lunedì 3 ottobre 2016

Sangue dai buchi.


   Erano le undici e mezza di sera quando ero andato via dall’appartamento dei genitori di Moana. A far compagnia a Stefano era rimasta soltanto Loredana. Cosa aveva in mente? Voleva forse cornificare Sabrina, la madre di Moana, andando a letto con suo marito? Era un’ipotesi molto remota, frutto della mia fantasia. In ogni modo non conoscevo Loredana abbastanza da poter azzardare quali fossero le sue intenzioni. Prima di iniziare le riprese del film avevamo fatto diversi colloqui per trovare una costumista, e lei era risultata quella più idonea. Per il resto, non sapevo altro di lei. Che intenzioni aveva? Perché era rimasta da sola a casa col padre di Moana?
   Ero alla guida della mia auto mentre pensavo quelle cose. Me ne stavo andando in giro a vuoto, senza una meta, perché aspettavo la telefonata di Moana che mi dicesse che “la faccenda” che doveva sbrigare con Nicola era finalmente giunta a termine. E nel frattempo pensavo: “quanto ci mette quel porco di Nicola a fottersi la mia Moana?”. La mia Moana. Dentro di me avevo pensato proprio quella cosa. “La mia Moana”. Come se Moana fosse ancora la mia fidanzata. Lo avevo pensato, quindi non potevo nasconderlo a nessuno, soprattutto non potevo nasconderlo a me stesso. Amavo ancora Moana, e avrei fatto di tutto per riaverla. E il fatto di saperla a letto con quel maiale di Nicola mi faceva saltare i nervi. Avevo tanta voglia di piombare lì a casa sua, mentre lo stavano facendo e riempirlo di botte. Ma sapevo che dovevo stare buono. D’altronde avevamo un contratto; finanziamenti illimitati in cambio di un rapporto completo con Moana.
   E Moana era stata una fidanzata esemplare ad accettare quell’accordo. Ma perché lo aveva fatto? D’altronde non eravamo più fidanzati. Eppure lei lo aveva fatto lo stesso. Lo aveva fatto per me, perché quel progetto era tutto quello che mi rimaneva, era il mio futuro. Dal successo di quel film poteva dipendere tutto il mio avvenire. Poteva essere un’esperienza fallimentare oppure poteva essere l’inizio del mio successo. E forse lei lo aveva capito, e quindi in nome del nostro passato da fidanzati si era sacrificata per la causa. In ogni modo la amavo ancora, non lo posso nascondere.
   Mentre ero in macchina, che guidavo a vuoto per le vie della città, il telefono cominciò a squillare. Subito pensai che fosse Moana che mi chiedeva di andare a riprenderla, e che tutto era finito. E invece no, sul display mi apparve il numero di Nicola. Chissà, pensai, forse Moana aveva finito il credito e mi stava chiamando col telefono di Nicola. E quindi risposi subito, ma dall’altra parte non c’era lei ma lui. Nicola era allarmatissimo, mi disse di correre da lui, che qualche cosa era andato storto e che Moana stava perdendo sangue da tutte le parti.
   “Che le hai fatto?!” urlai. “Brutto stronzo, cosa le hai combinato?”.
   “Io niente, te lo giuro” Nicola quasi piangeva, era spaventato e non sapeva cosa fare. “Abbiamo fatto solo l’amore, come d’accordo. Corri, presto! Le esce sangue da tutte le parti!”.
   “Ma da dove precisamente?” urlai e schiacciai l’acceleratore bruciando tre o quattro semafori. “Da dove esce questo sangue?”.
   “Ovunque, dalla figa, dal buco del culo! Corri!”.
   Credo di non aver mai corso in città in quel modo. Arrivai sotto casa di Nicola in pochi minuti e mi precipitai contro il portone dell’edificio aprendolo a calci. Salii fino all’ultimo piano, dove stava la sua mansarda. La porta era aperta, Nicola era nel corridoio d’ingresso che piangeva. Andai sparato verso la sua camera da letto dove trovai Moana in un lago di sangue che gli usciva, come mi aveva già detto lui, dalla figa e dal culo. Era nuda e quando mi vide allungò le braccia verso di me.
   “Berni, ti prego portami in ospedale!” urlò e poi scoppiò in lacrime e mi strinse in un abbraccio. “Mi esce sangue dappertutto Berni, aiutami”.
   “Certo che ti aiuto, ma poi ritorno qui e a Nicola gli rompo il culo”.
   Presi un telo dal bagno e lo avvolsi intorno a Moana, poi la presi in braccio e la portai via. Sull’uscio incrociammo Nicola, gli dissi che l’avrei portata all’ospedale, ma che avremmo fatto i conti dopo.
   “Berni ti giuro, non le ho fatto niente” implorò ancorandosi al mio piede in modo patetico. Con il peso di Moana tra le braccia, che intanto piangeva a dirotto, e lui che mi stringeva il piede, anche lui piangendo a dirotto, stavo quasi per crollare a terra. Ma mi feci forza e andai verso la rampa di scale.
   La feci entrare in macchina con delicatezza poi mi catapultai al posto di guida e partii a razzo verso il primo ospedale di zona. Poi Moana smise di piangere e cominciò a ridere come una stupida, una risata beffarda, cattiva, di chi aveva architettato un piano ben riuscito che poi alla fine era finito come previsto. Decelerai e la guardai, vidi i suoi occhi brillare per via delle lacrime, ma erano lacrime che stavano sgorgando in quel momento a causa del troppo ridere.
   “Hai visto come ho recitato bene?” domandò. “Da premio oscar, dì la verità. Ragazzi, che risate!”.
   “Moana, stai bene?” fermai la macchina e cercai di capire cosa stesse succedendo.
   “Certo che sto bene”.
   “E tutto quel sangue?”.
   “Quale sangue? Quello che mi usciva dal buco del culo o quello che mi usciva dalla figa?”.
   “Dai smettila di scherzare. Dico sul serio, perché sei ricoperta di sangue?”. 
   Moana alzò una mano e aprì le dita facendo apparire quasi magicamente un flacone di sangue finto, lo stesso sangue finto che avremmo utilizzato durante alcune riprese del film. Era tutto finto, Moana stava bene. Sentii l’adrenalina che mi si scaricava e mi afflosciai sul sedile della macchina, e la vidi ridere di nuovo come prima, la stessa risata stupida di chi ha appena compiuto uno scherzo ben riuscito.
   “Ma perché lo hai fatto?” domandai, ero molto arrabbiato e confuso, avrei voluto darle uno schiaffo per quello che aveva appena fatto, ma poi mi accorsi che non ce l’avrei mai fatta. Moana era ciò di più caro che avevo al mondo, era il mio fiore, e si sa che i fiori non si toccano nemmeno con un dito.
   “Per dargli una lezione. Così impara, quel prepotente. Credeva di potermi avere facendoti un volgare ricatto. Ma chi si crede di essere? Hai visto come piangeva, quel cagasotto?”.
   “Moana, mi hai fatto morire di paura”.
   “E dai! Sto bene. Non vedi che sto bene? E poi adesso ce l’abbiamo per le palle quello lì. Adesso Nicola è la tua gallina dalle uova d’oro. Potrai chiedergli tutti i finanziamenti che vorrai finchè ci sarò io. È in debito con me. Guarda come mi ha ridotta” Moana aprì il telo doccia con cui l’avevo avvolta mettendo a nudo il suo bellissimo corpo ricoperto di sangue finto, poi scoppiò di nuovo a ridere. “Povero illuso. Ci vuole ben altro per ridurmi in questo stato”. 
   “Quindi hai fatto tutta questa commedia solo per me?” domandai. “Solo per farmi ottenere altri finanziamenti? Ma perché?”.
   “Come sarebbe a dire perché?” Moana sembrava davvero stupita da quella mia domanda. Possibile che ancora non avevo capito? Dovevo essere particolarmente stupido se ancora non ci ero arrivato. “Ma perché io ti amo, Berni. Lo vuoi capire che ti amo?”.
   A quel punto mi protesi verso di lei e la baciai. Ritornammo ad essere una coppia e ce lo dimostrammo a vicenda baciandoci per più di un quarto d’ora. E a me diventò durissimo, tanto che le dissi che avevo voglia di montarla, ma a Moana fare l’amore in macchina non piaceva, così mi disse che potevo riaccompagnarla a casa, dove avremmo potuto farlo tranquillamente in camera sua, senza il rischio di, queste furono le sue testuali parole, essere impalati dal cambio.

Berni.

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