Sei più bravo tu. Scopi da dio!” rispose Moana.
   E in effetti come negarlo. Era veramente un professionista, e io invece ero solo una mezza sega e dovevo rassegnarmi. Ormai Moana era sua. Da quel giorno, pensai, potevo dire addio alla mia fidanzata. Era durata anche troppo quella storia. D’altronde come avevo potuto soltanto immaginare che una gnocca come Moana potesse stare con uno come me? Moana era una di quelle ragazze che meritavano il meglio, soltanto gli stalloni da monta doc. A scuola era un vero e proprio idolo del sesso; i ragazzi non parlavano che di lei, e ognuno di loro sognava di andare a letto con lei. Come potevo io mettermi al di sopra di tutti gli altri? Come avevo soltanto potuto pensarla una cosa del genere? Moana non era la ragazza giusta per me. Dovevo cercarmi una fidanzata più alla mia portata. In genere quelle come lei i tipi come me non li guardavano neppure. Dovevo farmene una ragione. Quindi stavo per andarmene sconfitto; Moana ormai apparteneva a Jeffri. Ma poi sentii lui che le diceva:
   “Cosa aspetti a lasciarlo?” si riferiva a me. “Tu meriti molto di meglio”.
   “Eh no” rispose lei. “Puttana sì, ma infedele mai. Io sono sua e quindi il mio cuore appartiene a lui”.
   “Contenta tu…”.
   Quelle parole mi riempirono di gioia. Moana amava davvero me, e se quella con Jeffri era solo una scappatella potevo anche perdonarla. D’altronde perché rovinare tutto per colpa della gelosia? Certo, quello a cui stavo assistendo era certamente molto doloroso per me; un altro uomo stava possedendo la mia fidanzata. Però non era un tradimento completo, era solo un tradimento fisico, quindi in fin dei conti potevo passarci su. Il guaio era che avrei dovuto fare finta di niente tantissime altre volte, come ben sapete. Moana non sapeva resistere alla tentazione di avere altri uomini oltre a me. Ma in un certo senso era il prezzo che dovevo pagare per stare insieme ad una ragazza tanto desiderata come lei. 
   E proprio in quell’istante vidi Jeffri uscire di colpo dal corpo di Moana; stava per mettersi a sborrare, ed era riuscito a farlo uscire in tempo, e i fiotti le schizzarono copiosamente sul culo. Accidenti, era una fontana! Le natiche della mia Moana ne erano completamente ricoperte. A quel punto decisi di allontanarmi e ritornare al punto in cui eravamo prima. L’avrei aspettata e gliene avrei dette quattro.

Berni. 

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