martedì 20 dicembre 2016

Tutto ciò che desideri.

(in foto: Jenny, Let The Fun Begin, WTFPass.com)


   Mi rimisi il perizoma e ritornai da Berni. Avevo la figa in fiamme. Non avevo mai preso un cazzo così grosso come quello di Jeffri. E comunque subito notai che Berni era d’umore nero. Mi sentivo un po' in colpa per quello che avevo appena fatto, ma allo stesso tempo mi sentivo appagata.
   Vidi Berni prendere le sue cose e avviarsi verso il cancello del parco senza neppure salutarmi. Lo raggiunsi per chiedergli spiegazioni. Era chiaro che il fatto che fossi sparita di punto in bianco lo aveva insospettito. Non sapevo ancora che in realtà mi aveva vista fare l’amore con Jeffri.
   “Tesoro, dove stai andando?” gli chiesi, ma lui continuava a camminare spedito senza neppure guardarmi.
   “A casa. Voglio starmene per conto mio se non ti dispiace”.
   “Ma cosa ti ho fatto?” gli chiesi allarmata.
   “Lo sai benissimo cosa hai fatto” rispose lui. “Sono molto deluso, non credevo che tu fossi così”.
   “Così come?” domandai.
   “Così puttana” mi disse e poi si girò verso di me. “Ti ho vista, cosa credi? Ti ho vista mentre ti facevi sbattere da quello lì”.
   Non sapevo cosa dire. D’altronde non potevo difendermi in nessun modo. L’avevo fatta grossa, lo so, e chiaramente lui non mi voleva più. Così abbassai gli occhi per la vergogna di essere stata scoperta. Non volevo che Berni mi lasciasse per una scappatella, d’altronde io lo amavo, anche se a letto non era un fenomeno come Jeffri.
   “C’è qualcosa che posso fare per farmi perdonare?”.
   “Non credo”.
   “E se venissi a casa tua e ti lasciassi fare di me ciò che vuoi? Qualunque cosa. Ti va di sborrarmi in faccia? O magari in bocca. Ti posso leccare le palle se vuoi. Ti piace tanto quando lo faccio. Ti lascerò fare tutto ciò che desideri”.
   Berni un po' controvoglia acconsentì a portarmi a casa con lui. Avrei dovuto lavorare sodo per farmi perdonare, ma ero sicura che ci sarei riuscita. Avevo appena diciotto anni, ma ero abbastanza brava a far godere gli uomini. Conoscevo già molti trucchetti per procurare loro il massimo godimento. Ma lungo la strada di casa Berni non mi diceva una parola; camminava avanti senza permettermi di raggiungerlo. Cercavo di stare al suo passo, ma lui si teneva sempre un passo più avanti. Feci un balzo per raggiungerlo e gli presi amorevolmente la mano, ma lui non volle e allora lasciai la presa.
   “Quello che hai fatto è imperdonabile” mi disse, e io non risposi per non irritarlo ulteriormente, ma nella mente passavo in rassegna tutte le cose che gli avrei potuto fare una volta giunti a casa per fargli dimenticare l’accaduto. C’era una specialità che sapevo fare, che avevo fatto una sola volta con un ragazzo conosciuto in vacanza, una cosa che mi aveva dato appagamento e che aveva fatto godere come un matto lui. Ero sicura che se l’avessi fatto anche a Berni lui mi avrebbe perdonato qualunque cosa. O forse no, non lo sapevo, ero molto confusa. Non sapevo con certezza cosa avrei dovuto fare una volta giunti a casa sua, sapevo solo che avrei dovevo darmi da fare come non mai.
   Eravamo quasi arrivati, e Berni continuava a camminare spedito per assicurarsi che fossi abbastanza distante da lui. Non voleva che ci fosse alcun contatto tra di noi, e soprattutto non voleva sentire la mia voce. Non mi voleva. Ma il problema era che io volevo lui, e avrei fatto qualunque cosa pur di riconquistarlo.
   A casa sua i suoi genitori non c’erano; erano entrambi a lavoro. Non sapevo esattamente come procedere, perché Berni si mise sul divano a giocare con la playstation, ignorandomi completamente. Allora mi misi al suo fianco e cominciai a baciargli il collo e ad accarezzargli il petto, ma lui niente, era come se non esistessi. Allora gli tirai giù la lampo dei jeans e infilai dentro una mano e afferrai il suo cazzo, che al momento era a riposo, ma nel giro di qualche secondo si indurì in modo osceno, e la cosa mi rese molto felice.
   “Aaahhh!” esultai e glielo tirai fuori. “Ben svegliato!”.
   Ma lui continuava a fare finta che quello che stavo facendo non lo riguardava, e continuava a giocare con la play senza staccare mai gli occhi dallo schermo. Era un gioco di guerra, o qualcosa del genere. In ogni modo mi avvicinai con la bocca al cazzo e tirai fuori la lingua leccandolo dalla base fino a sopra.
   “Mi perdoni?” gli chiesi, ma lui mi rispose con un grugnito. In effetti una leccatina era un po' poco per farmi perdonare. E allora gli slacciai la cintura e gli tolsi i pantaloni e gli slip insieme. Adesso era nudo dalla vita in giù. Mi misi in ginocchio tra le sue gambe e iniziai a leccargli e succhiargli le palle. Era una cosa che lo faceva letteralmente impazzire. Gli piaceva da matti quando glielo facevo, eppure quella volta fece finta di non provare niente, nonostante ci stessi mettendo tutta me stessa per farlo godere. Allora decisi di adottare quella specialità che sapevo fare, che avevo fatto solo una volta nella mia vita ma che sapevo che non lo avrebbe lasciato indifferente. E allora gli strappai il joystick dalle mani e lui protestò un po', poi gli alzai le gambe e con la bocca mi diressi sotto, tra le palle e l’orifizio anale, leccando in quella zona che odorava intensamente di sudore e “altro”. Poi con la lingua raggiunsi definitivamente il buco del culo. Era la prima volta che facevo una cosa del genere a Berni e non sarebbe stata l’ultima.
   “Ti piace?” gli chiesi.
   “È… bellissimo” rispose con un filo di voce. Finalmente ero riuscita a trovare il suo punto debole, e allora lo sfruttai per bene, succhiandoglielo e leccandoglielo senza sosta. Però c’era qualcosa che non andava con la sua coscienza, e allora disse: “Moana… non devi”.
   “Perché?”.
   “Perché mi sembra di mancarti di rispetto”.
   “Non mi stai mancando di rispetto, perché sono anche io a volerlo. Se lo faccio è perché mi piace, e so che piace anche a te”.
   E allora continuai, poi facemmo l’amore lì sul divano, e prima che Berni venisse gli dissi che poteva sborrarmi in faccia. Ma lui mi disse categoricamente di no, che quella sì che era una cosa irrispettosa. E allora cercai di fargli capire che no, non lo era, poiché lui era il mio fidanzato, e non c’era niente di male se mi veniva sul viso. Ma lui disse che preferiva di no, non era ancora pronto. E non lo sarebbe stato per ancora molto tempo. Dopo un anno, come sapete, Berni era riuscito a superare quello scoglio, e mi schizzava in faccia spesso ad ogni fine rapporto. E io lo adoravo quando lo faceva, e mi mettevo sempre lì in posa ad aspettare i suoi schizzi, che arrivavano sempre copiosi e caldi.
   Berni preferì sborrarmi sulla pancia, e comunque a me andava bene.
   “E allora… mi perdoni?” gli chiesi.
   “Certo che ti perdono amore” mi rispose accasciandosi su di me e baciandomi dappertutto. Era fatta. E quel giorno capii una cosa, che non c’era niente di meglio che una bella scopata per farmi perdonare le porcate che facevo con gli altri uomini. Perché sarebbe capitato anche altre volte, me lo sentivo. Ero fatta così. Non ci potevo fare nulla. Avrei avuto tante altre scopate da farmi perdonare. Amavo Berni alla follia, non volevo che mi lasciasse, ma non volevo neppure rinunciare ad avere altri uomini.

Moana.

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