martedì 21 luglio 2015

Mamma torna a casa.


   Ero davvero combattuto. Non sapevo se raccontare tutto a mio padre o tenermi il segreto per me. Su una cosa non c’erano dubbi, ovvero mia madre c’aveva uno scheletro nell’armadio bello grosso. L’aspettai tutta la notte, anche perché non riuscivo a prendere sonno. Non facevo altro che pensare a lei e a quell’uomo, che a quello che aveva detto al telefono mia madre, c’aveva un cazzo insaziabile.
   Quando mia madre rincasò erano circa le quattro del mattino. Era alquanto sorpresa di vedermi ancora in piedi.
   “Rocco, cosa ci fai ancora sveglio?”.
   “Mamma, credo che tu mi debba delle spiegazioni. So tutto. So tutto di lui, del tuo amante”.
   Sul viso di mia madre comparve prima un espressione di dispiacere, che nel giro di cinque secondi si trasformò in rabbia e a quel punto venne verso di me e mi colpì con uno schiaffo. Il forte movimento del braccio le aveva fatto scuotere le tette, le quali erano scivolate fuori dalla scollatura, e ora erano lì, al vento, con quei turgidi capezzoli e le larghe aureole rosa.
   “Io non ho nessun amante, mettitelo bene in testa. Io amo solo una persona, e quella persona è tuo padre”.
   Non mi aveva mai colpito con uno schiaffo, e rimase a guardarmi per capire cosa diavolo le era preso. Poi la sua rabbia si trasformò in pochi attimi in un sincero rimorso, e allora mi prese la faccia e se la portò al seno. Mi ritrovai con il viso in mezzo alle sue grosse tette, dove probabilmente poco prima c’era stato il grosso cazzo di quell’uomo che avevo sentito al telefono. Sì, proprio così. Probabilmente mia madre lo aveva fatto godere con una sega spagnola, e chi lo sa, magari le aveva anche sborrato lì in mezzo, proprio dove ora c’erano le mie guance.
   “Scusami tesoro, scusami. Non volevo farlo” mi sussurrò. “Ma ora va a dormire, ti prego”.

   Era chiaro che da lei non avrei avuto alcuna confessione. Decisi a quel punto di rivolgermi a zio Giuliano, il quale non era in verità mio zio, ma un amico dei miei, ma così amico che era diventato quasi uno di famiglia. Lo zio era una specie di playboy, e gestiva uno strip bar. Era uno a cui i soldi non mancavano, e nelle ricorrenze si ricordava sempre di me, facendomi dei regali molto costosi. Andai a casa sua. Era in compagnia della sgallettata di turno, una bella ragazza, molto giovane, mora, con un paio di cosce che non finivano più. Doveva avere all’incirca la mia stessa età, lui invece ne aveva quaranta, come i miei genitori. Ma a differenza loro, non si era mai sposato. Una volta glielo chiesi del perché non l’avesse mai fatto, e lui mi rispose che non aveva alcun bisogno di prender moglie, dal momento che poteva avere quelle degli altri. Trovai la cosa molto divertente. Zio Giuliano era per me un vero e proprio idolo, in questo senso, anche se io non ero per niente come lui. Io avevo una fidanzata, e le volevo un gran bene, e non avrei saputo che farmene di uno stile di vita come quello dello zio.
   Ma poi della mia fidanzata ve ne parlerò, a breve. Non preoccupatevi.
   Ebbene, lo zio mi accolse calorosamente, come sempre. Ci scommetto che lui e la moretta avevano appena finito di fare l’amore, perché erano entrambi in accappatoio. Ci mettemmo a sedere sul sofà del soggiorno e lo zio andò in cucina e tirò fuori dal frigorifero due bottiglie di birra; me ne diede una e ci mettemmo a discutere delle solite cose. Soprattutto volle sapere da me cosa ne pensassi di quella “topina”, così l’aveva chiamata. Gli dissi che non era per niente male.
   “E come stanno mamma e papà?”.
   “Ecco, era proprio di loro che volevo parlarti. Non è facile per me dirlo, ma sono sicuro che mia madre ha un amante”.
   “Sabrina?” lo zio scoppiò a ridere. “E allora? Tutto qui quello che dovevi dirmi?”.
   “Ma come, non dici niente? Ti sto dicendo che mia madre ha un amante!”.
   “Cosa vuoi che ti dica? Sono contento per lei. E in parte, invidio lui, il suo amante, come lo chiami tu. Lui sì che è un uomo fortunato. Guarda io come sono ridotto, con una sgallettata che quando facciamo l’amore sembra di farlo con una bambola gonfiabile scadente”.
   “Ma insomma, da che parte stai?” questa volta alzai la voce.
   “Dalla parte di tua madre, Rocco!” il mio atteggiamento lo fece imbestialire. Non lo avevo mai visto adirarsi in quel modo, era sempre stato molto accomodante con me. “Non te lo dimenticare che prima di essere tua madre, Sabrina è anche una donna. Una donna con le sue esigenze, anche carnali, e se vuole farsi una scopata con un altro uomo, ne ha tutto il diritto”.
   “Ma mio padre lo deve sapere” sussurrai.
   “Tuo padre lo sa. Fidati. Lo sa. Ma non è come credi. Questa cosa non compromette il loro amore. Loro continuano ad amarsi come quando erano fidanzati. D’altronde, è sempre stato così”.  

Rocco.

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