sabato 10 dicembre 2016

Una moglie puttana.


    Stefano fermò la macchina in un parco. Il posto era piuttosto squallido; era alle spalle di un centro direzionale, con dei palazzoni e delle torri che svettavano verso l’alto, e in basso c’era questo parco dove spesso bazzicavano le coppiette con guardoni annessi a spiarne le loro performance. Era un posto terribile dove fare l’amore, illuminato appena da un paio di lampioni. In verità avevo sperato che mi portassero in un motel, che certamente ci avrebbe dato più sicurezza e più privacy. Invece lì poteva vederci chiunque. Ma comunque era mezzanotte, e apparentemente sembrava non esserci nessuno.
   Uscimmo dalla macchina e mi guardai intorno. Non mi sentivo affatto sicura. Stavo per dire che forse era meglio andare in un altro posto, ma Xavier non mi diede nemmeno il tempo di fiatare. Mi spinse contro il cofano della macchina facendomici stendere con la schiena sopra. Poi iniziò a sbottonarmi gli hot pants di pelle che indossavo e me li sfilò. Adesso ero nuda ad eccezione del top che mi copriva a malapena le tette, avevo le gambe aperte pronta per essere penetrata, e aspettavo in modo inerme che qualcuno di loro due si facesse avanti. A quel punto si sbottonarono i jeans e se li tirarono giù, ma senza toglierli, e i loro cazzi già in erezioni svettarono verso l’alto, proprio come le torri del centro direzionale alle nostre spalle. Stefano mi si mise sopra e appoggiò il glande contro le mie labbra di sotto; gli sarebbe bastata una spinta per farlo entrare tutto nella sua interezza, ma Xavier lo fermò bruscamente.
   “Ma che fai? Sei pazzo? Te la vuoi fottere così, senza protezione?”.
   In effetti non ci avevo pensato neppure io. Per me era una cosa del tutto naturale fare l’amore con Stefano senza preservativo. Ma mi dimenticavo che in quel momento io non ero la moglie di Stefano, ma una puttana qualsiasi con cui mio marito stava per avere un rapporto.
   “Non vorrai mica prenderti una malattia?” gli chiese. “Chissà quanti cazzi ha già preso”.
   “Hai ragione” disse mio marito, e Xavier gli diede un preservativo. Lui lo scartocciò e se lo arrotolò sul cazzo fino alle palle. A quel punto era pronto per entrarmi dentro. Ecco il glande che si faceva strada dentro di me, e poi tutto il resto. Stefano mi afferrò per le caviglie tenendomi le gambe aperte e iniziò a scoparmi d brutto. Xavier intanto anche lui si era srotolato un preservativo sul cazzo, a breve sarebbe stato il suo turno. Intanto mi prese il top e me lo tolse. Adesso ero completamente nuda, e la cosa mi metteva seriamente a disagio. Nuda in mezzo ad un parco pubblico. Cosa sarebbe successo se fosse arrivato qualcuno?
   Intanto mio marito mi stava fottendo come una furia, poi però ad un certo punto uscì dal mio corpo per fare spazio al suo amico, il quale anche lui mi prese le caviglie tenendomi le gambe divaricate e mi fece entrare il suo cazzo dentro, e iniziò a fottermi di brutto. Il cofano era molto caldo, perché il motore era stato acceso fino a poco fa, quindi cominciai a sudare come una cagna, e il sudore mi faceva scivolare verso il basso, e quindi con le mani dovevo cercare di ancorarmi per non cadere. Mentre Xavier mi fotteva mio marito mi mise il cazzo in bocca, e io glielo succhiai. Era strano sbocchinarlo con il preservativo; era una cosa che non avevo mai fatto. Il sapore del lattice non era proprio di mio gradimento, ma non potevamo fare altrimenti, sennò il gioco perdeva credibilità.
   Ad un certo punto Stefano si allontanò da noi, fece il giro della macchina per raggiungere il bagagliaio, lo aprì e prese qualcosa. Poi ritornò da noi e vidi che reggeva nella mano una bottiglia di spumante e due bicchieri e disse che bisognava festeggiare. Ma cosa? Mi chiesi. Cos’era che dovevano festeggiare. Stava per succedere qualcosa di cui io ero tenuta all’oscuro. Ma d’altronde io non ero che una puttana, un loro svago, uno sborratoio. Allora Stefano aprì la bottiglia facendo schizzare via il tappo di sughero e versò lo spumante nei due bicchieri, e uno lo passò a Xavier che nel frattempo continuava a scoparmi con decisione.
   “Al nostro ambizioso progetto” disse Stefano alzando il calice e ficcandomi di nuovo il cazzo in bocca.
   “Al progetto” confermò Xavier, e bevvero lo spumante.
   Mi chiedevo di quale progetto stavano parlando. Chi era quello Xavier? E perché aveva deciso di coinvolgerlo nel nostro gioco dei ruoli. In ogni caso era veramente bravo a scoparmi. Instancabile. Però anche Stefano voleva la sua parte di me, e così decisero di fottermi insieme, e allora mi fecero scendere dal cofano e mio marito si mise al posto mio. Io mi misi sopra di lui e il suo cazzo mi entrò in figa. Xavier mi stava dietro, salì sul cofano con i piedi e inarcò le gambe e si calò verso di me per mettermi il suo palo nel culo, che entrò senza problemi, e a quel punto cominciarono a montarmi in due. Io non facevo che guardami intorno, ero molto nervosa, poteva arrivare chiunque e vederci, ma per fortuna il parco era ancora deserto. Certo che potevano portarmi anche in un posto meno squallido di quello. Mi sarei accontentata anche di un motel di serie b, di quelli che di solito stanno vicino alle stazione ferroviarie, dove di solito ci andavano le puttane coi loro clienti.
   Mi beccai anche un paio di sculacciate da parte di Xavier, il quale disse che trovava il mio culo burroso semplicemente irresistibile. Stefano invece da sotto mi teneva le mani sui fianchi e mi baciava il collo e le tette. Sentivo che stavano per venire, e infatti uscirono dai miei buchi e mi dissero di mettermi in ginocchio perché volevano sborrarmi in faccia. Allora feci come mi dicevano e loro si tolsero i preservativi e puntarono i loro cazzi contro il mio viso e iniziarono a fiottare. Fui inondata dalla loro sborra in pochi attimi. Poi mi aiutarono a rimettermi in piedi. Avevo così tanta sborra sul viso che ero stata costretta a chiudere gli occhi, quindi non riuscivo neppure a vedere cosa succedeva intorno. Ne tolsi un po' con le mani e poi cercai i miei vestiti; erano sul cofano, me li infilai, poi vidi Xavier porgermi due banconote da cento euro.
   “Grazie” gli dissi e infilai i soldi nella mia borsetta.
   “Grazie a te” rispose lui dandomi una pacca sul sedere. “Sei un fenomeno”.
   Intanto sia lui che mio marito si erano ricomposti, cioè avevano tirato su i pantaloni e gli slip.
   “Dove ti riaccompagniamo?” mi chiese Stefano.
   “Lì dove mi avete caricata”.
   Così salimmo di nuovo in macchina e mi riportarono su via nazionale. Lungo il tragitto mi domandarono qualcosa sul mio conto. Io ci tenevo ad avere un certo distacco, così alle loro domande rispondevo freddamente. Stefano mi chiese se ero sposata e io gli risposi di sì. E allora Xavier mi chiese se mio marito fosse a conoscenza di quello che facevo la notte.
   “Sì che lo sa” risposi. “Lui non lavora, e abbiamo due bambini da sfamare. E così mi sono messa a fare questo lavoro per portare avanti la famiglia”.
   Mi ero inventata quella storia davvero triste per chissà quale motivo. Forse perché il gioco dei ruoli prevedeva anche questo. Entrambi rimasero ammutoliti di fronti a quella storia, ebbi l’impressione di avergli fatto provare nei miei confronti molta compassione, e forse anche un po' di rimorso per aver sfruttato i bisogni di una donna per i propri porci comodi.
   Giunti a destinazioni scesi dall’auto e me ne andai senza neppure salutarli. Mi incamminai verso l’auto che avevo lasciato in un vicolo e me ne ritornai a casa. Avevo paura di aver lasciato entrambi con l’amaro in bocca con quella storia che mi ero inventata. Però di certo avevo reso più reale l’esperienza che avevamo vissuto. Quello Xavier neppure si immaginava che in realtà ero la moglie di Stefano.

Sabrina.

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