lunedì 14 novembre 2016

Sottomesso.

(in foto: Brutal-Facesitting.com)


   Mi ero messo a letto in mutande a guardare il soffitto e a pensare a quello che era successo. Che figuraccia. Adesso più che mai era stato appurato chi era il vero maschio della casa, e cioè Rocki, che intanto era rimasto in soggiorno a montarsi le due ragazze, Giada e Marta. Le aveva messe l’una sull’altra e lui dietro e se le stava scopando alternando i buchi. Le sentivo godere come se fossero lì, accanto a me. Poi ad un certo punto smisero e ci fu un gran silenzio. Mi chiedevo cosa stesse succedendo. In ogni modo io ero stato escluso dal gioco, quindi non avrei potuto saperlo. Non meritavo di prendere parte a quell’orgia di sensi, non ne ero all’altezza. Ma cosa stavano facendo? Perché le ragazze non ansimavano più?
   Dopo un po' sentii bussare alla porta della mia stanza. Mi chiesi cosa volessero da me. Cosa potevo mai offrirgli se non la mia mediocre presenza di guardone? Andai ad aprire un po' controvoglia; fuori c’era Marta, la ragazza che mi aveva fatto venire con la bocca. Era tutta nuda, un corpo snello, slanciato, ma essenzialmente piatta, ma nonostante questo era un capolavoro. Mi sorrise e poi mi guardò in basso; vedendola tutta nuda il mio cazzo aveva ricominciato a ritornare su. Mi chiese se mi andava di ritornare a giocare con loro. Notai che Marta nascondeva le mani dietro la schiena, quasi come se avesse qualcosa che non dovevo vedere, o perlomeno non ancora.
   “Non so se è il caso che io mi unisca a voi” risposi. “Non vorrei deludervi ulteriormente”.
   “Non ti preoccupare” mi disse. “Questa volta non ci deluderai. Adesso abbiamo capito che tipo di uomo sei, e quindi questa volta andrà molto meglio”.
   “Va bene. Cercherò di fare del mio meglio”.
   “Però prima devi toglierti le mutande e chiudere gli occhi”.
   “Perché?” domandai divertito.
   “Perché sì. Forza. Tira giù quei cazzo di slip e chiudi gli occhi” il tono della voce di Marta cambiò radicalmente e diventò rude e sgarbato. Ma pensai che stesse solo scherzando, e allora le sorrisi e tirai giù le mutande e il mio cazzo, che ormai era ritornato fieramente in erezione, schizzò fuori pronto per la sua rivincita.
   “Che cazzo hai da ridere?” mi domandò, e dal soggiorno sentii Rocki e la maggiorata che ridevano. Probabilmente stavano ascoltando la nostra conversazione, e anche loro trovavano divertente quel cambiamento di atteggiamento di Marta. “Adesso chiudi gli occhi”.
   Chiusi gli occhi e sentii Marta venirmi dietro. Sentivo il calore del suo corpo contro la mia schiena, la delicatezza della sua fighetta glabra contro i miei glutei, poi qualcosa contro il mio collo che si chiudeva con uno scatto. A quel punto mi disse di aprire gli occhi e vidi che mi aveva messo un guinzaglio e lei teneva il cordino e mi strattonò per farmi capire cosa stava succedendo.
   “Accuccia, mezza sega” mi ordinò.
   “Ma cosa…?” non sapevo come comportarmi.
   “Ho detto accuccia!” urlò e mi diede una bella sculacciata, a quel punto mi misi a terra a quattro zampe per non farla spazientire ulteriormente. “E ora andiamo nel soggiorno, forza!” e si mise a cavalcioni su di me. Sentivo la sua figa calda premuta contro la mia schiena. A quel punto avrei dovuto portarla di là, ma mi vergognavo da morire, e lei mi diede un'altra sculacciata. “Forza!”.
   Marta mi stava dominando e decisi di assecondarla. In fin dei conti la dominazione era una pratica del sesso che mi aveva sempre intrigato, anche se era la prima volta che mi capitava una cosa del genere. L’unica cosa che mi seccava un po' era farmi vedere da Rocki in quel modo. Ma mi feci coraggio e andai nel soggiorno, dove c’era la maggiorata che stava facendo una spagnola a Rocki, ma quando mi videro si fermarono e scoppiarono a ridere.
   “Marta, sei fenomenale!” disse la maggiorata.
   “Rocco, ma che mi combini?” domandò lui divertito. “Ti fai mettere i piedi in testa così?”.
   Non sapevo cosa fare, ma mi venne una specie di scatto di orgoglio e cercai di ribaltare la situazione disarcionando Marta, ma lei non ne volle sapere e mi afferrò per i capelli.
   “Che cazzo stai cercando di fare, segaiolo?” poi mi strattonò con il cordino e allora abbandonai l’idea. Era meglio se me ne stavo buono.
   Rocki e la maggiorata avevano smesso di guardarci e cominciarono a scopare di brutto, con lei messa a cavalcioni del poggiatesta del divano e lui dietro a farle il culo. Intanto Marta era scesa dalla mia schiena e mi diceva di guardare bene come si fa a far godere una donna.
   “Ecco, vedi? Lui è un uomo. Non tu. Guarda bene come si fa, magari impari qualcosa”.
   Guardavo, sì. E mi rendevo conto che Rocki era un vero professionista a montarsi le donne. Nel frattempo sentivo Marta armeggiare dietro di me. Aveva lasciato il guinzaglio ed era impegnata a fare qualcos’altro, cioè allacciarsi uno strap-on intorno alla vita. A quel punto allargò le gambe mettendosi dietro di me, mi afferrò per i fianchi e iniziò a penetrarmi. Ogni tanto mi sculacciava a mi diceva che ero la sua zoccola. E devo dire che mi stava piacendo moltissimo, e il piacere di essere penetrato mi inebriò completamente, mi sentivo come se fossi ubriaco a tal punto da perdere la sensazione di vergogna che mi attanagliava all’inizio, quando ero entrato nel soggiorno con Marta a cavalcioni su di me. E sentivo come se stessi per venire di nuovo, ma poi non venivo mai.
   “Chi è la tua padrona, pisciasotto?” mi chiese, ma io non risposi, stavo godendo troppo per poterlo fare, e allora lei gridò: “chi è la tua padrona? Rispondi!”.
   “Sei tu la mia padrona” risposi con un filo di voce.
   La maggiorata scoppiò a ridere; era divertita da quello che mi stava facendo Marta, che intanto mi montava come una furia, e più spingeva più sentivo che stavo per sborrare. Poi ad un certo punto uscì dal mio condotto anale e si tolse lo strap-on. Non capivo più niente. Ero in estasi e quindi non fecevo neppure caso al fatto che eravamo in quattro nel soggiorno. Era come se fossimo solo io e Marta.
   In ogni caso si tolse lo strap-on e con un piede mi fece ribaltare con la pancia all’aria, e allargò le cosce davanti al mio viso e si abbassò su di me sedendosi letteralmente sulla mia bocca. Avevo il suo orifizio anale premuto contro le labbra, quasi come se volesse soffocarmi. Vi ripeto, era completamente seduta, come se io fossi il suo sgabello, e intanto guardava Rocki e Giada che facevano l’amore, i quali ormai stavano quasi per venire. Dopo qualche minuto Marta si alzò dal mio viso, per fortuna, altrimenti sarei soffocato. Ma fu solo per farmi riprendere fiato, poi si rimise a sedere e ripiombai di nuovo nel buio. Non so con precisione cos’è che mi fece schizzare; forse la situazione del tutto nuova, forse la sensazione di soffocamento o forse l’odore dell’orifizio anale di Marta. So solo che cominciai a schizzare. Poi Marta si alzò e mi lasciò libero di respirare.
   “Marta, noi andiamo a fare una doccia” disse Rocki. “Vuoi unirti a noi?”.
   “E di lui cosa ne faccio?” chiese lei riferendosi a me, che intanto ero rimasto sul pavimento quasi privo di forze.
   “Mi sa che non c’è spazio per tutti e quattro nel box doccia”.
   “Ok, lasciamolo qui il verme” rispose Marta e poi con un balzo raggiunse i due con i quali entrò nel bagno e poi nella doccia.
   L’acqua iniziò a scrosciare e le ragazze ridevano divertite. Sicuramente Rocki era ripartito all’attacco e a breve se le sarebbe chiavate entrambe di nuovo. Io non appena ripresi le forze mi rialzai e me ne tornai in camera mia. Avevo proprio bisogno di riposarmi. Marta mi aveva sfiancato. Mi aveva proprio montato a dovere. Avevo il condotto anale in fiamme.

Rocco.

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