venerdì 21 ottobre 2016

La rosa del peccato.


   Ma come andarono precisamente le cose? Ebbene, come dicevo nel post precedente, era di domenica. Il giorno dopo saremmo rientrati a casa. Avevamo già notato Tiziano da alcuni giorni; veniva in spiaggia a mezzogiorno, e con la tecnica della rosa che donava alla coppia che aveva intenzione di sedurre, era riuscito a ingropparsi già una tedesca e un inglesina, con il beneplacito dei mariti che avevano assistito alla monta.
   Quella domenica noi eravamo come sempre in spiaggia di buon mattino, intenti a goderci l’ultimo giorno di quel weekend tutto nostro. A mezzogiorno arrivò Tiziano con la sua rosa. Mi domandai: chi sarà la preda oggi? La risposta non si fece attendere, infatti si avvicinò a noi con passo deciso, poi si inginocchiò davanti a mia moglie e le porse il fiore.
   “Questa è per te” le disse. Sabrina sembrava più divertita che eccitata da quella situazione.
   “Ah, quindi oggi la preda sono io” rispose mia moglie in modo ironico, poi raccolse l’omaggio floreale. “Oggi hai deciso che vuoi chiavarti me. Hai visto Stè?” mi chiese, “che donna fortunata che sono. Oggi tocca a me”.
   Sabrina come sempre voleva prima un po' giocare al gioco del gatto e del topo. Lei era la gatta, che aveva il coltello dalla parte del manico e aveva messo il topo in trappola, e adesso si divertiva a sballottolarlo con le zampe, dandogli dei colpetti per disorientarlo e metterlo in uno stato di inferiorità. L’avevo vista varie volte comportarsi così. Di solito lo faceva con gli uomini che volevano portarsela a letto, ma per i quali lei non provava alcuna attrazione, ma che in qualche modo avrebbe voluto accontentare. Quindi poi alla fine si concedeva, ma non prima di averci giocato un po'.
   Io me ne stavo in silenzio a guardare, quasi come se fossi un guardone qualsiasi e non il marito di Sabrina. D’altronde il gioco era tra lei e quel Tiziano Cazzodiferro. Dal momento che lui le aveva consegnato la rosa era diventato chiaro che io ero l’elemento passivo del trio, e che quindi la mia donna era diventata sua, e tutto quello che mi era concesso era di assistere a quello che stava succedendo, in silenzio. Quel giorno dovevo dimenticare il fatto che Sabrina era mia moglie, e accettare il fatto che era diventata la donna di lui.  
   “E posso sapere di grazia il motivo del perché oggi hai scelto me?” gli chiese.
   “Tutto merito suo” rispose afferrando il suo cazzo dalla base già mezzo duro e mostrandolo alla mia Sabri con orgoglio. “Quando vede una donna come te perde completamente la ragione”.
   “Perché? Che genere di donna sono io?”.
   “Una donna con tanta roba con cui lui potrebbe divertirsi molto” disse riferendosi alle grosse tette di mia moglie.
   “Sì, ma sono anche una donna sposata, e si da il caso che, se non te ne fossi accorto, mio marito è qui accanto a me”.
   “Ma tanto lui non è geloso” rispose sempre riferendosi al suo attrezzo. “Lui è sempre andato d’accordo con i mariti delle donne che vuole rimorchiare”.
   Io continuavo ad assistere in silenzio, quasi come se fossi uno spettatore esterno, uno che stava guardando un film. Quella storia non mi riguardava, ma era una faccenda esclusivamente tra Sabri e Tiziano. In ogni modo ci presentammo e rimanemmo per un paio d’ore a parlare sotto l’ombrellone; in verità parlarono soltanto loro due, e i loro discorsi erano principalmente un modo per stuzzicarsi a vicenda. La cosa che mi stupì non poco fu il modo di presentarsi di mia moglie, la quale disse: “piacere Sabrina, ma tutti mi chiamano Sabrina Bocca e Culo”. Non lo aveva mai fatto. Era la prima volta che si presentava come Sabrina Bocca e Culo. Di solito erano gli altri che la chiamavano in quel modo. Lei non si era mai azzardata a presentarsi in quel modo.
   “Come mai ti chiamano così?” domandò lui.
   “Diciamo che mi chiamano così perché molti uomini hanno avuto il privilegio di usufruire di queste mie due cavità per trarne piacere”.
   “Interessante. Speriamo di poter entrare presto nella lista di questi privilegiati”.
   “Dipende tutto da te”.
   Tiziano ci raccontò un po' di lui. Quando ci disse che era un porno attore in erba né io né Sabri sembravamo intenzionati a crederci. Chi ce lo diceva che non era una cosa detta solo per pavoneggiarsi un po'? Comunque non gli dicemmo niente riguardo alle nostre perplessità, d’altronde non ce ne fregava niente. Non era così importante sapere tutta la verità su di noi. Potevamo anche essere degli anonimi, il gioco stava funzionando bene e questo bastava. Comunque, più per compiacerlo che per curiosità, Sabrina gli chiese quali film aveva fatto. E lui rispose che al momento ne aveva fatti soltanto tre: L’alba del nuovo coito, Le vie della gnocca sono infinite e Susburra (che poi era una parodia del romanzo Suburra).
   Poi Sabrina continuò l’interrogatorio chiedendogli quale era la sua specialità, e lui rispose senza pensarci troppo: l’anale. Il sesso anale era il suo forte. E allora Sabrina si finse sorpresa e sgomenta, spalancando gli occhi e la bocca. Era chiaro che si stava prendendo gioco di lui, fingendo in modo spudorato incredulità e stupore.
   “Se vuoi te lo dimostro” disse lui accarezzandole un fianco. “Qui, davanti a tutti”.
   “Vacci piano” rispose lei allontanandogli la mano. “Non mi piace dare spettacolo”.
   “Allora che ne dici di andare in un posticino più appartato?”.
   Sabrina mi guardò, quasi come se cercasse la mia approvazione. Quella corte spudorata da parte di Tiziano mi aveva fatto venire un cazzo durissimo. Era chiaro che per me andava benissimo e mia moglie lo capì subito dalla mia erezione. Mi fece un mezzo sorriso di complicità.
   “Che ne dici tesoro? A te va bene?”.
   “Se tu lo vuoi…” risposi.
   “Allora è andata” disse a Tiziano. “Puoi avermi. Buco del culo compreso”.
   Raccogliemmo tutte le nostre cose e ci avviammo verso casa di Tiziano, che abitava a qualche chilometro di distanza. Aveva un appartamento in un condominio anonimo che avrebbe fatto a caso nostro.

Stefano.

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