domenica 14 giugno 2015

Il debito.

(in foto: Lucy Heart. DDFNetwork.com)


   Arrivammo a casa di Lorenzo alle otto. Sabrina aveva già avuto l'occasione di vedere dov'è che viveva, per me fu invece la prima volta, e ne rimasi subito sorpreso. Lorenzo viveva nel lusso più sfrenato. Di soldi ne aveva tanti, principalmente grazie a suo padre che aveva messo su un piccolo impero commerciale. Lorenzo ci fece strada nella sala da pranzo dove c'era la tavola apparecchiata, ma senza le pietanze. Era come se stesse aspettando noi per cominciare a cucinare, anche se avevo dei seri dubbi sulla sua capacità di stare ai fornelli. Era per questo che aveva voluto anche me? Per cucinare? In ogni modo quella sera mi trovai di fronte ad un altro Lorenzo. A parte un innocente bacio sulle guance di Sabrina poi non fece altro per tutto il tempo. Neanche una palpata al sedere, e questo era molto strano. Il suo atteggiamento era molto serio, come se ci fosse qualcosa che doveva dirci. Ci fece sedere e poi sputò il rospo.
- Sabri, oggi ho dovuto sistemare la contabilità di mio padre - disse.
- Ah sì? - domandò mia moglie.
- Eh già. E ho scoperto delle cose molto interessanti.
- E cioè? - Sabrina sembrava davvero preoccupata.
- E cioè che tu hai nei confronti di mio padre un debito di cinquemila euro.
   Sabrina abbassò la fronte. Era mortificata. Non mi aveva mai parlato di quei cinquemila euro. Era una situazione abbastanza grave. Allora capii che forse quella cena non era quello che ci aspettavamo sia io che Sabrina, bensì una resa dei conti. Lorenzo avrebbe preteso quei soldi e noi non li avevamo. Cioè, non tutti.
- Quei cinquemila euro riguardano della merce invenduta che ho in magazzino - disse mia moglie. - Fino a quando non riuscirò a venderla ho paura che non potrò saldare quel debito.
- Ma tesoro, perchè non mi hai detto niente? - domandai.
- Perchè pensavo che sarei riuscita a vendere la merce e quindi a pagare il dovuto.
- E invece non è andata così - concluse Lorenzo. - Ma c'è un altro modo per risolvere questo guaio.
   E allora capii che Lorenzo si riferiva al culo di mia moglie. Era fatta. Finalmente c'era riuscito. Scavando a fondo nella contabilità del padre era riuscito a trovare un biglietto d'ingresso per il retto di Sabrina. O almeno era quello che credevo. E invece dovetti ricredermi quando ci disse quello che aveva in mente. Non era il culo di mia moglie che voleva. A quello ci sarebbe arrivato senza troppi problemi a tempo debito. Era solo questione di tempo, e il culo di Sabrina sarebbe stato suo. Questo lo sapeva per certo, e io glielo leggevo negli occhi. A quel punto mia moglie si alzò dalla sedia e si alzò la gonna e sfilò le mutandine lasciandole cadere a terra.
- Ho capito tutto - disse. - Sono pronta.
- No no no - continuò Lorenzo. - Non è il tuo corpo che voglio. Quello posso averlo quando voglio.
- E allora che vuoi? - domandò Sabrina spazientita e mettendosi coi pugni premuti contro i fianchi, con aria di sfida.
- Guardatevi intorno - ci disse. - Come potete vedere in questa casa ho tutto. Non mi manca niente. Eppure qualcosa che manca c'è.
- Cosa? - domandai. Cominciavo a spazientirmi anche io.
- I domestici - rispose lui. - Avrei davvero bisogno di due domestici. Per l'esattezza di uno che badi alla cucina, e tu Stefano in questo saresti perfetto, e una che badi al resto della casa, e per questo ho pensato a te Sabrina.
- Cosa?! - esclamai. - Ma tu sei matto.
- Si tratterebbe soltanto di due settimane. E comunque vi do qualche minuto per discuterne - a quel punto Lorenzo si alzò dalla sua sedia e ci lasciò soli a parlarne.
- Tesoro, cos'è questa storia? - domandai.
- Lo so, avrei dovuto parlartene prima. Ma cinquemila euro sono tanti. E non vedo altra soluzione. Te lo chiedo in ginocchio, facciamolo. E di questo debito non ne sentiremo parlare più.
   Era assurdo. Tra l'altro mi sentivo anche un pò in colpa, perchè quando avevamo deciso di aprire l'oasi naturista Sabrina si disse intenzionata a lasciare il negozio e a dedicarsi in tutto e per tutto alla nostra nuova attività. Fui io a dirle di non abbandonare il negozio. E il debito di cinquemila euro con il fornitore, se avessi accettato la sua decisione di chiudere il negozio, probabilmente non ci sarebbe stato. Quindi era anche un pò colpa mia. Non potevo, a quel punto, fare altro che accettare la proposta di Lorenzo.   
   Quando ritornò in sala da pranzo gli dicemmo la nostra decisione, e lui fu felicissimo. Ci disse che nella camera degli ospiti avremmo trovato le nostre divise di servizio. E così andammo a prenderle, ed era come immaginavo. Sabrina avrebbe dovuto indossare uno striminzito grembiule bianco, le calze autoreggenti, i tacchi a spillo e un fermacapelli merlettato, e nient'altro. Per il resto sarebbe stata completamente nuda. Non avrebbe indossato neppure le mutandine. Io invece avrei dovuto indossare soltanto un grembiule nero, che mi copriva dai capezzoli alle ginocchia, e nient'altro. Così cominciammo a indossare le nostre divise e Lorenzo entrò nella stanza.
- Ah! Quasi dimenticavo questi - in mano aveva due butt-plug, uno per me e uno per mia moglie. - Vi è fatto assolutamente divieto toglierveli durante le vostre ore di lavoro. Chiaro?
   Erano belli grossi, e sia io che mia moglie avremmo dovuto tenerli nel culo per tutto il giorno. Ce li infilammo a vicenda nel retto e ci mettemmo subito a lavoro. Raggiungemmo Lorenzo in camera da pranzo, lui era seduto e stava leggendo un giornale economico.
- E allora? Cosa facciamo? - domandò Sabrina.
- Non ci siamo - rispose Lorenzo. - Da oggi in poi vi rivolgerete a me chiamandomi "padrone".
- Come desidera, padrone - continuò mia moglie.
- Molto bene. Tu - mi disse, - vai a preparare la cena. E tu invece, nell'attesa inginocchiati tra le mie gambe. Esigo un pompino. Mi auguro che sarai abbastanza brava da soddisfarmi, altrimenti sarò costretto a punirti.
   Dal tavolo prese un frustino nero e ce lo mostrò. Io andai in cucina e mia moglie si inginocchiò tra le gambe di Lorenzo, gli tirò giù la lampo dei pantaloni e fece uscire il suo enorme cazzo già duro. Dalla cucina riuscivo a vederli; lei era di spalle, vedevo il suo culo morbidoso con quel butt-plug che le usciva dall'orifizio anale. Lorenzo continuava impassibile a leggere il giornale e ogni tanto dava delle indicazioni a Sabrina su come fare per farlo godere di più. Intanto mi misi all'opera. Dopo cinque minuti che stavo cucinando sentii lo schiocco della frusta che colpiva le natiche di mia moglie.
- Sbocchina bene! - urlò Lorenzo. - Non mi stai facendo godere abbastanza.
- Sì padrone - rispose lei.
   Quando ebbi finito di cucinare misi in un piatto quello che avevo preparato e lo portai in sala da pranzo, proprio nel momento in cui Lorenzo stava per sborrare. Infatti era in piedi e con il cazzo piantato davanti al viso di mia moglie aveva preso a masturbarsi fino a schizzarle sul viso tutta la sua copiosa sborra. Il viso di Sabrina ne era completamente inondato. Intanto misi il piatto in tavola, e Sabrina si rimise in piedi accanto a me. Aspettammo che Lorenzo finisse di mangiare. I nostri butt-plug stavano per regalarci dei sensazionali orgasmi anali. Tremavano le gambe sia a me che a lei. Poi finalmente arrivò per noi un sensazionale orgasmo. Ci prendemmo per mano per farci forza e cercammo di trattenerci nell'esternare quell'intenso piacere che stavamo provando. Quando Lorenzo finì di mangiare ci disse che potevamo andare.
- Ci vediamo domani - disse. - E cercate di essere puntuali, altrimenti sarò costretto a darvi una bella lezione.
   E così ci rivestimmo a ritornammo a casa.

Stefano.

 

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