lunedì 9 marzo 2015

La resa dei conti.



Quella frase mi uscì di getto, proprio come la sborra di Giuliano che ora mi stava colando sul collo fino alle tette. Non era del tutto vera e nemmeno del tutto falsa, come tutto quello che diciamo di impulso senza ponderarlo. Il vero motivo per cui la dissi era il desiderio di suscitare in Stefano una reazione, un vaffanculo, un pianto, una sega, una reazione qualunque. Cosa che non avveniva più da non so quanto tempo. Avevamo bisogno di una scossa ma questo lo sapete soltanto voi miei adorati lettori, all’epoca Stefano ne era del tutto all’oscuro e ci credette. Era convinto di avermi persa, forse per sempre e io volevo vedere se si sarebbe rassegnato all’idea senza lottare per riprendersi ciò che era suo. Intendiamoci non volevo banalmente essere riconquistata o corteggiata come molte coppie di lunga data si mettono in testa di fare a un certo punto della storia con risultati spesso più patetici della crisi stessa. Il mio vero scopo, a voi posso confessarlo, era davvero di non essere più di Stefano, ma nemmeno di Giuliano. Io volevo essere di un altro. Di un altro che ancora non esisteva. Di un altro Stefano. Folle? Si forse un pò come tutto nella nostra storia ma per chi mi conosce come voi sa bene che non sono la tipa che si accontenta, non lo sono mai stata e in buona parte tutto questo era anche colpa e merito di Stefano, ma non voglio anticiparvi troppo, perchè questo secondo capitolo della nostra storia vi riserverà non poche sorprese ed è meglio se le scoprite da soli.
La reazione che speravo non arrivò. Stefano si limitò ad un’espressione a metà tra il disgusto, l’incredulo e lo sconforto. Cosa che mi fece imbestialire e decidere di tirare ulteriormente la corda.
Giuliano fu colto alla sprovvista quanto Stefano. Finora si era sempre considerato un amico di entrambi e la nostra trasgressione preferita, tanto che credo si spaventò pure delle mie parole e non fiatò.
Dopo un interminabile minuto di silenzio finalmente Stefano trovò il coraggio di aprire bocca.
“E io allora? Cosa sarei io adesso?”
“Prova a dirmelo tu chi sei Stè”
“Tuo marito?”
“Si un marito che non è più in grado di far sentire porca la propria moglie, poi?”
“Il padre di tuo figlio?”
“E nemmeno questo è certo, poi?”
“L’uomo che ami?”
Non risposi. Non me la sentivo di dire di no, non era vero. Io amavo Stefano e per amore stavo facendo questo.
“Mi arrendo Sabry, dimmelo tu cosa vuoi che io sia per te”.
“Forse è il caso che vi lasci soli” intervenne a quel punto Giuliano sul punto di andarsene.
“Nemmeno per sogno” feci io afferrandolo per il pisello ormai moscio e ancora sgocciolante. “Tu resti qui”.
Stefano fissava la mia mano sul cazzo di un altro uomo e dovette pensare a quanto tempo era passato senza che quella mano stringesse il suo con tanto possesso.
“Vedi Stefano? Avevo ragione, non lo sai nemmeno tu chi sei. E questa cosa non va bene. Ma a tuo figlio non ci pensi? Che uomo vuoi essere per lui se non lo sai nemmeno tu?”
Sapevo di toccare un punto cruciale chiamando in causa Rocco. Se c’era una cosa che non si poteva mettere in discussione in tutto questo casino era il rapporto fantastico che avevano padre e figlio. Forse perfino più speciale di quello che il bimbo aveva con me e la ragione è chiara a tutti quelli di voi che lo hanno visto nascere.
“Ho preso la mia decisione Stè, voglio che tu ti chiarisca le idee su cosa vuoi essere e fino ad allora io non sarò tua. Voglio una certezza, una sola. Ora hai l’occasione per diventare quello che vuoi, hai un figlio stupendo, un nuovo lavoro e potrai avere una nuova donna, a te decidere se vuoi che sia io o un’altra. Ma se scegli me devi uscire da questo limbo e diventare qualcosa”.
Stefano era piuttosto confuso e non gli davo torto, non era chiaro nemmeno a me il cambiamento che volevo, sapevo solo che lo volevo.
“Io ti sono infinitamente grata per avermi portata ad essere la donna che sono oggi. Hai intuito prima di me che desideravo essere una puttana libera di saltare su tutti i cazzi che volevo e per molto tempo è andata bene così, sembravamo aver trovato il nostro equilibrio, poi però nemmeno più il cornuto hai saputo fare e ora voglio che tu decida. Questo nuovo lavoro ti aiuterà, fai diventare quell’agriturismo un posto veramente speciale e io verrò a viverci con te e Rocco. L’unica cosa che non voglio è finire come tutte le coppie della nostra età, o come i tuoi genitori o come i miei. La vedi questa figa Stè?” dissi aprendomela con le dita mostrandogli l’interno roseo e profondo. “Guardala bene perchè non la rivedrai per molto tempo. E’ la figa di una donna che ha ancora tanto piacere da dare e da ricevere. E questo culo lo vedi?” Mi girai per mostrarglielo oscenamente aperto. “E’ un culo capace di far schizzare tanta sborra anche a un gay convinto, pensaci bene. E ora la bocca, te li ricordi i miei pompini Stè? Vieni qua, vieni ad assaggiarla per l’ultima volta”.
Stefano si avvicinò e io lo baciai, con passione, con rabbia, con amore ma soprattutto con quello che restava della sborra di Giuliano. Rispose al bacio incurante di tutto.

“Bene ora io esco, ho bisogno di fare una passeggiata, vi lascio soli a riflettere sul da farsi e spero di essere stata chiara”.
Non detti modo a nessuno dei due di rispondere e andai a prepararmi per uscire, non sarei rientrata prima di cena con la speranza di trovare un primo piccolo cambiamento al mio ritorno.

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