sabato 14 marzo 2015

Progettando.



Iniziò così un periodo molto intenso, sotto tutti i punti di vista. Dare vita al progetto di Stefano non era una cosa semplice ma eravamo talmente gasati da non fare caso alla fatica, al sonno perso e a alle spese, volevamo che tutto fosse perfetto, unico, speciale. A partire dal nome “L’oasi dei sensi”. C’era molto da progettare e da fare ma decidemmo di fare le cose con calma per goderci questo nostro nuovo parto in tutti i suoi momenti. Mi piaceva pensarla così, magari ero stata aiutata dalla sborra di Luca ma il risultato sarebbe stata una nostra creazione, tutta nostra. Ci demmo infatti nove mesi di tempo per aprire la nostra oasi, durante i quali avremmo lavorato sodo. Per prima cosa prendemmo una decisione importante, dovevamo abituarci ancora di più a vivere senza vestiti già da ora in casa, tutti i giorni e con chiunque ci sarebbe venuto a trovare. Avremmo contagiato tutti al piacere della libertà e chi non lo avrebbe capito peggio per loro. Avevamo ormai un’età giusta per smetterla di rinunciare a ciò che ci dava più piacere. Procedemmo come fosse un rito, una sera dopo cena. Ci spogliammo a vicenda, molto lentamente e chiudemmo sotto chiave i nostri vestiti, tenendo fuori solo lo stretto necessario per uscire e andare a lavoro. Fu subito una sensazione meravigliosa essere nuda, naturale senza altri fini davanti al mio uomo e lui lo stesso davanti a me. Ovviamente coinvolgemmo anche il piccolo Rocco, iniziava la sua educazione naturista e ne fu entusiasta. Era molto più sereno e sorridente da quando aveva avuto il permesso di liberarsi dei vestiti e iniziò a cercarli sempre meno.
Tutta la fase di ideazione fu esaltante, Stefano sembrava rinato, era un vulcano di idee, pur mantenendo il suo ruolo principale in cucina in cui era imbattibile si sarebbe dedicato anche a tutto il resto. Ogni decisione e idea nuova ci metteva addosso un’eccitazione incredibile che sfociava in appassionati 69. Fu veramente un periodo stupendo fatto di lavoro e sesso orale come non ci era mai capitato nella vita e mi sorpresi a scoprire sapori del mio uomo che quasi avevo dimenticato. Così si rafforzò la nostra idea di dedicare la nostra oasi ai sensi ma ci tenevamo a mantenere un’impostazione familiare, accogliente e se pure il sesso avrebbe fatto da padrone non doveva diventare un bordello. Un sesso diverso, naturale in sintonia con il paesaggio che ci accoglieva.
Prevedemmo cinque aree, il posto era grande e lo permetteva e lavorammo a lungo sui dettagli.
Iniziammo dall’oasi della vista approfittando del fatto che l’agriturismo affacciava su un panorama in collina veramente unico, oltre al bel prato che avremmo attrezzato con i giochi per i bambini adeguatamente separati dalla piscina per gli adulti la zona avrebbe ospitato le due camere singole pensate per chi voleva appagare i piaceri della vista appunto. Ogni camera oltre ad avere un grande specchio sul soffitto aveva la possibilità di collegarsi su un grande schermo alle webcam piazzate nelle altre camere che avrebbero fatto richiesta di essere ammirati nella loro intimità.
L’oasi degli odori invece era situata nella piccola pinetina in cui avremmo piantato tutti i fiori e le piante dai profumi più afrodiasiaci e nella quale si sarebbero potuti ospitare anche i cani dei nostri ospiti nei pressi di una piccola stalla per permettere a chi lo volesse di praticare equitazione o vivere avventure in un’ambientazione più selvaggia.
L’oasi del gusto ovviamente comprendeva la cucina di Stefano in cui avrebbe pensato a menu tipici e basati sulle esigenze dei nostri ospiti e la sala ristorante arredata con particolari tavoli regolabili nell’altezza che all’occorrenza avrebbero potuto ospitare anche i corpi stesi dei nostri ospiti che volevano offrirsi come banchetto o come dessert per gli altri, tipo buffet. Nella sala ristorante c’erano anche la porta delle due camere matrimoniali che come optional oltre al set di webcam che avrebbe potuto riprendere le loro perfomances per trasmetterle in diretta nelle camere singole o per essere registrate su un dvd da lasciare ai protagonisti alla fine del loro soggiorno, avevano anche una parete attrezzata per il glory hall per esaltare ancora meglio il piacere del gusto senza la distrazione della vista. Chiaramente ognuna di queste camere era dotata di tutto l’occorrente nei comodini per consentire di vivere al meglio il soggiorno, dai lubrificanti, alle bende, le manette allo strap on. Pensammo anche alla possibilità di creare una piccola boutique in cui le coppie avrebbero potuto lasciare le copie dei loro dvd a disposizione degli ospiti più curiosi.
L’area dei suoni era la più complessa da realizzare. Nasceva come locale destinato alla musica dal vivo, decidemmo di traformarla in una specie di hall comune, una zona ricreativa per socializzare, con divanetti per chiacchierare e una grande bacheca che avrebbe fatto da messaggeria tra gli ospiti. Era anche l’unica zona in cui potevamo sistemare la stanza più grande, quella con due letti matrimoniali più grandi del normale per le coppie che sarebbero venute con i bambini o che volevano trascorrere il soggiorno condividendo la stanza con un’altra coppia. I letti si prestavano a ospitare comodamente tre persone quindi ognuno avrebbe trovato la combinazione che più si addiceva. Per esaltare il piacere dei suoni la camera era assolutamente non insonorizzata in modo che chiunque fosse presente nella sala comune poteva comodamente ascoltare cosa accadeva all’interno. In questa stanza non era presente la webcam per rispettare la privacy di chi voleva farsi sentire ma lasciare il resto all’immaginazione. In compenso però aveva la possibilità di aprire dei divisori all’interno in modo da escludere all’occorenza qualcuno degli ospiti e lasciarlo solo ad ascoltare.
Infine l’oasi del tatto, attrezzata con il centro massaggi e comode poltrone attrezzate con tutto l’occorrente per i cultori della masturbazione, lubrificanti e toys di ogni tipologia.
In tutto quindi disponevamo di dodici posti letto e chiaramente prima dell’inaugurazione ufficile io e Stefano ci saremmo premurati di provare tutte le attrezzature personalmente.

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