sabato 26 novembre 2016

Doccia con mio fratello.

(in foto: Sam Tye, Shower, SkinzErotica.com)


   Ma ritorniamo al film che stavamo girando, ovvero I Buchi della moglie del senatore. Eravamo arrivati all’ultima scena, cioè dove il mio personaggio si apprestava a concedersi all’imperatore, il quale avrebbe poi dato la concessione edilizia a mio marito. Ma in realtà il film non si concludeva in questo modo. Il film aveva un finale molto più cruento e il mio personaggio andava incontro ad un destino davvero crudele. Ma non vi voglio anticipare niente. Ne parlerò magari in un altro post. Purtroppo ci fu un ostacolo davvero imponente che causò il rallentamento dei lavori. Il pornoattore che avrebbe dovuto impersonare l’imperatore si era presentato con le analisi del sangue positive a non so che tipo di malattia venerea. Non potevo rischiare di buscarmela anche io, e così decidemmo di sospendere le riprese fino a quando non avremmo trovato un rimpiazzo. Già, ma dove trovarlo? Bisognava fare un altro casting e quindi ci sarebbero voluti un po' di giorni. Ma il tempo è denaro, si sa, e nessuno aveva voglia di perdere tempo in quel modo.
   Questa situazione ci rese tutti un po' nervosi. Io ero costretta a starmene nel mio camerino a non fare nulla, mentre quelli della troupe cercavano una soluzione a quel problema. Non potevo lamentarmi di niente, perché ero trattata come una regina. Nel senso che siccome ero molto nervosa per quella faccenda, ogni cinque minuti qualcuno della troupe veniva a viziarmi in camerino con ogni ben di dio; cioccolata calda, frutta, caffè, fette di torta. Tutto per tenermi buona e per non rischiare che cominciassi a dare di matto, andandomene via e causandogli un ulteriore problema da risolvere. Se me ne andavo io era davvero finita, nel senso che un pornoattore lo potevano anche rimpiazzare, ma come avrebbero fatto senza di me, che ero la protagonista del film? Sapevo benissimo che ero indispensabile, e così me ne approfittavo un po', e allora trattavo tutti come servi. E il bello è che mi accontentavano in tutto. Mi bastava chiamare uno della troupe, dirgli cosa volevo e in qualche minuto riuscivo ad ottenere quello che avevo chiesto. Per esempio chiesi dell’uva, e subito mi venne servita su un piatto d’argento. Questa sì che è vita, pensai, e tutto grazie a lei, alla mia fighetta. Le dovevo molto. Mi aveva fatto guadagnare una certa popolarità, mi aveva reso una diva.
   Quel giorno venne a trovarmi mio fratello Rocco. Era la prima volta che veniva sul set. Lui lo sapeva cosa stavo facendo. Non gli nascondevo niente, come sapete. Né a lui e né ai miei genitori. Rocco era consapevole del fatto che sua sorella stava girando un film porno, ma non sembrava dargli particolarmente fastidio. In fin dei conti non era mai stato un fratello iperprotettivo nei miei confronti. Mi aveva lasciato sempre vivere le mie esperienze, anche di natura sessuale, liberamente. E io non gli avevo mai nascosto niente.
   In principio non vollero farlo entrare in camerino. Gli dissero che non volevo essere disturbata. In effetti era vero. Avevo detto alla troupe di tenere lontane dal mio camerino tutte le persone non autorizzate. Ma cazzo, mio fratello non era una persona non autorizzata. Era mio fratello, appunto.
   Quando entrò nel camerino io ero seduta sulla mia sedia con il mio nome stampato sullo schienale di tela. Ero nuda, con le gambe oscenamente aperte e stavo leggendo una rivista di gossip e Rocco mi guardò in modo insistente la figa.
   “Che c’è?” gli chiesi. “Non è mica la prima volta che mi vedi nuda. Quindi non fare quella faccia da allupato”.
   “Beh, era da parecchio tempo che non ti vedevo così. Mi ero dimenticato di come sei bella”.
   Quelle parole mi ammorbidirono parecchio. Mio fratello era sempre stato molto tenero con me. Che stupida quella Elena! Che aspettava a farsi montare da Rocco? Io al posto suo non avrei esitato a dargliela. Anzi, gli avrei dato anche l’orifizio anale. Ad un ragazzo dolce come Rocco avrei dato qualunque cosa. Ma io ero sua sorella, quindi…
   “Grazie Rocco, sei un vero tesoro” gli dissi.
   “Come proseguono le riprese?” mi chiese.
   “Molto male. Il tizio che doveva fare l’imperatore ha una brutta malattia venerea, quindi ci serve un sostituto, e ci serve al più presto. Tu per caso lo conosci uno stallone da monta referenziato?”.
   Rocco si mise a guardare un punto non meglio precisato. Ma più che altro sembrava che stesse pensando a qualcuno che poteva fare a caso nostro. Io in verità gli avevo domandato quella cosa solo per scherzo. Non credevo che potesse avere davvero qualche amico in grado di vestire i panni di un imperatore depravato con voglie fuori dal comune. Per inciso, e penso di averlo già scritto, in questa scena dovevo lasciarmi anche orinare in faccia. Questo per farvi capire la perversione che caratterizzava la figura di questo imperatore romano. Un vero porco, e io la sua vittima.
   “E allora?” gli domandai dopo attimi di silenzio. “Lo conosci?”.
   “No”.
   “Bene. Ci voleva tanto?”.
   A quel punto mi alzai dalla sedia e andai verso il bagno. Le mie intenzioni erano quelle di fare una doccia, rivestirmi e poi ritornare a casa dei miei insieme a Rocco. Mia madre era ritornata a casa dopo la sua fuga d’amore in Sicilia, e mio padre aveva preparato una cena speciale per festeggiare.
   Aprii il rubinetto dell’acqua e mi misi sotto il getto caldo. Mi girai e vidi mio fratello che mi guardava in modo insistente. Era proprio malato di sesso! Non pensava ad altro. Mi guardava come se avesse voglia di montarmi. Ma cazzo non si rendeva conto che ero sua sorella? O forse per lui ero soltanto un buco da riempire?
   “Smettila di guardarmi in quel modo!” sbottai.
   Poi chiusi gli occhi e mi insaponai il viso. Quando li riaprii Rocco non c’era più. Forse era uscito dal camerino. Chissà, forse aveva capito che stava esagerando nel guardarmi in quel modo. E invece mi sbagliavo, Rocco semplicemente non era più nella mia visuale. Si stava spogliando e dopo un po' venne sotto la doccia con me, con un’erezione allucinante, dura come la pietra, che puntava fieramente verso l’alto.
   “Rocco, ma che fai! Esci subito di qui, e soprattutto tieni quell’affare lontano da me” ma non ci fu verso, mi disse che non c’era niente di male se un fratello e una sorella facevano la doccia insieme. E allora io gli feci notare che non c’era niente di male solo nel caso in cui il fratello non aveva un’erezione dura come la sua. E allora lui mi disse che era tutta colpa del fatto che in quei giorni era perennemente arrapato, e non sapeva cosa farci. Il fatto di avere sempre il cazzo duro lo portava a fare delle cose ai limiti della decenza. Mi raccontò di essere stato addirittura con una trans africana, e di aver avuto un’esperienza sadomaso con una ragazza di nome Marta.
   Era tutta colpa di Elena. Il fatto di voler rimanere vergine fino al matrimonio stava mandando mio fratello al manicomio. Dovevo assolutamente parlarle. Dovevo farle cambiare idea, in qualsiasi modo. Non potevo lasciare che mio fratello andasse in giro in quella maniera, con il cazzo perennemente in erezione e tante strane idee per la testa.
   Io intanto avevo dato le spalle a Rocco e lui si era messo dietro di me, con la sua erezione premuta in mezzo alle mie natiche. Sentivo la sua asta strofinare contro il mio orifizio anale e gli intimai di stare buono sennò gli avrei dato uno schiaffo.
   “Moana, ti prego. Se non sborro sbrocco di brutto”.
   “Ti faccio venire con una sega, va bene? Ma il culo non te lo do” glielo presi in mano e iniziai a masturbarlo.
   Intanto l’acqua continuava a scorrere e nel box doccia e tutt’intorno si fece una nuvola di vapore. Ero abbastanza brava a fare lavoretti di mano agli uomini, quindi Rocco non poteva proprio lamentarsi. Magari non ero brava come la sua Elena, che a quello che mi aveva detto mio fratello era davvero specializzata in quella pratica. Praticamente era l’unica cosa che gli faceva per farlo godere. Le seghe. Era diventata una segaiola da competizione. Doveva avere un polso molto allenato, su questo non c’era dubbio. In ogni caso fui molto brava anche io, perché lo feci sborrare nel giro di cinque minuti. Schizzò come una fontana. Lo sapevo che avrebbe voluto il mio orifizio anale, ma doveva accontentarsi di quella sega. Non mi andava proprio di essere impalata da mio fratello. Era una cosa che proprio non mi andava di fare.
   “Ok, ora esci e vatti a rivestire, che tra dieci minuti dobbiamo andare a cena da mamma e papà”.
   “Grazie Moana”.
   “Sì sì, ma ora vai. Sennò facciamo tardi”.

Moana. 

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