mercoledì 30 novembre 2016

La monta di mia mamma.

(in foto: Angela White, AngelaWhite.com)


   Era facilmente intuibile che quella sera mio padre avrebbe montato mia madre. Dopo cena io me ne andai in camera mia, o meglio quella che una volta era la mia stanza, e Moana nella sua. I miei genitori rimasero ancora un po' in cucina a bere un altro bicchiere di vino e a stuzzicarsi dicendosi cose porche. La mia stanza era in una posizione strategica, quindi con la porta aperta li sentivo benissimo, e li avrei sentiti chiaramente anche quando sarebbe cominciata la monta. La camera di Moana invece era alla fine del corridoio, quindi a lei risultava più difficile origliare quello che si dicevano. E poi lei aveva chiuso la porta addirittura con una mandata di chiave, affinchè la sua privacy non venisse minata. Io invece la porta l’avevo lasciata aperta. Avevo proprio voglia di sentire le porcate che si dicevano i miei genitori, che a breve certamente si sarebbero trasferiti dalla cucina alla camera da letto per passare dalle parole ai fatti.
   “E allora” disse mia madre. “Ti sono mancata?”.
   “Non sai quanto”.
   “Povero tesoro, ti sarai ammazzato di seghe”.
   “In verità mi sono fatto anche una bella scopata con la costumista che sta lavorando al film di Moana”.
   “Ah sì? Racconta. Voglio tutti i particolari”.
   “Si chiama Loredana. Diciotto anni. Buco del culo immacolato, ma ora non più. Belle tette, ma non molto pratica di spagnole. Ha ancora molto da imparare, ma è sulla buona strada per diventare una professionista del materasso, proprio come te”.
   “Stefano!” esclamò mia madre falsamente indignata. “Davvero ha solo diciotto anni? Ma non ti vergogni? Fare il culo ad una ragazza che potrebbe essere tua figlia”.
   “E allora? Se non lo avessi fatto io glielo avrebbe fatto qualcun altro, perché ha un culo che merita davvero”.
   “Più del mio?” domandò mia madre in tono di sfida.
   “Sabri, lo sanno tutti che il tuo culo non ha rivali. Il tuo culo è la perfezione assoluta”.
   “Ah sì? E allora cosa aspetti a montarmelo? Stasera mi sento molto zoccola”.
   “Prima mi piacerebbe che mi facessi una spagnola”.
   “Ti faccio tutto quello che vuoi, amore mio”.
   A quel punto li sentii percorrere il corridoio e entrare in camera da letto. Chiusero la porta, ma non completamente. Non la chiudevano mai del tutto, lasciavano sempre uno spiraglio aperto. Era sempre stato così, quasi come per dimostrare a me e a Moana che non avevano nulla da nascondere. O almeno questa era la spiegazione che avevo dato a quella loro abitudine.
   Mi era capitato un paio di volte di sorprenderli mentre facevano l’amore. Una volta nel bagno; io ero appena rientrato a casa, ero stato fuori con gli amici, e loro lo stavano facendo sotto la doccia. Spalancai la porta del bagno e vidi mio padre che teneva mia madre sollevata tenendogli le braccia sotto le cosce, e il cazzo infilato in figa, e la fotteva senza ritegno, e mia madre che urlava cose porche, tipo: “dimmi che sono la tua zoccola!”. Quella scena mi mise molto in imbarazzo. Era la prima volta che li vedevo fare l’amore. Loro si accorsero di me, ma non si scomposero più di tanto. Mia madre mi disse: “Rocco! Sei rientrato!”.
   “Sì mà. Scusate, vi lascio in pace”.
   Richiusi la porta e li lasciai finire. Il giorno dopo mia madre entrò nella mia stanza e mi chiese se poteva dirmi due parole. Mi disse che quello che avevo visto era una cosa del tutto naturale. Era normale che due persone che si amano facciano l’amore. Quindi non dovevo sentirmi in imbarazzo, perché quello che le avevo visto fare con mio padre rientrava nella natura delle cose.
   La seconda volta che li beccai a fare l’amore fu una volta che ero rientrato dal lavoro. Lo stavano facendo nella piscina che avevano fatto installare pochi giorni prima sul terrazzo. Loro non mi videro, ma io vidi loro. Erano immersi nell’acqua fino a metà e vidi mio padre di spalle, e mia madre gli stava davanti e faceva su e giù su di lui, con il cazzo che le entrava in figa fino alle palle, e le tette che le sballottolavano una contro l’altra. Da dove mi trovavo io non potevano vedermi, perché ero nella penombra del salotto, e allora rimasi a spiarli. Guardare mia madre fare l’amore era una cosa meravigliosa. Era proprio brava, le veniva proprio naturale. Si vedeva proprio che le piaceva farlo, che le piaceva far godere gli uomini, e soprattutto suo marito. E lo faceva concedendosi interamente, mettendoci anima e corpo. E poi diceva sempre un sacco di porcate. Tipo mentre era in piscina la sentivo gridare: “fottimi, così bravo! Godo come una cagna!”. Li guardai fino alla fine, fino a quando mio padre iniziò a schizzarle dentro. A quel punto me ne andai in camera, e quella scena mi aveva eccitato così tanto che dovetti farmi una sega.
   Ma ogni volta che li avevo sorpresi a fare l’amore era sempre stata una cosa del tutto casuale. Invece quella sera, dopo la nostra riunione di famiglia, non aspettavo altro che quello, cioè che cominciassero a fare l’amore per potermi accostare alla porta e guardarli mentre lo facevano. Avevo proprio tanta voglia di spiarli. Sarà forse per la mia condizione di eterno arrapato, causata dal fatto che Elena continuava a negarsi. Aspettava il fatidico giorno del matrimonio, ma io non ce la facevo. Ce l’avevo sempre duro come il marmo.
   Così mi accostai alla porta e guardai dentro la camera da letto dei miei. La stanza era illuminata dalla luce calda delle abat-jour che stavano accanto al letto. C’era un relativo silenzio, quasi come se stessero dormendo. In realtà c’era silenzio perché mia madre stava facendo godere mio padre con la bocca; lui era seduto sulla sedia di vimini accanto alla porta finestra del balcone, e mia madre era inginocchiata davanti a lui, in mezzo alle sue gambe. Erano nudi, mia madre aveva un aspetto rigoglioso, aveva una pelle liscia come la seta su cui si rifletteva la luce delle due lampade. Mio padre le teneva amorevolmente una mano infilata tra i capelli e la lasciava fare. Poi dopo un po' mia madre lo fece uscire dalla bocca e guardò mio padre negli occhi.
   “Fottimi” gli ordinò. 
   Mio padre si alzò dalla sedia e poi aiutò mia madre a mettersi in piedi, poi la spinse sul letto e lei si lasciò cadere sulle coperte e si mise subito con il culo rivolto verso l’alto, in posizione da monta. Mio padre salì sul letto e indirizzò il suo cazzo verso la figa di mia madre, che entrò tutto nella sua interezza. A quel punto fece una cosa che mi sembrò molto irrispettosa nei confronti di mia madre; praticamente le mise un piede sulla faccia e iniziò a scoparsela in quel modo, in posizione di sottomissione, e a lei sembrava piacerle molto perché non si oppose neanche un po'. In quella posizione mia madre aveva lo sguardo rivolto verso di me, e si accorse della mia presenza, spalancò gli occhi dallo stupore ma non disse niente, ma chiaramente non era a suo agio, né poteva fare nulla per evitare che i nostri sguardi si incontrassero, perché mio padre le teneva la testa bloccata con il piede, quindi era impossibilitata a girarsi dall’altra parte.
   “Che zoccola che sei” le dissi mio padre.
   “Sì” rispose mia madre, ma sempre guardando verso di me. “C’hai una moglie vacca, e lo sai benissimo”.
   Tirai fuori il cazzo e cominciai a masturbarmi, noncurante del fatto che mia madre mi stava guardando. Mio padre invece continuava a ingropparsela con decisione e a tenerle il piede sulla faccia. Non credevo che potesse avere un simile atteggiamento con lei, eppure era proprio quello che stava succedendo. E vi dirò di più, questa cosa sembrava eccitare maggiormente mia madre; il fatto di sentirsi dominata sembrava di suo gradimento.
   Non ci misi molto a sborrare. Arrapato com’ero in quei giorni mi bastava poco per venire. A quel punto decisi di ritornarmene in camera, e lasciare che i miei genitori consumassero il loro rapporto senza la mia invadenza. Ma ero quasi certo che il giorno dopo mia madre sarebbe venuta a chiedermi spiegazioni su ciò che avevo fatto. E forse sarei stato anche rimproverato. Dopotutto non avevo fatto una cosa molto corretta. In effetti avrei dovuto vergognarmi. Ciò che avevo fatto metteva in luce ciò che ero veramente, un porco.

Rocco.

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