Iniziò così un periodo molto intenso,
sotto tutti i punti di vista. Dare vita al progetto di Stefano non era una cosa
semplice ma eravamo talmente gasati da non fare caso alla fatica, al sonno
perso e a alle spese, volevamo che tutto fosse perfetto, unico, speciale. A
partire dal nome “L’oasi dei sensi”. C’era molto da progettare e da fare ma
decidemmo di fare le cose con calma per goderci questo nostro nuovo parto in
tutti i suoi momenti. Mi piaceva pensarla così, magari ero stata aiutata dalla
sborra di Luca ma il risultato sarebbe stata una nostra creazione, tutta
nostra. Ci demmo infatti nove mesi di tempo per aprire la nostra oasi, durante
i quali avremmo lavorato sodo. Per prima cosa prendemmo una decisione
importante, dovevamo abituarci ancora di più a vivere senza vestiti già da ora
in casa, tutti i giorni e con chiunque ci sarebbe venuto a trovare. Avremmo
contagiato tutti al piacere della libertà e chi non lo avrebbe capito peggio
per loro. Avevamo ormai un’età giusta per smetterla di rinunciare a ciò che ci
dava più piacere. Procedemmo come fosse un rito, una sera dopo cena. Ci
spogliammo a vicenda, molto lentamente e chiudemmo sotto chiave i nostri
vestiti, tenendo fuori solo lo stretto necessario per uscire e andare a lavoro.
Fu subito una sensazione meravigliosa essere nuda, naturale senza altri fini
davanti al mio uomo e lui lo stesso davanti a me. Ovviamente coinvolgemmo anche
il piccolo Rocco, iniziava la sua educazione naturista e ne fu entusiasta. Era
molto più sereno e sorridente da quando aveva avuto il permesso di liberarsi
dei vestiti e iniziò a cercarli sempre meno.
Tutta la fase di ideazione fu esaltante,
Stefano sembrava rinato, era un vulcano di idee, pur mantenendo il suo ruolo
principale in cucina in cui era imbattibile si sarebbe dedicato anche a tutto
il resto. Ogni decisione e idea nuova ci metteva addosso un’eccitazione
incredibile che sfociava in appassionati 69. Fu veramente un periodo stupendo
fatto di lavoro e sesso orale come non ci era mai capitato nella vita e mi
sorpresi a scoprire sapori del mio uomo che quasi avevo dimenticato. Così si
rafforzò la nostra idea di dedicare la nostra oasi ai sensi ma ci tenevamo a
mantenere un’impostazione familiare, accogliente e se pure il sesso avrebbe
fatto da padrone non doveva diventare un bordello. Un sesso diverso, naturale
in sintonia con il paesaggio che ci accoglieva.
Prevedemmo cinque aree, il posto era
grande e lo permetteva e lavorammo a lungo sui dettagli.
Iniziammo dall’oasi della vista
approfittando del fatto che l’agriturismo affacciava su un panorama in collina
veramente unico, oltre al bel prato che avremmo attrezzato con i giochi per i
bambini adeguatamente separati dalla piscina per gli adulti la zona avrebbe
ospitato le due camere singole pensate per chi voleva appagare i piaceri della
vista appunto. Ogni camera oltre ad avere un grande specchio sul soffitto aveva
la possibilità di collegarsi su un grande schermo alle webcam piazzate nelle
altre camere che avrebbero fatto richiesta di essere ammirati nella loro
intimità.
L’oasi degli odori invece era situata
nella piccola pinetina in cui avremmo piantato tutti i fiori e le piante dai
profumi più afrodiasiaci e nella quale si sarebbero potuti ospitare anche i
cani dei nostri ospiti nei pressi di una piccola stalla per permettere a chi lo
volesse di praticare equitazione o vivere avventure in un’ambientazione più selvaggia.
L’oasi del gusto ovviamente comprendeva
la cucina di Stefano in cui avrebbe pensato a menu tipici e basati sulle
esigenze dei nostri ospiti e la sala ristorante arredata con particolari tavoli
regolabili nell’altezza che all’occorrenza avrebbero potuto ospitare anche i
corpi stesi dei nostri ospiti che volevano offrirsi come banchetto o come
dessert per gli altri, tipo buffet. Nella sala ristorante c’erano anche la
porta delle due camere matrimoniali che come optional oltre al set di webcam
che avrebbe potuto riprendere le loro perfomances per trasmetterle in diretta
nelle camere singole o per essere registrate su un dvd da lasciare ai
protagonisti alla fine del loro soggiorno, avevano anche una parete attrezzata
per il glory hall per esaltare ancora meglio il piacere del gusto senza la
distrazione della vista. Chiaramente ognuna di queste camere era dotata di
tutto l’occorrente nei comodini per consentire di vivere al meglio il
soggiorno, dai lubrificanti, alle bende, le manette allo strap on. Pensammo anche
alla possibilità di creare una piccola boutique in cui le coppie avrebbero
potuto lasciare le copie dei loro dvd a disposizione degli ospiti più curiosi.
L’area dei suoni era la più complessa da
realizzare. Nasceva come locale destinato alla musica dal vivo, decidemmo di
traformarla in una specie di hall comune, una zona ricreativa per socializzare,
con divanetti per chiacchierare e una grande bacheca che avrebbe fatto da
messaggeria tra gli ospiti. Era anche l’unica zona in cui potevamo sistemare la
stanza più grande, quella con due letti matrimoniali più grandi del normale per
le coppie che sarebbero venute con i bambini o che volevano trascorrere il soggiorno
condividendo la stanza con un’altra coppia. I letti si prestavano a ospitare
comodamente tre persone quindi ognuno avrebbe trovato la combinazione che più
si addiceva. Per esaltare il piacere dei suoni la camera era assolutamente non
insonorizzata in modo che chiunque fosse presente nella sala comune poteva
comodamente ascoltare cosa accadeva all’interno. In questa stanza non era
presente la webcam per rispettare la privacy di chi voleva farsi sentire ma
lasciare il resto all’immaginazione. In compenso però aveva la possibilità di
aprire dei divisori all’interno in modo da escludere all’occorenza qualcuno degli
ospiti e lasciarlo solo ad ascoltare.
Infine l’oasi del tatto, attrezzata con
il centro massaggi e comode poltrone attrezzate con tutto l’occorrente per i
cultori della masturbazione, lubrificanti e toys di ogni tipologia.
In tutto quindi disponevamo di dodici
posti letto e chiaramente prima dell’inaugurazione ufficile io e Stefano ci
saremmo premurati di provare tutte le attrezzature personalmente.
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