domenica 6 novembre 2016

A casa di Mercedes.


   Mercedes abitava in un palazzo sgangherato pieno di immigrati di tutte le etnie. Lei stava al secondo piano e nel salire mi precedeva e io le andavo dietro, e le sbirciavo sotto la gonna, e vedevo il suo bel culo burroso e soprattutto i suoi grossi coglioni taurini. Pensai al fatto che stavo facendo una follia; stavo andando con una prostituta. Non avevo mai fatto una cosa del genere, eppure l’eccitazione era così tanta che non riuscivo a tirarmi indietro. Ma avevo molta paura per quello che sarebbe successo una volta entrati nel suo appartamento. Pensai solo per qualche attimo alla mia Elena; non era giusto nei suoi confronti quello che mi apprestavo a fare. Cosa avrebbe pensato di me se avesse saputo che stavo per andare a letto con una trans africana? Avrebbe pensato che ero un pervertito della peggior specie e probabilmente non mi avrebbe più voluto sposare. Ma mi tranquillizzavo pensando al fatto che non avrebbe mai saputo niente di quell’avventura. D’altronde come avrebbe potuto? Chi poteva raccontarglielo?
   In ogni modo entrammo nell’appartamento e notai subito un certo disordine e un forte odore di minestrina. La luce della cucina, in cui subito ti trovavi non appena varcata la soglia, era molto fioca e illuminava ben poco. La casa era molto piccola. C’era appunto la cucina e poi una stanza attigua, dove Mercedes praticava la sua professione, e quindi dove portava i suoi clienti.
   La prima cosa che fece fu quella di liberare il suo cagnolino, e quindi si abbassò a novanta gradi per slegarlo e la gonna le salì sui fianchi scoprendole il suo bel culone burroso che vidi aprirsi; le natiche si allargarono di netto facendo apparire la rosellina che aveva in mezzo. La visione del suo orifizio anale me lo fece diventare subito duro e allora glielo sfiorai con un dito e lei non si ritrasse minimamente, anzi, temporeggiò nel liberare il suo cagnolino in modo che io potessi godere con le dita del suo buchetto di dietro.
   “Finalmente ho capito cosa vuoi” mi disse. “Mi vuoi fare il culo, porcellino!”.
   “Beh, in effetti hai un gran bel culo” le dissi e avevo voglia di dargli una bella sculacciata, ma non lo feci. Mi sembrava un po' prematuro. Insomma, non la conoscevo abbastanza, magari non le avrebbe fatto piacere ricevere uno schiaffone sulle natiche.
   “Puoi averlo” rispose e poi si rimise dritta e allungò una mano verso di me aprendola con la palma verso l’alto. “Ma prima devi pagarmi. Sono settanta, come ti dicevo prima. Ma solo perché mi sei simpatico, altrimenti te ne avrei chiesti cento”.
   E allora non persi tempo, presi il portafogli e tirai fuori i soldi. Mi tremavano le mani e lei se ne accorse, e quando glieli porsi lei li prese e poi mi mise una mano tra i capelli.
   “Calmati amore, vedrai. Sarà bellissimo” Mercedes mi guardò intensamente negli occhi e mi sorrise affettuosamente, come se io fossi l’amore della sua vita. O stava fingendo molto bene oppure davvero provava molta simpatia per me. “Cerca di rilassarti e lasciati andare”.
   A quel punto avvicinò la bocca alla mia e mi baciò, e sentii la sua lingua contro la mia, la sua saliva pastosa, il suo sapore di uomo. Chissà quanti cazzi aveva accolto in quella bocca in cui in quel momento si trovava la mia lingua. Chissà quante sborrate, quanti uomini avevano trovato l’appagamento sessuale grazie a quella bocca.
   “Aspettami di là in camera” mi disse. “Intanto puoi spogliarti se vuoi. Io vado a prepararmi e vengo”.
   Entrai quindi nella sua camera da letto. C’era una finestra che dava sulla strada, proprio la strada dove l’avevo vista passeggiare. Sul letto c’era una coperta leopardata; per terra c’era di tutto, preservativi usati e non, giocattoli per adulti tra cui vibratori e frustini sadomaso, cartacce e anche una pallina con un sonaglino con cui giocava il cagnolino. Il chiwawa intanto si era sistemato nella sua cuccetta, proprio accanto al letto su cui avrei fatto l’amore con Mercedes. E mi guardava con i suoi occhietti dolci. Mi spogliai, tolsi le mutande mettendo a nudo la mia incontrollabile erezione. Ero così sensibile che a Mercedes sarebbe bastato sfiorarmelo con un dito per farmi sborrare. Infatti cercai di calmarmi e allora cominciai a respirare a pieni polmoni; ma ero troppo nervoso e eccitato. Mi misi sul letto ad aspettare lei, con le gambe spalancate e la mia erezione in bella mostra, poi finalmente lei arrivò; era completamente nuda, con il suo bel cazzone che ballonzolava a destra e a sinistra. Venne diretta verso di me e salii sul letto mettendosi sopra di me; il suo cazzo si scontrò col mio, quasi come in una sfida a chi ce l’aveva più grosso. Iniziò a baciarmi sul collo e dietro l’orecchio. Sentivo la sua bestia diventare di marmo e in qualche secondo diventò enorme, proprio lì accanto al mio.
   “Come sei bello” mi sussurrò. “Ti adoro” ma forse fingeva, forse le sue lusinghe facevano parte del servizio. Forse lo diceva a tutti. E intanto mi baciava, e dal collo scese giù verso il cazzo e non appena appoggiò la bocca sul glande iniziai a fiottare di brutto. Gli schizzi le finirono direttamente in faccia, ma lei non si ritrasse, piuttosto aspettò che finissi di sborrare.
   “Amore, sei già venuto?”.
   “Mi dispiace” ero mortificato e intanto il mio cazzo iniziava a perdere consistenza. “Non so cosa mi è preso”.
   “Forse eri troppo eccitato” rispose con il viso inondato dal mio seme. “Ma non ti preoccupare, adesso ci penso io a tirarlo di nuovo su”.
   A quel punto si girò mettendosi dall’altra parte del letto e piazzandomi le sue grosse palle sulla faccia. Iniziai a leccargliele timidamente e lei prese il mio cazzo in bocca. Mercedes era tutta depilata, nel leccargli i coglioni provai una sensazione di ruvidità e di durezza. Con le mani afferrai saldamente le sue belle chiappone e gliele aprii direzionando la mia bocca verso il suo orifizio anale e iniziai a leccarglielo. L’odore che sprigionava quel buco mi inebriò così tanto che mi diventò di nuovo duro, complice anche la bravura di Mercedes nell’usare la bocca, coccolandomi il glande con la lingua, e poi risucchiando e facendo schioppetare le labbra. Era davvero una professionista dei pompini. Credo di non aver mai visto sbocchinare così bene. Probabilmente proprio perché Mercedes era stata un uomo, e quindi sapeva cosa cercavano i maschi da una donna. Sapeva come far perdere la testa ad un uomo, essendo stato un uomo anche lui. Mercedes era una macchina per far godere gli uomini. Non credo che esistesse una donna capace di arrivare alle prestazioni sessuali che poteva garantire lei.
   “Hai visto amore?” mi chiese. “Te l’ho fatto venire di nuovo duro. Che ne dici di sbattermelo dentro e farmi godere come una cagna?”.
   A proposito di cagna; il chiwawa di Mercedes continuava a guardarci, come ogni volta che la sua padrona portava un cliente a casa, lui era sempre lì ad assistere fedelmente a tutto quello che succedeva. Intanto Mercedes aveva preso un preservativo e lo aveva aperto e aveva cominciato a srotolarmelo sul mio cazzo dritto, ricoprendolo tutto fino alle palle e sgonfiando la bollicina d’aria che si era formata in cima. Fece questa operazione lentamente, perché io potessi continuare a leccarle l’orifizio anale ancora un po'. Doveva essersi accorta che leccarglielo mi stava piacendo molto; adoravo il suo odore di sudore e “altro” che sprigionava quel buchetto.
   “Sei proprio un maialino” disse. “Anche alla tua donna fai così?”.
   Leccare il buco del culo a Elena? Certo che no. Solo una volta l’avevo fatto, ma lei subito mi aveva fermato, dicendomi che era una cosa immorale e che non andava fatta. Quel suo negarmi il buchetto del culo, anche solo per leccarglielo, mi aveva fatto molto male. Avrei voluto consumarglielo con la lingua, ne avevo tanta voglia, eppure non potevo, e non perché a lei non piaceva, badate bene, ma semplicemente perché le avevano detto che era immorale. Elena si faceva leccare solo la figa, e neanche sempre, soltanto quando insistevo tanto. Ma mi diceva che se avevo pazienza, dopo il matrimonio, avrei potuto fare di lei quello che volevo. Ebbene, mi ero ripromesso che quando ci saremmo sposati, la prima notte di nozze, le avrei fatto il culo. E lei non poteva negarmelo, dal momento che mi aveva promesso che dopo il matrimonio avrei potuto fare di lei ciò che volevo.
   Mercedes allontanò il suo orifizio dalla mia bocca e si mise a quattro zampe sul letto con le natiche oscenamente aperte, in attesa che la penetrassi. Allora mi alzai mettendomi in ginocchio dietro di lei, le misi una mano su un fianco e con l’altra direzionai il cazzo contro il suo buco del culo e… plop! Lo feci entrare tutto fino alle palle e iniziai a montarla.

Rocco.

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