venerdì 18 novembre 2016

Quella volta che feci l'amore con Moana. 

(in foto: Chary Kiss, Taking Care, 21Naturals.com)


   Rocco mi ha chiesto di scrivere un post per parlare di quella volta che feci l’amore con sua sorella. Intanto mi presento; mi chiamo Armando e sono amico di Rocco fin da quando eravamo ragazzini. E siamo rimasti amici anche dopo quella volta che mi feci sua sorella. Ma partiamo dal principio. Anzi, partirò dalla fine.
   Stavo finendo di fare l’amore con Moana. Ero sul punto di eiacularle dentro. Le stavo sopra e lei mi teneva le mani sui muscoli delle braccia, e aveva la testa leggermente piegata all’indietro, sui cuscini colorati del suo letto. Che bel corpo. Ricordo che tutti avevamo sognato, chi prima chi dopo, di andarci a letto e di scoparcela. Però eravamo troppo piccoli e Moana ci snobbava un po’. Adesso che eravamo un po' più grandicelli (avevamo diciotto anni) a quanto pare aveva cambiato idea. La sua camera era cambiata poco; era sempre la stessa da oltre quindici anni.
   C’aveva un balconcino da cui si vedeva la tangenziale. Eravamo in alto. Era il sesto piano. E io sentivo il cazzo gonfiarsi dentro il suo corpo. La mia sborra ribolliva e tra un po’ le avrei inondato il corpo. Era la prima volta che facevo l’amore senza protezione. In genere usavo il preservativo, ma Moana mi aveva detto che potevamo farne a meno. E allora preparati amore, le dissi, che stai per ricevere un bel po’ di sperma dentro.
   Per fortuna avevo avuto la bella idea di nascondere una videocamera per riprendere tutto. Altrimenti cosa avrei raccontato ai miei amici? Non c’avrebbero mai creduto. Ripeto, tutti avevano sognato di finire a letto con Moana. E se gli avessi raccontato quello che stava succedendo, non mi avrebbero mai creduto. Ma con un sex tape tutto cambia. Avevo le prove.
   In quel periodo lei era già fidanzata con Berni. Ma lo tradiva spesso e volentieri. Era più forte di lei. Le piaceva proprio tanto fare l’amore. A me non importava più di tanto il fatto che fosse fidanzata, d’altronde non volevo mica sposarla. Volevo solo farmici una scopata. 
   Lei ansimava tanto, in un crescendo molto eccitante, come se avvertisse l’avvicinamento del mio orgasmo. Iniziai ad irrigidirmi e il mio seme iniziò a schizzare nel suo corpo. Sentivo il cazzo fiottare e le tenni le cosce ben divaricate continuando a darle le ultime botte. Poi lo sfilai fuori e mi accasciai su di lei. Eravamo molto sudati e lei aveva il fiatone.
- È stato sensazionale – mi sussurrò all’orecchio.
- Ti ricordi quando eravamo ragazzini? – le chiesi.
- Sì. E allora?
- Non sai quante volte mi sono masturbato pensando a te.
   Lei sorrise e chiuse gli occhi. Era divertita da quella mia affermazione, ma dovette anche piacergli, perché mi abbracciò con più decisione.
- In realtà credo che lo abbiano fatto anche gli altri, anche se non ne ho le prove.
- Quali altri?
- Ma sì, tutti gli altri amici di tuo fratello. Tu eri una specie di idolo per noi. Un idolo del sesso. Forse non te ne rendevi conto, ma eri venerata da tutti.
   In tutto eravamo sei, escludendo il fratello di Moana. Sei sfigatissimi ragazzetti per bene, in un quartiere piuttosto tranquillo se non si conta i classici bulletti che alzavano le mani alla prima occasione. E vi garantisco che ogni occasione era buona per mettere le mani addosso a un altro. Il fratello di Moana era quello che ne prendeva di più, perché era esile e un po' effeminato. E poi faceva un sacco di cose strane. Strane per un maschietto della sua età. Ad esempio gli piaceva disegnare i vestiti. Già a dodici anni voleva fare lo stilista. Trovava incredibilmente appassionante il mondo della moda. Ma vi renderete conto che, a dodici anni, a dichiarare certe cose, minimo si diventa il “soggetto” della situazione.
- Torno subito – mi disse Moana mettendosi in piedi. – Non rivestirti.
   La vidi incamminarsi verso il bagno. Sculettava. Aveva un culo divino, scultoreo direi. Un corpo perfetto. Le vidi i capelli biondi accarezzarle le spalle, e con una mano se li portò in avanti, come se pensasse al fatto che potessero rovinarmi la visuale. Poi sparì nel bagno. La sentii fare la pipì.
   Mi alzai anche io per controllare in fretta e furia la videocamera che avevo nascosto in mezzo ai suoi peluche. Era ancora attiva e la batteria poteva reggere per un altro paio d’ore. Ritornai a letto e lanciai uno sguardo nel corridoio, quasi temendo che potesse arrivare qualcuno. Magari il padre. Sai che tragedia! Sarebbe stato imbarazzante. Però se mi aveva detto di non rivestirmi, era chiaro che potevamo starcene tutto il giorno a scopare come ricci, perché sapeva che non sarebbe tornato nessuno prima di una certa ora.
   Intanto il cazzo mi era tornato duro, e cominciai a massaggiarlo lentamente. E quando Moana uscì dal bagno si mise a guardarmi, con i pugni contro i fianchi. Aveva la vagina depilata alla brasiliana.
- Che fai? Ti masturbi? – mi domandò con tono severo. – Non ti sono bastata io?
- Questo che sto facendo è un di più.
- Che stronzo – era divertita.
   Poi andò a sedersi alla sua scrivania e guardandosi allo specchio si aggiustò i capelli. Andai da lei e le misi la nerchia eretta proprio davanti alla bocca. Lei sorrise e mi baciò l’asta, poi mi guardò, ma quasi con un’aria di sfida; sapeva cosa volevo, ma allo stesso tempo le sue intenzioni erano di farmelo sudare quel pompino.
- Dai, ti prego – piagnucolai. – Solo un po’.
   Le sfiorai le labbra con la punta del cazzo e lei sorrise.
- Va bene, ma avvertimi quando stai per venire.
   Moana è la classica ragazza che ti tromberesti pure la mattina, quando è risaputo che certe ragazze sembrano degli zombie. E tra i tanti pregi, faceva certi pompini che ti facevano venire nel giro di pochi secondi. Di gusto, non so se mi spiego, sentivi le sue labbra, la sua lingua circondare il glande gentilmente, girarci attorno, quasi gustandoselo, e allora sentivi lo schioppettìo della lingua inumidita dalla saliva a contatto con il tuo bel cazzo duro e allora ecco che sentivi la sborra risalire su, lungo l’asta, e dovevi fermarla, altrimenti le avresti eiaculato in bocca.
- Aspetta! – riuscii a tirarlo fuori dalla sua bocca giusto in tempo, ancora un attimo e avrei cominciato a schizzare. – Sto per venire.
- Va bene, ora ti sego, così ti faccio venire.
- Però ho paura di sporcarti il pavimento.
- E allora? Non vorrai mica… ?
- No, non in bocca – le risposi. – Che ne dici se ti venissi in faccia?
- Cosa?! – sembrò molto disgustata. – Ma tu sei pazzo. Come ti permetti?
- Dai Moana, tanto sono già venuto una volta, adesso è poca roba. Uno schizzetto, al massimo due.
- Va bene dai, però attento a non farmela arrivare sui capelli.
   Così le direzionai il cazzo verso il viso e mi masturbai, fino a quando un copioso schizzo di sborra le saltò sulla faccia. E poi un altro, e un altro ancora e a quel punto Moana si ritrasse e si alzò in piedi.
- Cazzo, avevi detto che era poca roba! Guarda qui, ce l’ho pure sui capelli! – corse in bagno a sciacquarsi. – Mi viene da vomitare!
   Ce l’avevo fatta! Ero riuscito a scoparmi la ragazza più desiderata del quartiere. E avevo un sex-tape per dimostrarlo. Lo feci vedere prima a suo fratello, che non voleva credere alla sua impresa. Ma lui mi disse che quelle immagini non volevano dire niente. Sua sorella non mi avrebbe mai amato, perché era fidanzata con quel Berni. Ma a me non me ne fregava niente, intanto io ero riuscito a scoparmela, e nessuno poteva metterlo in dubbio. Poi feci girare il sex-tape anche nel nostro gruppetto di amici. Ma mi feci promettere solennemente di non diffonderlo, altrimenti li avrei denunciati tutti quanti. Moana non meritava una cosa del genere. Per fortuna i miei amici mantennero la promessa, e conservarono il sextape gelosamente, senza diffonderlo o passarlo ad altri.
  
Armando.

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