venerdì 4 novembre 2016

Mercedes, la dea del peccato.


   Tutti si chiedono: ma Rocco in tutto questo dov’è? Eccomi, in effetti è da parecchio che non scrivo su questo blog. L’ultima volta vi stavo raccontando di Elena, ricordate? Elena e la sua fede incrollabile. Nonostante le avessi chiesto di sposarmi, lei insisteva nel dire che voleva rimanere vergine fino al matrimonio. E io in principio ci potevo anche stare. Immaginavo la prima notte di nozze, e già pregustava la scopata che mi sarei fatto. Immaginavo quali posizioni poter fare con Elena, e più passavano i mesi e più a causa dell’astinenza me la immaginavo nelle posizioni più porche e immorali. Ma più passavano i mesi e più cominciavo a diventare matto. Avevo proprio bisogno di fottere. Non mi bastavano più le seghe che mi faceva Elena per tenermi buono. Avevo bisogno di altro.
   In quel periodo lavoravo ancora come cuoco, ma la ditta mi aveva spostato in un’altra cucina. Adesso lavoravo in un ospedale. L’astinenza però mi stava facendo diventare matto. Ero, se devo dirla tutta, malato di sesso. A causa del fervore religioso di Elena e della mia impazienza di aspettare mi ero imbattuto in avventure erotiche davvero ai limiti della decenza. Ero sempre arrapato, e bastava un niente per farmi imbattere in un’esperienza porca. Una di queste fu con una trans africana, il suo nome era Mercedes, o perlomeno era il suo nome d’arte. Per vivere faceva la Escort, vendeva il proprio corpo a uomini allupati come me. Aveva preso centinaia di cazzi, e su richiesta poteva anche darti il suo, che era una sventola enorme. Dipende da cosa cercavi.
   Ho conosciuto Mercedes mentre ritornavo a casa dal lavoro. Era di pomeriggio e lei stava passeggiando insieme al suo cagnolino. Adorava il suo chiwawa, lo portava sempre con se. Anche mentre faceva l’amore coi clienti, il cagnolino era lì che guardava. Sempre presente, come un guardone. Anche mentre me la sono inculata io. La cosa che mi ha subito colpito di lei è stato il suo corpo, che avrebbe fatto invidia ad ogni donna, con delle cosce lunghe e lisce, un paio di tette belle grosse e delle labbra carnose che promettevano pompini sensazionali. Dovevo farmela, ne avevo troppa voglia. Mercedes indossava una minigonna nera di pelle e sopra portava un copri spalle a fiori e nient’altro. Sì, proprio così, passeggiava per strada con le sue belle tette al vento, quasi a mostrare la merce che aveva da offrire. La gente la guardava con molto disprezzo e indignazione, ma lei se ne fregava, perché sapeva bene che chi disprezza vuol comprare. E poi sapeva di essere bella, di essere al pari di una donna, se non ancora più appetibile per le voglie porche di qualsiasi uomo. 
   Ebbene io nel vederla ho perso completamente la ragione. Avevo voglia di attaccarmi con la bocca alle sue tette e succhiargliele, leccarle con passione, e poi alzarle la gonna di pelle per vedere cosa nascondeva sotto, e magari leccarle anche quello. Iniziai a seguirla e lei si era già accorta di me, e ogni tanto si girava e mi sorrideva. Aveva capito che la volevo, e l’idea di concedersi a me sembrava piacergli.
   In parte la mia attrazione verso di lei la riconducevo alla mia infanzia. I lettori più affezionati di questo blog di certo ricorderanno che sono stato cresciuto da una balia trans, Tiffany, che era una cara amica dei miei genitori e per me era stata come una seconda mamma. Ho dei ricordi molto belli di Tiffany. Ormai non la vedevo da anni, ma conoscere Mercedes e poi farci l’amore mi aveva dato una strana sensazione, quasi come essere ritornato indietro nel tempo; Mercedes aveva lo stesso odore di Tiffany, e un’altra cosa che avevano in comune era la pelle. Toccando il corpo di Mercedes, per esempio le gambe, avevo avuto la stessa sensazione che avevo provato in passato con Tiffany; non era liscia come seta, come la pelle delle donne, ma porosa come quella degli uomini.
   In ogni modo quando vidi Mercedes scattò subito un gioco di seduzione; io le andavo dietro e lei lo sapeva, e il fatto che la seguissi le doveva piacere molto, perché ogni tanto si girava a guardare se c’ero ancora, e mi sorrideva. Un sorriso di complicità, come a dire: “lo so che mi vuoi. Cosa aspetti? Prendimi, sono tua”. Quel gioco me lo aveva fatto diventare durissimo. Lei ad un certo punto si è fermata per lasciare che il suo cagnolino facesse i suoi bisogni, e così ebbi modo di raggiungerla e mi fermai accanto a lei. Dio, quanto era bella! Con quelle tette alla mercè di tutti, e io che avrei voluto succhiarle, prenderle con le mani, stringerle, sbatterci il cazzo in mezzo.
   “Ciao” fece lei.
   “Ciao” risposi, e non sapevo cos’altro aggiungere. L’eccitazione mi aveva stretto la gola impedendomi di parlare.
   "Cosa cerchi?" mi domandò, e in principio non capii la domanda. In verità non cercavo niente, ma quella domanda che mi aveva posto aveva un significato specifico. O almeno lo aveva per chi faceva il suo lavoro. Insomma, voleva sapere semplicemente quale parte del corpo di lei volevo, se solo la bocca oppure tutto il resto. E in base a quello che avrei risposto mi avrebbe detto il prezzo.
   "Io in verità non so..." risposi goffamente. Era così bella che non riuscivo neppure a parlare, e allora lei scoppiò a ridere.
   "Povero tesoro. È la prima volta, vero?".
   "La prima volta di cosa?".
   "Che vai con una puttana" rispose lei senza troppi giri di parole.
   "Io... non sapevo che eri una...".
   "Puttana? E secondo te me ne andavo in giro con le poppe di fuori se non ero una puttana, tesoro?" e scoppiò di nuovo a ridere. "Mi sei molto simpatico. Ti faccio un prezzo di favore. Settanta e puoi avermi tutta. Anche questo" e allora si tirò su la gonna di pelle mostrandomi il suo enorme palo, che non era in erezione e comunque era enorme, quindi figuratevi quando era in tiro. E aveva anche un bel paio di coglioni grossi come quelli di un toro. Mi venne da pensare a quanta potenza sessuale potesse sprigionare un affare del genere. Ma subito lo ricoprì per non dare troppo spettacolo. Già bastavano le sue tette al vento, se poi metteva anche a nudo la sua attrezzatura di sotto andava a finire che qualcuno avrebbe chiamato la polizia. "E allora? Cosa ne dici? Ti va di venire a divertirti da me?".
   "Va bene" risposi con un filo di voce. Ero così arrapato che non vedevo l'ora di rimanere da solo con lei. Avevo proprio tanta voglia di fare una gran porcata, e Mercedes sembrava proprio la persona adatta ad aiutarmi a farla.

Rocco.

 

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