lunedì 17 ottobre 2016

Qui tutto bene.

(in foto: Cadence Lux, Shades of Kink, SweetSinner.com)


   Mio padre era andato a riprendersi sua moglie, e io ero ormai alle prese con la seconda scena del film. La lontananza di mio padre un po’ mi faceva male, perché mi sarebbe piaciuto averlo sul set per tutta la durata delle riprese. Però capivo anche che quello che si apprestava a fare era una cosa di vitale importanza. C’era in gioco il suo matrimonio, che già era stato minato altre volte, ma questa volta era davvero in pericolo. Mia madre non rispondeva al telefono, quindi non aveva neppure lontanamente intenzione di tornare. Mio padre, nonostante non fosse proprio un marito esemplare, aveva il dovere di fare qualcosa, se voleva riconquistare sua moglie.
   La scena che ci apprestavamo a girare comprendeva anche un rapporto anale. Il mio personaggio si apprestava, dopo la scena che avevamo girato in precedenza, ad andare a letto con il senatore che avrebbe dovuto concedere la famosa licenza edilizia dietro la quale ruotava tutto il film. Era tutto pronto; Berni diede il via e iniziarono le riprese. Eccomi che percorro il set, con indosso un vestito elegante e ricca di gioielli, tra le strade di Roma fedelmente ricostruite. Mi dirigo verso la casa del senatore; l’attore che lo interpretava non era un granchè, anzi era proprio un cesso, con una pancia grossa come un melone ma un discreto cazzo. Si chiamava, o perlomeno era il suo nome d’arte, Tiziano Cazzodiferro. Pare che nel settore dell’hard fosse molto conosciuto e apprezzato. Io non l’avevo mai visto, ma pare che avesse fatto un sacco di film. Infatti avevamo una ventina d’anni di differenza, c’aveva gli stessi anni dei miei genitori, e in quei venti anni aveva fatto un casino di film. Quasi due all’anno, quindi circa una quarantina. In effetti l’idea di girare quella scena insieme ad un professionista indiscusso del porno mi metteva un po' in soggezione. Sarei stata all’altezza di tenergli testa? Ormai mi conoscete, ero brava a fare l’amore, ma quel Tiziano Cazzodiferro aveva ben venti anni di esperienza! Venti anni di scopate!
   Comunque avevo avuto modo di conoscerlo prima di girare la scena. Avevo chiesto a Berni di portarmi nel suo camerino; volevo conoscerlo quella stella dell’hard di cui tutti parlavano, da cui quel pomeriggio mi sarei dovuta fare inculare. Avevo sempre immaginato i divi del porno come dei super fighi, con corpi ben scolpiti, muscoli dappertutto, e invece mi trovai di fronte a quest’uomo tarchiato, un po' calvo, il petto villoso e una pancia che sembrava un cocomero. Era in mutande quando ero entrata nel camerino. Dovette accorgersi della mia delusione, mi aspettavo qualcosa di meglio, da uno come lui non mi sarei fatta toccare neanche come un dito.
   “Tesoro, sei uno schianto!” disse, poi allargò le braccia quasi come per mettersi meglio in mostra. “Forse non sono bello quanto te, ma ti garantisco che ho altre qualità”.
   “Sai, voglio essere onesta” in realtà non volevo essere crudele. “Ma davvero non riesco a capire come hai fatto a diventare un divo del porno”.
   “Ecco come, amore mio” a quel punto si mise le dita nell’elastico degli slip e li tirò giù quel che bastava per fare uscire fuori il suo attrezzo. Un attrezzo notevole, devo ammetterlo. Ma tutto il resto lasciava molto a desiderare.
   “Ok, ho capito. Rimettilo dentro” dissi scoppiando a ridere.
   Tiziano Cazzodiferro era un vero veterano del sesso anale. Mi disse che aveva impalato più di duecento donne, e io sarei stata la prossima.
   “Come sei messa con il buchetto di dietro?” mi chiese.
   “È da un pezzo che non sono più vergine lì” non so bene per quale motivo ma cercai di non apparire come una novellina, cioè era vero che avevo avuto non pochi rapporti anali, ma certamente non ero una professionista come lui. Forse perché non volevo farlo sentire superiore rispetto a me. Cioè, lui era certamente un professionista di fronte a me, ma il culo era il mio. Quindi volevo fargli capire che se le sue intenzioni erano quelle di sottomettermi come una bambolina qualsiasi allora si sbagliava di grosso.
   “Sarà un privilegio impalare anche te, sei molto carina” mi disse. E poi continuò dicendomi che gli ricordavo sua figlia, infatti aveva una figlia della mia stessa età, ma sinceramente non me ne fregava niente. Impalasse pure lei, per me l’importante era sbrigarsi a girare quella scena.
   Ma ritorniamo alle riprese del film. Dicevo che nella scena io mi dirigevo verso la casa del senatore. Una schiava mi lascia entrare e poi mi conduce nella camera da letto del padrone. Lui è lì che mi aspetta in piedi con indosso la toga bianca. La schiava ci lascia soli.
   “Sono qui per la licenza edilizia, senatore” dissi.
   Lui mi ordina di togliermi il vestito e io eseguo rimanendo nuda davanti a lui, ricoperta solo dei miei gioielli. Lui mi viene dietro e allunga le mani sul davanti, incomincia a palparmi le tette, poi scende giù verso la mia figa e comincia a stuzzicarmela con le dita.
   “Potrà anche avere il mio corpo” dico risentita, “ma il mio cuore appartiene solo a mio marito”.
   “Non ti preoccupare, mi accontento dei tuoi buchi. Soprattutto di questo” con un dito comincia ad accarezzarmi l’orifizio anale.
   “No quello no, la prego. Sono ancora vergine lì” piagnucolo, e lui mi spinge sul letto, adesso sono col culo rivolto verso l’alto, il buco del culo in bella vista, pronto ad essere montato. Il senatore intanto sposta la toga in modo da far venire fuori la sua potente erezione, ecco che si piazza proprio dietro di me, sento il suo glande premere contro il mio orifizio anale. Gli occhi della troupe sono tutti puntati su di noi, anche quelli di Berni, al quale dovetti sembrare molto tesa e quindi cercava di tranquillizzarmi dicendomi: “Cerca di rilassarti Moana, stai andando benissimo” e nel frattempo sentivo il membro di Tiziano Cazzodiferro entrarmi dentro. Chiusi gli occhi dal dolore, era enorme, cercai di rilassare i muscoli del retto per facilitargli la penetrazione. E Berni: “Tiziano cerca di essere delicato, Moana non è esperta come te”. Poi mi diede una spinta facendolo entrare dentro nella sua interezza e non potetti fare a meno di lanciare un urlo di dolore.
   “Ehi ehi! Fai piano! Cazzo, sei proprio un animale!” urlai. A quel punto Berni fermò le riprese.
   “Senti bambina” mi disse Tiziano, “se non sei capace a farti inculare allora cambia mestiere. Io sono un professionista”.
   “Sì, un professionista nel maltrattare le donne” urlai.
   Berni ci invitò a mantenere la calma. Un po' di lubrificante avrebbe certamente fatto al caso nostro. Uno dello staff me ne portò un flacone, me ne misi un po' sulle dita e cominciai a spalmarmelo sul buchetto. In quello stesso momento il mio cellulare cominciò a squillare, ma chissà dov’era. In principio pensai di ignorarlo, ma sembrava piuttosto insistente. Quindi chiesi a Berni di cercarlo. Era nella mia borsetta, me lo portò. Andai a sedermi sulla mia sedia, quella col mio nome stampato sulla spalliera, risposi al telefono e mi misi con le gambe rivolte verso l’alto. Feci segno alla costumista, Loredana (quella che si era scopata mio padre), di venirmi a dare una mano. Le diedi il flacone di lubrificante e le dissi con tono autoritario: “spalma”. Lei se ne mise un po' sulle dita e cominciò a massaggiarmi l’orifizio anale. Devo dire che aveva davvero un modo di massaggiare divino. Quasi mi stava facendo avere un orgasmo anale.
   Al telefono era mio padre.
   “Papà! Sei riuscito a trovarla?”.
   “Sì. Ma non sarà facile riportarla a casa. Tu come stai?”.
   “Stiamo girando la seconda scena del film. In questo momento Loredana mi sta lubrificando… dietro. Sai, è una scena di sesso anale, e il mio partner è un po' rozzo”.
   “Come si chiama?”.
   “Ha un nome che è tutto un programma: Tiziano Cazzodiferro”.
   Ci fu un silenzio chilometrico, come se avessi appena detto un nome che mio padre conosceva bene. Beh, non era difficile credere che avesse visto qualcuno dei suoi film. Intanto Loredana continuava a lubrificarmi, ficcandomi le dita dentro, prima uno soltanto, poi due e infine, senza che me ne accorgessi era arrivata a infilare tutta la mano. Ero pronta. Così Chiusi la conversazione con mio padre e Loredana sfilò la mano dal retto. Ritornai sul set e mi misi nella stessa posizione di prima, come se la scena non fosse mai stata interrotta. Tiziano Cazzodiferro mi si mise dietro; questa volta il suo cazzo non ebbe problemi a entrarmi tutto dentro. Berni ancora non aveva dato il via, e Tiziano colse l’occasione per sussurrarmi qualcosa all’orecchio. Qualcosa che probabilmente dovevo sentire solo io.
   “Sai, l’idea di inculare la figlia di Sabrina Bocca e Culo mi eccita un casino” rimasi senza parole. Come faceva a conoscere mia madre? “Circa una ventina di anni fa inculai lei, e oggi inculo te. Non è pazzesco?”.

!!!

Moana.

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