martedì 11 ottobre 2016

Sabrina in ogni donna. 

(Micky Bells, Breasts Beyond Belief, Scoreland.com)


   La chiacchierata con Moana, nonostante fosse stata molto spinta, mi aveva fatto riflettere. Tenevo proprio tanto a Sabrina, e non potevo permettere che un altro uomo se la portasse via. Poteva anche starmi bene che avesse una tresca con qualcun’ altro, anzi, mi faceva piacere, ma l’idea che fosse innamorata di un altro uomo non mi piaceva per niente. E non era un altro uomo qualsiasi, ma Franco, un amico di vecchia data, e questo mi feriva ancora di più. Come poteva farmi questo? Appropriarsi completamente di mia moglie, non solo del suo corpo ma, cosa ancor più grave, del suo cuore. Dovevo fare qualcosa, reagire, e quindi preso da un raptus di rabbia presi il telefono e chiamai Franco. E mi sorprese non poco apprendere che mia moglie non era più con lui. 
   “Stefano, credimi, mi sento uno schifo per quello che ho fatto” era sinceramente dispiaciuto, questo era vero, lo sentivo dal tono della sua voce. “E ne ho parlato a Sabrina, le ho detto che quello che stava accadendo era una cosa sbagliata. A quel punto se ne è andata, e in verità credevo che fosse tornata da te”. 
   “No Franco, qui non c’è” risposi amareggiato. 
   “Sabrina è uno spirito libero. Vedrai che tornerà”. 
   “Sì ma adesso dov’è? E soprattutto con chi?”. 
   “Non lo so Ste, mi dispiace. Potrai mai perdonarmi?”. 
   “Certo Franco. Certo che ti perdono. D’altronde non hai nulla da rimproverarti. Hai Amato mia moglie come del resto hanno fatto molti uomini. Anzi, tu l’hai amata di più degli altri. L’hai amata con rispetto, e non come un buco da riempire. E di questo ti ringrazio”. 
   Ma diceva davvero la verità? Era vero il fatto che Sabrina se n’era andata senza lasciare tracce? E se invece mi aveva detto quella cosa soltanto per mettermi fuori strada? A me chi me lo diceva che mia moglie non era più lì con lui? In verità Franco mi era sembrato molto sincero. E poi mi fidavo della sua parola. Non avevo mai conosciuto una persona più onesta e leale di lui, quindi non c’era proprio alcun motivo di dubitare. Ma il problema rimaneva. Se lei non era con lui, allora dove era andata a finire? Provai anche a chiamare sul suo cellulare, ma era spento. 
   Il giorno dopo ricevetti una telefonata che non mi aspettavo davvero. Era Marica, la figlia di Franco, che praticamente era cresciuta con Moana, e tra lei e mia figlia c’era quasi un legame di sangue, quasi come due sorelle. Non sentivo Marica da molto tempo, e onestamente non mi aspettavo una sua telefonata. Mi disse che aveva origliato suo padre che parlava al telefono con me e che forse poteva aiutarmi. 
   “In che modo?” le chiesi. 
   “So dov’è zia Sabrina” chiamava così la madre di Moana, proprio perché pur non essendoci alcun grado di parentela tra noi e Franco, Marica comunque aveva sempre percepito questo legame di sangue con mia figlia. 
   “Ti prego Marica, non tenermi sulle spine. Dimmelo”. 
   “Porto Uccello. Bazzica in un bar del lungomare chiamato Black is Better”.
   Porto Uccello era una località turistica della Sicilia, frequentata principalmente da persone di un certo livello economico. Attraccavano molti yacht di lusso, e la sera la piccola cittadina poteva vantare una discreta vita notturna tra locali di ogni tipo. Chiesi a Marica come faceva a conoscere quell’informazione e lei mi rispose che ci andava spesso a Porto Uccello con gli amici, perché la sera c’erano spesso delle belle feste in riva al mare a ritmo di reggae. Marica, per chi non lo ricordasse, era una cantante raggamuffin con un discreto seguito, per cui conosceva bene i luoghi dove la vita notturna era molto intensa. E Porto Uccello era uno di questi. 
   Ringraziai Marica per l’informazione. Ma avevo ancora un dubbio nella testa, e cioè perché mi aveva telefonato? Perché aveva sentito il bisogno di avvertirmi di quella cosa? Provai a chiederglielo e lei mi disse che aveva intuito dalla chiacchierata che avevo avuto con suo padre che era una cosa seria, e che quella di mia moglie non era una semplice scappatella. 
   “Forse avrei dovuto farmi gli affari miei” disse, “e forse ho fatto male a dirtelo. Ma allo stesso tempo ho pensato che non era giusto farti soffrire così tanto. Voglio dire, sei suo marito, hai tutto il diritto di sapere lei dov’è e soprattutto se sta bene”. 
   “Grazie Marica, sei un angelo”. 
   “A proposito di angeli, fai gli auguri a quella zoccola di tua figlia da parte mia”. 
   “Per cosa?”. 
   “Per il film che sta girando”. 
   “Ah quindi lo sai. E sai anche che…?”. 
   “Sì sì, so benissimo che è un porno. Cosa credi? Io e Moana ci telefoniamo almeno tre volte a settimana”. 
   In effetti ero a conoscenza del fatto che si sentivano spesso, ma non credevo che le avesse raccontato anche del film. Ma di cosa mi stupivo? In fin dei conti non erano come sorelle? 
   Adesso toccava a me fare qualcosa. Sapevo dove cercare Sabrina, quindi non dovevo fare altro che andare a riprendermela. Ma davvero era questo quello che dovevo fare, oppure dovevo lasciarla libera di divertirsi, e semplicemente aspettare il suo ritorno? Come già vi ho detto in passato mia moglie ogni tanto sentiva il bisogno di essere riconquistata, quasi come se sentisse il bisogno di un’ulteriore prova d’amore da parte mia. Era già successo due volte in passato, e chissà che questo suo allontanamento non fosse proprio una richiesta da parte sua di una prova d’amore. 
   Ma dovevo prendere una decisione, e in fretta. Dovevo agire, qualsiasi uomo lo avrebbe fatto. E così mi precipitai in aeroporto e presi un biglietto per il primo aereo in partenza per la Sicilia. La mia voglia di riconquistare mia moglie era così forte che mi faceva vedere Sabrina in ogni donna. Prima in una prostituta in strada, con le sue tette prosperose, che percorreva una strada secondaria in cerca di clienti, notai una strepitosa somiglianza con Sabrina. Poi la rividi in una ragazza in aeroporto, che aspettava il suo volo, in compagnia del suo fidanzato, che se ne stava accoccolato con il viso sulle sue grosse tette. Guardai quella ragazza e anche in lei vidi mia moglie, e lei mi guardava, furbescamente, con un sorriso di complicità, quasi come se mi dicesse: sì, sono proprio io, tua moglie. Poi rividi Sabrina anche nella hostess che c’era in aereo, che si sbracciava nel darci le informazioni relative ad un eventuale atterraggio di emergenza. Allargò le braccia per indicarci le uscite e le sue maestose tette sembravano lì lì per farle esplodere la camicetta bianca, e nel frattempo mi guardava come mi guardava la ragazza in aeroporto, con quel mezzo sorriso di complicità, tipico della mia Sabrina quando si trovava in compagnia di un uomo con cui aveva voglia di fare l’amore. Cercai di addormentarmi. Era chiaro che avevo bisogno di riposo. Ma ad un certo punto mi svegliai, o almeno era quello che credevo, in verità dormivo ancora. In ogni modo vidi la hostess/Sabrina che accompagnava un uomo al bagno, un uomo dall’aspetto comune sulla cinquantina, il quale vidi che le palpò fugacemente il sedere, e lei guardò nella mia direzione facendomi l’occhiolino, come a dire: lo sai che non so resistere alle avventure con altri uomini. Poi la vidi entrare nella toilette insieme all’uomo. A quel punto mi svegliai per davvero. L’aereo era atterrato. Ero pronto per andare a riprendermi mia moglie.

Stefano.

Nessun commento:

Posta un commento