sabato 15 ottobre 2016

Come un guardone.


   Sabrina non appena vide la sproporzionata erezione che aveva appena raggiunto il suo toro ebbe un sussulto e guardò l’enorme sventola con stupore e incredulità.
   “Woooowww!” esclamò. “Tu sì che sei un uomo. Guarda che roba!”.
   E sempre con stupore e quasi con curiosità scientifica lo prese con la mano afferrandolo saldamente alla base e esaminandolo con accurata attenzione, quasi come se non avesse mai visto attrezzi di quelle dimensioni.
   “Il sogno di ogni donna” disse divertita, “avere un marito con un cazzo così”.
   Sabrina impugnava quell’affare e sembrava quasi intimorita da tanta potenza sessuale. Che poi certamente non era la prima volta che si trovava di fronte ad un totem del genere, però forse stava fingendo che fosse la prima volta semplicemente per lusingarlo. Mia moglie utilizzava spesso questo approccio con gli uomini, gli piaceva fargli credere che erano “speciali”, che avevano cazzi enormi, perché era un modo per coccolarli. E per Sabrina le coccole erano indispensabili in un rapporto completo. Lei adorava coccolare gli uomini, e lo faceva anche con le parole, anche con le lusinghe, e alcune volte anche con le bugie; infatti era successo molte volte che aveva detto a qualcuno, che magari c’aveva il cazzo piccolo, che ce l’aveva enorme. Era il suo modo di coccolare gli uomini. Certo, non era questo il caso; qui era davvero di fronte ad un cazzo spaventoso.
   “Beh, direi che è il caso di assaggiarlo subito, non credi?” disse, poi avvicinò la bocca all’asta e lo baciò a timbro, poi tirò fuori la lingua leccandolo dalle palle fino alla cappella. Arrivata in cima lo accolse in bocca. Da dove ero messo io riuscivo a vedere tutto. La mia principale preoccupazione era che non mi vedessero loro, e proprio per quel motivo avevo il cuore a mille, un po' per la paura di essere scoperto e un po' per l’eccitazione di quello spettacolo a cui stavo assistendo. Mia moglie si stava gustando quel palo nero con sorprendente cura, in breve l’aveva riempito di saliva che sgocciolava fino alla base, e con volgari e osceni risucchi se la riprendeva in bocca. Credetemi, io tremavo dell’eccitazione. Avevo assistito varie volte mentre Sabrina faceva godere altri uomini, ma mai di nascosto. O forse sì, ma questa volta era diverso. Questa volta mi ero introdotto illegalmente nella proprietà privata di qualcuno, e mi ero messo a spiare. Questo rendeva l’eccitazione ancora più intensa.
   Ad un certo punto Sabrina fece uscire il grosso membro dalla bocca, ma continuando a masturbarlo delicatamente con la mano destra, la mano dove c’era la fede nuziale. Quel piccolo particolare mi fece quasi venire nelle mutande. Nonostante avesse abbandonato il tetto coniugale, perché era questo che aveva fatto, continuava a tenere la fede, che rappresenta la nostra unione, al suo solito posto, ovvero l’anulare della mano destra. E con quella mano adesso stringeva il membro duro di un altro uomo.
   “Ti va se scopiamo in doccia?” gli chiese.
   “Ok” rispose lui.
   Così si alzarono dal divano e tenendosi per mano si avviarono verso il bagno. Lui lungo il tragitto le diede un gran sculacciata. Sabrina adorava essere sculacciata. Comunque la decisione di scopare sotto la doccia andava a mio sfavore, perché da dove mi trovavo non potevo vedere niente. Cazzo, pensai, è finito lo spettacolo. Ma la mia eccitazione era così alta che mi portò a fare un ulteriore pazzia, quasi mi comandò di scavalcare la finestra e intrufolarmi in casa. Era una pazzia, ma non ero in grado di fermarmi. Era l’eccitazione che comandava il mio corpo, che mi stava obbligando a fare quella pazzia. Così mi intrufolai dentro, come un ladro, e cercai di avvicinarmi alla porta del bagno. Finalmente li vidi, dentro il box doccia, avvinghiati l’uno all’altro a baciarsi appassionatamente come due innamorati. Poi il toro le prese una gamba e gliela sollevò e con l’altra mano indirizzò la sua mostruosa protuberanza all’interno della vagina di mia moglie. L’acqua scrosciava e in breve tempo sulle pareti di plexiglass del box si formò tutta la condensa, e quindi non potevo vedere altro che le loro sagome. Vedevo lui che infilava dentro mia moglie il suo palo come una furia, e Sabrina che si teneva con le braccia allacciate intorno al collo di lui, e intanto ansimava di piacere, lo istigava a fare più forte, diceva: “rompimi! Così, sfondamela! Cazzo, quanto godo!”.
   Ce l’avevo durissimo e avevo tanta voglia di tirarlo fuori e segarmi, ma la paura di essere scoperto mi frenava. Ad un certo punto qualcuno bussò alla porta d’ingresso e andai nel panico. Feci una corsa verso la finestra e inciampai e quasi finivo a terra. Intanto continuavano a bussare con insistenza, e poi sentii una voce maschile che gridava: “Josh!”. Josh era il nome del toro. Dalla doccia si accorsero che c’era qualcuno alla porta, così si fermarono e aprirono il box. Stavano uscendo, e io con un balzo schizzai fuori dalla finestra. Ero salvo.
   Sabrina si mise al centro della stanza ad aspettare, visibilmente provata dalla penetrazione, un po' risentita del fatto che era stata interrotta bruscamente. Josh, con il cazzo ancora mostruosamente duro, andò ad aprire la porta, senza neppure preoccuparsi di coprirsi. D’altronde neppure Sabrina si era preoccupata di farlo. Dietro la porta c’era un altro dei barman che avevo visto al Black Is Better, un connazionale del toro, che aveva appena finito il turno e probabilmente era venuto per farsi una bella doppietta con mia moglie. I due si salutarono parlandosi nella loro lingua, poi entrarono e chiusero la porta. Il nuovo arrivato non perse tempo e si spogliò, mettendo anche lui a nudo un notevole cazzo taurino. I tori iniziarono a discutere in un inglese deformato da uno slang mai sentito prima d’ora. Io li capivo perché lavorando nel settore della ristorazione e del turismo avevo imparato un po' di inglese. Sabrina invece dava proprio l’impressione di non capire nulla; se ne stava lì ad aspettare impazientemente che cominciasse la doppia monta. Più o meno stavano dicendo: “tu che vuoi? Culo o figa?”. E l’altro: “io le faccio il culo, la figa è tutta tua”. E l’altro: “allora io mi metto sotto, e me la faccio davanti, tu invece ti metti dietro e le fai il culo”. Toro 1 allora si mise a sedere sul divano e con le mani prese mia moglie per i fianchi e la fece salire sul suo palo facendoglielo penetrare in figa in tutta la sua interezza. Toro 2 si mise dietro Sabrina e con le mani le allargò le natiche, poi puntò la sua anaconda contro il suo orifizio anale, e con una spinta lo fece entrare dentro. Cominciava la doppia monta. Era strano, Sabrina era misteriosamente silenziosa. In genere, lo sapete, quando mia moglie faceva l’amore diceva un sacco di porcate. Ma quella volta si limitò a farsi penetrare, senza lasciarsi trasportare, ma restando immobile, come un giocattolo. Forse aveva paura che quei due enormi pali potessero davvero rompergli i buchi? Non sembrava a proprio agio. Ma comunque la monta andò avanti, per una mezz’oretta buona.
   Forse Sabrina non era a proprio agio perché i due tori continuavano a parlarsi tra di loro in quella lingua che per lei era incomprensibile, quasi escludendola dal rapporto. Certamente ne stava traendo piacere, questo è certo, lo vedevo dagli occhi. Come già vi ho detto in qualche post precedente, mia moglie e mia figlia avevano lo stesso modo di godere, alzavano le pupille degli occhi fino a farle sparire. Quando le vedevi che facevano così voleva dire che erano vicinissime all’orgasmo. Ma a parte questo Sabrina continuava a non essere propriamente a suo agio.
   I due tori cominciarono a inondarle i buchi di sborra. Con urla liberatorie le scaricarono tutto il loro seme dentro, poi sfilarono le loro anaconde da dentro e lo sperma colò fuori a fiumi. Si accasciarono l’uno sull’altro in un’orgia di corpi, godendosi quella sensazione di torpore che segue l’amplesso. A quel punto mi allontanai dalla casa furtivamente e raggiunsi la macchina, mi chiusi dentro e siccome ero molto eccitato per quello che avevo appena visto fui costretto a farmi una sega. Sborrai subito, circa cinque secondi e poi iniziai a schizzare. Ma non misi in moto la macchina, piuttosto pensai bene di rimanere lì, nel caso anche tutta la notte. Dovevo continuare a spiare Sabrina. Dovevo capire cosa le era successo, cosa l’aveva spinta a regredire così tanto, allo stato animale, un pezzo di carne a disposizione di chiunque. Ancora non riuscivo a capirci niente di quella faccenda.

Stefano.

3 commenti:

  1. quando sabrina impazzisce per i negroni e si fa sbattere come una vera zoccola è davvero irresistibile!!

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    1. Ciao Vernonblu! Leggiamo i tuoi commenti sempre con piacere. Contattaci in privato, Sabri muore dalla voglia di conoscerti meglio. La nostra e-mail è: stephanzanzi@hotmail.it

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  2. woww che onore stephan!! ti ho appena scritto :P un grande bacio alla meravigliosa Sabri!!

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