giovedì 21 maggio 2015

Il contratto


Non potevo sopportare che quel vecchiaccio avesse approfittato così di Martina, era una di famiglia ormai, ne parlai con Stefano ero su tutte le furie. Lo convinsi ad andare a parlare con il professore, mi accontentò con poca convinzione.
"Quindi niente contratto per la nostra bravissima Martina?”
“Al momento non ci sono le condizioni. Certo, se questo discorso me lo avesse fatto la sua signora....”
“In che senso scusi?”
“Nel senso che è una donna molto bella e sono sicuro che è molto brava a parlare con gli uomini come me, magari non solo a parlare.”
“Quindi lei dice che se la mia Sabrina le venisse a parlare si potrebbe fare qualcosa per il futuro di Martina?”
“Esattamente”
Alla cena di chiusura dell'evento osservai quel vecchio porco. Lui anciò una occhiata verso di me e lo salutai con un sorriso. Lui non rispose in maniera particolarmente cordiale, le fantasie che si era fatto su di me sarebbero rimaste tali.
Decisi di giocare tutti gli stereotipi della moglie bella e disponibile. D’altronde sapevo che facevano effetto anche su mio marito.
Stefano sorrise guardando la camicetta tesa sui miei seni, le gambe accavallate, coperte da calze nere, poi decise di parlare. Espresse i sui apprezzamenti per il mio vestito, anticipandomi qualcosa della conversazione avuta con il professore.
“Sai che sei stata apprezzata molto anche dal porco?”
“In che senso, scusa?”
Mi raccontò che avrebbe desiderato approfondire la mia conoscenza, dal punto di vista che potevo immaginare. Non fui particolarmente turbata o indignata da questa richiesta.
“Perchè non hai accettato?”
“Per rispetto verso di te, verso il nostro matrimonio e quindi anche verso me stesso, so che non ami quel genere di uomini.”
La conversazione si spostò, verso argomenti sessuali. Disse che con certi uomini del genere ci sarei andata anche senza bisogno di un ritorno. Da quando eravamo là Stefano non era andato molto più al di là di una sveltina alla missionaria e aggiunsi che qualche voglia la avevo anche per quello.
Il passo fu breve e mi ritrovai dopo cena inginocchiata in camera del professore a fargli un bocchino.
“Tu continua a lavorare.” dissi mentre lui stava rispondendo a delle mail dell' Università per cercare un posto per Martina e solo così si distrasse per non venire. Il mio intento non era comunque quello. Lo leccavo e lo succhiavo dolcemente, per prolungare il più possibile.
Mi fece risalire, voleva ricambiare. Mi fece appoggiare alla poltrona a pancia in giù in modo che assumessi una posizione a novanta gradi, con il culo che sporgeva.
Mi abbassò calze e mutandine. "Che avessi un bel culo era evidente anche da vestita" disse prima di inginocchiarsi lui stavolta. Mi leccò da dietro sul clitoride, infilò la lingua tra le grandi labbra, risalì fino al buchetto posteriore che dovetti ricordagli avrebbe avuto solo dopo la firma del contratto di Martina.
Squillò il mio telefono interruppi i mugolii, allungai la mano, presi la cornetta e, adottando un tono normale risposi.
“Sì, è qui. Adesso te lo passo. Ciao.”
Era Martina. Per rispondere dovette interrompere la sua attività ma si alzò e appoggiò il suo cazzo fra le mie natiche. Io allungai le mani dietro per afferrarlo e condurlo nella vagina ben lubrificata. Lentamente andava dentro e fuori.
“Sì, sto lavorando al tuo contratto, cosa credi che stia facendo? Che mi stia scopando la tua amica?”
Dopo poco fummo di nuovo interrotti. Stavolta era Stefano al cellulare come avevamo concordato all'insaputa del vecchio.
“Sì, siamo ancora al lavoro. Fra poco torno…. ah, sei qui fuori?… No, no, non entrare, adesso esco… sì, sì, arrivo. Sì, sto venendo.”
Mentre parlavo con mio marito Oscar fece una mossa un po’ stronza, per mettermi in difficoltà. Spostò la cappella contro lo sfintere anale e fece un po’ di pressione. Mi ritrassi, con una mano glielo cacciai via e girandomi gli diedi una occhiataccia, pur continuando a parlare normalmente al telefono.
“Oh ma sei stronzo? Cosa pensavi di fare?”
“Scusa non ho resistito, pensavo ti sarebbe piaciuto prenderlo nel culo e dover far finta di niente al telefono.”
“No, cazzo, non voglio dartelo il culo.”
“Davvero? Peccato perchè merita”
“Non sei riuscito ad eccitarmi abbastanza.”
“Strano, mi sembrava quasi che stessi riuscendo ad entrare senza troppa difficoltà.”
“Ho detto che sei stronzo, non che non mi piaceva quello che stavi facendo. Prepara il contratto per Martina e ne riparliamo.”
Per eccitarlo al massimo iniziai a parlare sotto voce mentre mi rivestivo.
“Cazzo, ora sono straeccitata. Spero che Stefano sia pronto, ora vado in camera e me lo scopo come dico io”
“Non ti preoccupare per il contratto, quando ho il cazzo duro non capisco nulla. Era già pronto mentre mi succhiavi. Pensami mentre ti farai prendere il culo.”
“Hai fatto bene, vedrai che non te ne penrtirai. Se va tutto bene poi te lo do anche a te. ciao.”

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