lunedì 20 luglio 2015

La nuova generazione.


   Ormai, cari amici del blog, Rocco e Moana sono grandi. Hanno entrambi diciotto anni e in qualche modo anche la loro versione dei fatti è importante per raccontarvi la nostra vita. Il loro punto di vista è un importante tassello del puzzle, e quindi vi lascio ai loro racconti.

Stefano.

   Fu piuttosto strano capire il tipo di vita di coppia che c’era tra i miei genitori. Avevo diciotto anni, e fortuitamente intercettai una telefonata di mia madre; avevo bisogno del telefono, e così attivai il cordless, e beccai mia madre che stava parlando con un uomo. Stavo per riattaccare quando le sentii dire delle cose che non mi sarei mai aspettato.
   “L’altra notte sei stato meraviglioso. Certo che c’hai un cazzo insaziabile!”.
   E la voce del suo interlocutore non era certo quella di mio padre. Mia madre c’aveva un altro, ecco che pensai. Però ero abbastanza grande da risolvere quella faccenda. Mio padre doveva saperlo, ma non sarei stato io a dirglielo. Avrei parlato a mia madre, e avrei fatto in modo che fosse lei a dirglielo.
   E allora, convinto di dover risolvere quella questione, il giorno dopo me ne andai al negozio di mia madre, la quale, con tanti sacrifici aveva aperto un negozio di lingerie all’interno di un centro commerciale. Si chiamava “Una notte speciale, intimo maschile e femminile”. L’attività andava molto bene, e c’era sempre un sacco di gente ad affollare il negozio. C’erano quattro commesse, tutte molto carine, di non più di vent’anni. Ma mia madre era la più bella di tutte, nonostante i suoi quarant’anni. Era una donna esplosiva, con delle forme da urlo; c’aveva un seno prosperoso che le piaceva mettere in mostra con degli scolli molto generosi, e un culo che parlava da solo. Certe cose non si dovrebbero dire sul conto della propria mamma, ma io sono uno che dice sempre le cose come stanno. C’aveva un culo bello tondo e morbido, di quei culi che ti fanno venire voglia di dargli una bella palpata.
   Quando le commesse del negozio mi videro mi riempirono di attenzioni e di baci, forse perché essendo il figlio della proprietaria, ci tenevano a fare con lei una bella figura. Poi arrivò mia madre che mi strinse tra le sue braccia, e come sempre, sentii premere le sue grosse tette contro il mio petto. Adoro mia madre; porta sempre con se una scia di profumo molto seducente, e indossa sempre dei vestiti che le donano tantissimo, anche se devo confessare che sono sempre molto corti. Non di rado infatti è costretta a tirarseli giù, per non rischiare che le si veda il perizoma.
   “Che ci fai qui?” mi domandò.
   “Ecco, dovrei parlarti”.
   “Che hai combinato ‘sta volta, Rocco?” mi disse facendo finta di essere arrabbiata.
   “Niente. Io niente. Tu, invece, credo che dovresti raccontarmi qualcosa. Anzi, dovresti raccontarlo a papà”.
   “Ma di cosa stai parlando? Ti metti a fare il misterioso, adesso? Ascoltami Rocco, non ho molto tempo adesso” poi mi mise in mano una banconota da cinque euro. “Ecco, vatti a prendere un caffè. Ne riparliamo stasera, a casa”.
   I miei genitori erano una coppia molto affiatata. Li sentivo fare l’amore con molta passione. E mia madre non si tratteneva di certo nel dire porcate di ogni tipo mentre lo facevano. Una notte la sentii dire a mio padre delle cose molto zozze:
   “Dai, dimmi che sono la tua puttana” gli disse.
   Certe volte erano davvero eccessivi, così mi tappavo le orecchie con le cuffie e ascoltavo la musica dei Deep Purple per non sentire le loro porcate. Certo, mia madre era una donna con una passione molto accesa, ma arrivare a immaginare che aveva una relazione con un altro uomo, mi sembrava troppo. Era una cosa piuttosto irrispettosa per mio padre. 
   Così, quella sera, quando rientrò dal lavoro, andò a farsi la doccia. Quando ebbe finito entrai in camera sua. Era in lingerie; aveva un perizoma nero e le calze autoreggenti. Era uno schianto.
   “Mamma, dove stai andando?” le domandai.
   “Vado a cena con un amico, e probabilmente farò tardi” mia madre si infilò un vestito bianco, senza neanche mettere il reggiseno (indumento che, devo dire, utilizzava raramente). Il vestito aveva uno scollo davvero eccessivo; il pericolo che le sue grosse tette scivolassero fuori era davvero concreto.
   “Secondo me non dovresti andarci. Soprattutto non dovresti andarci così” le dissi, riferendomi al modo com’era vestita.
   “Ma perché?” mi chiese lei divertita da quel mio atteggiamento.
   “Perché sei troppo… bella” avrei voluto dirle che non mi andava che lei, essendo mia madre, andasse in giro in quel modo. Poi però mi resi conto che era una follia, dal momento che quello era il suo solito modo di vestire. E non mi aveva mai dato tanto fastidio; certo, solo un pochino, per esempio quando gli uomini in strada non le staccavano gli occhi di dosso. Un po’ mi infastidiva, però non gliel’avevo mai detto.
   “Tesoro” mi disse dandomi un bel bacio sulle labbra. “Non è la prima volta che metto su questo vestito. A tuo padre piace tantissimo”.
   Sì, a mio padre. Ma anche al suo amante, pensai.

Rocco.

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