lunedì 28 novembre 2016

Il ritorno di mamma.

(in foto: Anna Beck, Top of the Titters, XLGirls.com)


   Arrivammo a casa dei nostri genitori per salutare nostra madre che era ritornata dalla Sicilia e quindi per cenare tutti insieme. Ma il mio problema non lo avevo certo risolto. Moana mi aveva fatto una sega sotto la doccia, ma questo non aveva cambiato di una virgola il mio stato di perenne arrapato. Iniziavo a pensare che forse sarei dovuto andare da uno psicologo. Moana tra l’altro quella sera aveva indossato un vestitino porchissimo che non faceva altro che gettare benzina sul fuoco che c’avevo dentro. Un vestitino color sabbia, molto corto, così corto che le si vedeva il sorriso dei glutei. Per non parlare del fatto che era scollato in modo indecente; il vestito aveva un’apertura sul davanti che scendeva fino a sotto l’ombelico, fino quasi all’inguine, da cui si poteva vedere un po' del ciuffetto della sua striscia di peli biondi della figa. Mia sorella quella sera era veramente da sborrarsi nelle mutande. Vestita come una vera zoccola. E io non facevo altro che guardarla. C’avevo una voglia di fottermela che mi stava facendo perdere la ragione, e avrei potuto fare anche una follia se non mi davo una calmata.
   “Quanto sei maiala” le dissi all’orecchio non appena entrammo in casa. “C’ho voglia di fotterti, di riempirti i buchi e sborrarci dentro”.
   “Rocco! Cerca di controllarti” mi rispose lei. “Mi sa che hai bisogno di uno psichiatra. Ma uno bravo davvero”.
   “E mi sa che tu hai bisogno di un bel cazzo in culo che ti faccia gridare come una cagna”.
   “Rocco, se dici solo un’altra mezza parola ti arriva uno schiaffo. Ti ho avvisato”.
   Non appena eravamo entrati in casa subito ci aveva colto un profumo di salse e spezie, tipico della cucina di mio padre. Avrei dato qualunque cosa per saper cucinare come lui. Io ero soltanto un modesto cuoco di ospedale, mio padre invece era uno chef raffinato, e questo aveva sempre fatto impazzire mia madre. Entrammo in cucina e c’era mio padre ai fornelli. Era vestito in modo molto elegante, come se quella fosse una cena davvero speciale. Lo era, perché eravamo di nuovo insieme. Nostra madre era in camera da letto a prepararsi. Aveva appena finito di fare la doccia, ed ero pronto a scommettere che anche lei sarebbe venuta a cena vestita di tutto punto. Dopo essere stata via per tutto quel tempo aveva parecchio da farsi perdonare da mio padre, e così indubbiamente si sarebbe messa in tenuta da rimorchio, con uno dei suoi tipici vestiti da sera ai limiti della decenza.
   “Ehi pà!” esultò Moana. “Che ci cucini di buono?”.
   “Finalmente siete arrivati” rispose lui. “Qui è quasi pronto. Mettetevi a sedere. Tra un po' arriva mamma”.
   Ci mettemmo a tavola e nell’attesa, mentre mia sorella parlava con mio padre, io la stuzzicavo un po' accarezzandole le cosce, e lei puntualmente mi allontanava la mano bruscamente. Dopo qualche secondo ritornavo all’attacco, e con la mano mi avventuravo sempre più sopra, fino a raggiungere la figa. Mi accorsi che non aveva le mutandine e gli aprii le labbra con le dita e le toccai il clitoride, e lei di nuovo mi allontanò la mano in malo modo. Ma io non mi arresi, e rimisi la mano lì in mezzo con più decisione e iniziai a sgrillettarla pesantemente. Cominciò a bagnarsi, e per questo motivo la smise di opporsi e mi lasciò fare. Poi ad un certo punto mi strinse le gambe intorno alla mano per bloccare ogni mio movimento. Adesso ero suo prigioniero, non potevo né sgrillettarla né ritirare la mano.
   “La smetti?” mi sussurrò.
   “Ok ok, lasciami la mano”.
   A quel punto mollò la presa e mi liberai. Intanto sentimmo dalla camera da letto il suono dei tacchi a spillo di mia madre. Stava percorrendo il corridoio, a breve sarebbe entrata in cucina e l’avremmo vista in tutto il suo splendore. Eccola finalmente, sulla soglia della porta, con il vestito da sera più porco che aveva, con uno scollo tremendo da dove le sue grosse tette sarebbero scivolate fuori più volte nel corso della serata. Il vestito era anche molto corto, così da mettere bene in mostra le sue belle cosce e il suo culo divino. Che uomo fortunato che era mio padre, che aveva tutto quel ben di dio a sua disposizione.
   Sia io che Moana ci alzammo e a turno andammo ad abbracciarla. Finalmente era ritornata a casa. Era chiaro che quella sera lei e mio padre avrebbero passato una notte piuttosto piccante. Ne avevano di scopate da recuperare.
   “E allora ragazzi” disse. “Cosa mi raccontate?”.
   Vidi mia madre andare verso il forno; moriva dalla voglia di scoprire mio padre cosa aveva preparato. Si abbassò a novanta gradi a guardare dentro, ma come già vi ho detto prima il vestito era molto corto, quindi nell’abbassarsi mise tutto il culo in bella mostra; le natiche erano divise dall’esile filo del perizoma nero che indossava. Mio padre vedendola in quel modo non perse l’occasione per darle una bella sculacciata.
   “Eh no, è una sorpresa!” le disse. “Vai a sedere insieme ai ragazzi”.
   “Amore! Non davanti ai ragazzi! Cerca di trattenerti. Hai tutta la notte davanti per sculacciarmi” mia madre venne verso di noi e si mise a sedere.
   Iniziammo a raccontarci le ultime novità, ma senza mai affrontare le tematiche più spinose, ad esempio dov’era stata mia madre tutto quel tempo, e cosa aveva fatto. Oppure cosa stava facendo Moana in quei giorni. O ancora, come andava la mia relazione con Elena. Nessuno di noi sembrava intenzionato ad aprire bocca su questi discorsi.
   Finalmente iniziammo a mangiare. Intanto lo scollo di mia madre aveva ceduto, le sue tette le erano scivolate fuori, ma non fece niente per risistemarle dentro. D’altronde che male c’era? Era pur sempre nostra madre, conoscevamo com’era fatta sotto quel vestito. Non aveva nulla da nascondere. E io non potevo fare altro che pensare a quanto era fortunato mio padre; chissà quante spagnole che gli faceva mia mamma. Chissà quante volte l’aveva fatto sborrare con quelle sue belle tettone. Dovevo cercare di trattenermi, stavo avendo un’erezione a forza di guardarle.
   “Rocco, e tu cosa mi racconti?” mi chiese. “Come va con Elena?”.
   “Ancora non gliela da” disse Moana in modo polemico. “Se continua di questo passo finirà col mandare Rocco al manicomio”.
   “Che fede incrollabile!” aggiunse mia madre.
   “Che figa di legno!” continuò Moana. “Ma vi sembra normale una cosa del genere? Neanche le monache di clausura!”.
   “E tu, Moana? Cosa mi racconti?”.
   A quel punto mia sorella confessò tutto e raccontò a mia mamma la faccenda del film porno. Sentivo che stava per scatenarsi una tempesta. Mia madre non sarebbe rimasta impassibile di fronte a quella notizia. Avrebbe certamente fatto sentire la sua voce. Infatti Moana man mano che andava avanti con il racconto pareva farsi sempre più piccola dalla vergogna. Sembrava quasi impaurita dalla reazione che avrebbe avuto mia madre a breve. Come se sentisse anche lei l’avvicinarsi della tempesta. E per alleggerire quella pillola amara Moana le disse che era ritornata insieme a Berni, e che era stato lui a chiederle di fare quella cosa, dal momento che era lui il regista del film. E comunque ci tenne a precisare che stava avvenendo tutto nel pieno rispetto delle regole, ovvero tutti i suoi partner che avevano avuto rapporti con lei avevano regolari certificati medici e analisi del sangue che provavano la loro negatività ad ogni tipo di malattia venerea. Ci fu un attimo di silenzio, sembrava che mia madre stesse per esplodere di rabbia, ma poi invece fece un sorriso che davvero nessuno di noi ci si aspettava.
   “Un film porno” disse, poi guardò mio padre e gli accarezzò il braccio. “Nostra figlia presto diventerà una pornodiva” poi guardò di nuovo Moana. “E Berni non è geloso di vederti fare l’amore con altri uomini?”.
   “Beh, quello che faccio con loro tecnicamente non è fare l’amore. Con Berni faccio l’amore, perché siamo fidanzati. Con i miei partner è solo finzione. Lo so che sei molto contrariata, mamma. Hai tutto il diritto di esserlo, ma ci tengo a ripeterti che stiamo facendo tutto nel rispetto delle regole. Pensa, nella troupe è presente anche una ginecologa che mi tiene costantemente sotto controllo”.
   “Tesoro, tranquillizzati. Non sono affatto contrariata” disse mia madre facendoci rimanere tutti molto perplessi. “Cos’era quella cosa che ti dicevo sempre? Non permettere a nessuno di mettere bocca su quello che devi o non devi fare. Questa è una tua scelta, e io sono comunque molto orgogliosa di te. E sono molto contenta che ci sia Berni al tuo fianco, perché almeno so che non potrà succederti nulla di male”.
   Poi mia madre volle sapere del suo negozio di lingerie. Gli affari, le rispose mia sorella, procedevano alla grande. Lei andava al negozio praticamente ogni giorno, quando finivano le riprese. Si occupava della contabilità e degli ordini dei fornitori e poi ritornava a casa. Nonostante le riprese del film Moana non aveva mai abbandonato la gestione del negozio di mia madre.
   Intanto la cena si avviava verso la conclusione. Erano ormai le undici di sera, e decisi di rimanere a dormire dai miei. Ero sicuro che non sarei riuscito a dormire molto, perché indubbiamente il letto di mio padre e mia madre a breve avrebbe iniziato a cigolare di brutto.

Rocco.  

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