mercoledì 2 novembre 2016

In balia dei cazzi. 

(in foto: Zoe Wood, Pretty GF is Fucked by Her Neighbor's BBC, Blacked.com)


   Intanto uno degli stalloni si era disteso di fianco a lei, e prendendola per i fianchi l’aveva fatta salire sul suo palo ficcandoglielo in figa. Un altro invece le si era messo sopra e le aveva ficcato la sua trave nel culo, e avevano cominciato a pomparla davanti e dietro. Un altro le aveva messo il cazzo in bocca e spingeva il bacino avanti e indietro facendoglielo entrare fino alle palle. In tutto ciò la matrona continuava a guardare la scena tra indignazione e divertimento, e ogni tanto commentava quello che vedeva.
   “Andateci piano con la troietta, sennò alla fine tocca chiamare un’ambulanza”.
   Gli stalloni non erano mai sazi. Sborravano e poi lo rificcavano di nuovo dentro. Era un via vai nei buchi di Sabri; ne usciva uno e subito gliene si piazzava un altro dentro. E lei sembrava sempre più stanca, sempre più priva di forze, fino a quando finalmente la gangbang giunse a conclusione, e mia moglie si accasciò sul pavimento, quasi esanime, con il culo e la figa da cui colava una gran quantità di sborra. A quel punto era venuto il momento per me di entrare in scena. Bussai alla porta e mi venne ad aprire il tipo coi rasta, cioè quello con cui Sabri sembrava aver legato maggiormente.
   “Ancora tu! Che vuoi?”.
   “Voglio parlare con mia moglie” dissi in modo deciso, senza lasciarmi intimidire dalla sua stazza.
   “Tua moglie è occupata. E comunque lei non ti vuole più”.
   “Ascoltami, mia moglie è molto confusa e voi vi state approfittando della sua fragilità! Guarda come l’avete ridotta!” dissi guardando in direzione di Sabrina, che intanto si era messa a sedere e mi guardava, ma la mia presenza non sembrava fargli né caldo né freddo. Forse era troppo stordita dal troppo sesso per poter avere una qualsiasi forma di reazione a quella mia improvvisata. “Non posso starmene a guardare mentre riducete la mia donna ad uno sborratoio” poi guardai in direzione di Sabrina. “Sabri, amore, ti prego, vieni via. Non lasciare che ti trattino così, come un buco da riempire”.
   “Ma io voglio essere trattata così” rispose lei con un’espressione inebetita. “Come un buco da riempire. Fattene una ragione”.
   “Hai sentito?” domandò il tipo coi rasta. “E ora sparisci”. 
   A quel punto chiuse la porta, e io non è che potevo farci molto. Le cose stavano così, Sabrina non ci voleva tornare a casa con me. Mia moglie aveva deciso. Mi dispiace Moana, pensai, ma non sono stato in grado di riportare a casa tua madre. Ero sicuro che Moana non me l’avrebbe mai perdonato, e che mi avrebbe fatto una bella lavata di testa per non essere riuscito a riprendermi mia moglie. In ogni caso era così, non ci ero riuscito, e certamente non potevo prenderla di peso e portarla via da quella casa, per due motivi: i sei stalloni non me l’avrebbero mai permesso, e poi Sabrina non aveva alcuna intenzione di ritornare sotto il tetto coniugale. Era finita, tutto qui. Dovevo farmene una ragione. Forse era meglio se mi cercavo un’altra compagna. Ma dove la trovavo un’altra come Sabri?
   Comunque me ne ritornai in albergo; quello che dovevo fare era chiaro, e cioè andarmene, ritornare a casa a mani vuote e lasciare mia moglie al suo destino. Quella notte riuscii a dormire molto bene; la coppietta in amore che aveva consumato la propria passione nella camera accanto alla mia non c’era più. Quindi senza alcun rumore molesto, a parte quello delle auto in strada, presi sonno e mi svegliai alle otto. Qualcuno stava bussando alla porta. In principio non ci feci caso, poi bussarono di nuovo e a quel punto mi tirai su e andai ad aprire. Sulla soglia della porta, contro ogni mia aspettativa, c’era lei. Non sapevo se inginocchiarmi e supplicarla di ritornare a casa con me oppure se abbracciarla saldamente e dirle quanto l’amavo. Ero così confuso che pensai che in entrambi i casi avrei sbagliato, e mi prese una specie di paralisi, non riuscivo a muovere un muscolo. Riuscii solo a dire un inconcludente: “amore…”. Sabri, nonostante la massacrante gangbang a cui aveva partecipato, sembrava in ottima forma, e mi guardava con un’espressione davvero poco amichevole.
   “Come facevi a sapere che stavo in questo albergo?” domandai con un filo di voce.
   “Ho chiamato Moana e me lo sono fatto dire da lei” rispose lei annoiata. “Mi sa che io e te dobbiamo parlare”.
   “Sì, forse sì”.
   “E così sei venuto fin qui per venirti a riprendere tua moglie, ma a quanto pare tua moglie non ne vuole sapere di ritornare a casa. Sono proprio curiosa di sapere adesso cosa hai intenzione di fare”. 
   “Voglio capire cosa ti ha spinto a cambiare vita e a dimenticare il tuo passato”.
   “Non ce la facevo più, Stè! Stavo diventando una casalinga disperata. Volevo provare emozioni nuove, emozioni che tu non riuscivi più a darmi perché a casa non c’eri mai. E adesso sono felice, e non ho nessuna intenzione di tornare a casa”.
   A quel punto feci un gesto estremo e disperato che avevo pensato di fare fin dal principio, e cioè buttarmi ai suoi piedi e supplicarla di ritornare con me. Rischiavo di apparire patetico, un disgraziato qualunque, un mediocre marito da cui allontanarsi senza troppe esitazioni, ma fu l’unica cosa che mi venne in mente. E allora mi strinsi alle sue gambe, con il viso contro la sua minigonna e la pregai di ripensarci.
   “Lasciami Stè, sei squallido” disse lei senza un briciolo di pietà. “Non vali niente come uomo. Lasciami subito. Non ho alcuna intenzione di ritornare a casa”.
   “Non puoi dire così” la supplicai. “Non dopo tutto quello che c’è stato tra di noi”.
   Ma tenendomi ancorato alle sue gambe le feci perdere l’equilibrio, e Sabrina allora indietreggiò fino ad uscire dalla stanza e poi sbattendo con la schiena contro la parete del corridoio. Adesso eravamo fuori, e chiunque avrebbe potuto assistere a quella scenetta pietosa. Sabri me lo fece notare; dopo essersi guardata intorno mi disse di non rendermi ridicolo anche agli occhi di altre persone che neppure ci conoscevano. Ma non me ne fregava niente e non ne volevo sapere di lasciare le gambe di mia moglie. Affondai maggiormente il viso contro la sua gonna poi con le mani gliela tirai su scoprendole la figa. Sabri non portava niente sotto, non so bene per quale motivo, ma in ogni modo mi ritrovai faccia a faccia con il suo sesso e iniziai a strofinarci le guance sopra, poi la bocca, succhiandola, leccandola, assaporando di nuovo il suo odore, pensando al fatto che da quella fessura erano entrati centinaia di uomini e allo stesso tempo con quella stessa fessura aveva dato alla luce i nostri figli, Moana e Rocco. In principio Sabri mi mise le mani sulla testa e cercò di allontanarmi, ma poi mi lasciò fare, abbandonandosi completamente, lasciando che la mia bocca sondasse quel terreno tanto desiderato dagli uomini, e che tanti uomini avevano avuto il piacere di possedere, e adesso la mia lingua ci si accaniva voracemente contro.
   “Dai Stè, smettila” mi disse, ma senza troppa convinzione. “Qualcuno potrebbe vederci”.
   Ma io invece insistevo, e lei quasi per impedirmelo si girò dall’altra parte, piazzandomi il suo bel culone burroso sulla faccia. Ma forse dimenticava che così facendo mi invitava a nozze. Adoravo leccare l’orifizio anale di Sabri, e così con le mani le allargai le natiche per farmi strada con la bocca verso il suo buchetto di dietro e iniziai a leccarlo e a succhiarlo, e il suo odore di sudore e feci mi inebriava, e più leccavo e più il suo buco si riempiva di saliva. Sentivo i suoi peletti morbidi e chiari che circondavano l’ano contro la lingua e intanto spingevo il viso in mezzo a quelle sensazionali natiche. Mia moglie aveva smesso di opporsi e aveva iniziato a mugolare di piacere. Si teneva con le mani contro il muro e mi si offrì completamente, inarcando la schiena e protendendo il culo verso il mio viso. E in quel momento qualcuno ci vide; era una coppia di ragazze di una ventina d’anni, turiste che alloggiavano in quell’alberghetto e che erano in Sicilia per una vacanza. Quando ci videro scoppiarono a ridere.
   “Oddio, che schifo!” disse una di loro sottovoce.
   “Abbiamo quasi finito” rispose la mia Sabri godendosi quegli ultimi istanti di piacere che precedevano l’orgasmo.
   Le due ragazze ci passarono accanto e filarono nella loro stanza, continuando a ridere e a commentare sotto voce.
   “Hai visto che le sta facendo? Le sta leccando il culo! Bleah! Secondo me è una puttana e lui un cliente”.
   “Sì, può essere” rispose l’altra. “Dai, entriamo in camera. Ho visto abbastanza!”.
   Le ragazze sparirono nella loro stanza e a quel punto la mia Sabri si irrigidì tutta; stava per scatenarsi in lei un orgasmo sensazionale e allora spinse il suo orifizio anale contro il mio viso fino quasi a soffocarmi. In quel momento si lasciò andare, forse per il fatto di aver scaricato tutta la sua tensione con quell’orgasmo imminente, e allora sentii il suo orifizio sospirare e diventare bollente per un attimo. Sabri aveva appena fatto un peto direttamente sulla mia bocca, ed era finalmente giunta all’orgasmo.
   “Scusami amore, mi è scappata” disse scoppiando a ridere, poi si abbassò verso di me e mi prese il viso con le mani baciandomi. “Sai che ti dico? Ho cambiato idea. Ci ritorno a casa con te. Perdonami se ti ho fatto soffrire”.
   Certo che la perdonavo. Finalmente avevo di nuovo una moglie.

Stefano.

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