lunedì 19 ottobre 2015

A caro prezzo.

(in foto: Jamie, ATKArchives.com)


   Nei giorni successivi alla sfuriata di mia madre cercai di concentrarmi sullo studio. Ma a dire il vero non è che ne avessi molta voglia. Diedi qualche esame con risultati mediocri. Poi un giorno, mentre stavo ritornando a casa dall'università, una macchina mi si affiancò e mi seguì lentamente. Sentivo la sua presenza dietro di me, ma feci finta di niente. Pensai che fosse qualche porco che mi aveva notata (indossavo una minigonna così corta che quasi mi si vedeva il culo, e quel giorno avevo dimenticato di mettere le mutandine) e che stava cercando di abbordarmi. Poi ad un certo punto la macchina accellerò e mi si piazzò davanti, e scesero due uomini che sembravano, per come erano vestiti, dei servizi segreti. Avevano dei completi neri e gli occhiali da sole. Erano belli cazzuti e ebbi molta paura, tanto che pensai di scappare via.
- La signorina Moana? - mi domandò uno di loro.
- Sì, sono io.
- Potrebbe essere così gentile da seguirci?
- Ma perchè? Cosa ho fatto?
- Una persona vorrebbe incontrarla per una proposta di lavoro.
   Notai che in macchina al posto di dietro c'era un uomo sulla cinquantina che fumava un sigaro e che mi guardava con un certo interesse. Era lui la persona che voleva parlarmi. Non sapevo se potevo fidarmi, ma era chiaro che non era un rapimento, altrimenti non mi avrebbero chiesto così gentilmente di seguirli. Se fosse stato un rapimento mi avrebbero preso con la forza e caricata in macchina. E invece io avevo la possibilità di dire di no e andarmene. E invece, sapete quanto sono curiosa, decisi di affrontare quella situazione. Cosa poteva mai volere da me quel vecchio porco in macchina? E così li seguii, e uno dei due tizi cazzuti mi aprì lo sportello di dietro. Entrai e mi misi a sedere di fianco al tizio col sigaro che mi sorrise in modo gentile. Aveva anche lui gli occhiali da sole, coi vetri a specchio su cui si rifletteva la mia immagine.
- Buongiorno signorina Moana - mi disse.
- Cos'è questa storia? Cosa vuole da me? - cercai di fare la dura per fargli capire che se voleva abusare di me avrebbe dovuto sudare un pò.
- Si calmi signorina, sono qui per proporle un lavoro.
- Beh, di solito non si ferma la gente per strada in questo modo per proporle un lavoro.
   I due energumeni che mi avevano fermata erano rientrati in macchina mettendosi uno al posto di guida e l'altro al lato del passeggero. La macchina partì senza un apparente meta. Notai che il vecchio porco mi stava fissando le cosce. La minigonna, nel sedermi, era salita su fino ai fianchi, e praticamente adesso ero con la figa di fuori. L'uomo allungò una mano sulle mie gambe e me le aprì per vedere meglio com'ero fatta lì in mezzo. Glielo lasciai fare. Poi con due dita mi allargò le labbra. Iniziai seriamente a preoccuparmi e richiusi subito le cosce.
- Ma insomma, si può sapere cosa vuole da me? - domandai. - Il mio corpo non è in vendita. 
- Mi chiamo Carmine, e sono un suo grande ammiratore - mi disse. - Io la seguo da molto, sa? I suoi spettacoli al Biancaneve Strip Bar sono davvero unici. Lei potrebbe fare molti soldi.
- Davvero? Questa chiacchierata inizia a farsi interessante - a quel punto allargai di nuovo le gambe, mettendo ben in mostra la mia fighetta, offrendogliela quasi. - Però l'avverto che ho già rifiutato una proposta di girare un film porno.
- Non si tratta di questo, signorina. Deve sapere che possiedo uno strip bar proprio come quello dove si esibiva lei. Forse ne avrà sentito parlare. Si chiama "Il diavolo in corpo".
   Ne avevo sentito parlare eccome. Era il rivale dello strip bar di zio Giuliano. Era più in periferia, ma in quanto a clientela, raccoglieva una buona fetta di allupati. Un target diverso, da quello che mi avevano raccontato. Ancora più porco del Biancaneve Strip Bar. Clienti esigenti, a cui non bastavano dei semplici spettacoli di spogliarello, ma erano in cerca di emozioni ancora più porche. In verità il nome di quello strip bar mi aveva messo sempre un pò di terrore. Mi domandavo cosa succedesse lì dentro. Le mie ex colleghe del Biancaneve ne parlavano spesso. Dicevano che dentro accadevano cose assurde, difficile pure da raccontare.
- Sì, lo conosco - dissi.
- Ebbene, ho saputo che ormai lei non lavora più al Biancaneve. Cosa ne direbbe di un contratto di collaborazione con il mio strip bar?
- Non so - continuai allargandomi le labbra della figa con l'indice e l'anulare, mentre col medio cominciai a stimolarmi il clitodide. - Sa, la mia piccola la vendo a caro prezzo. Secondo lei quanto vale?
- Mi dica lei il prezzo e io sarò lieto di accontentarla.
   Contrattammo un pò, poi alla fine giungemmo ad una cifra che era il doppio di quello che prendevo da zio Giuliano. E per di più non dovevo servire ai tavoli, ma soltanto fare gli spettacoli e intrattenermi coi clienti nei privè. Mi sembrava onesto. Con quei soldi avrei potuto prendere in affitto una casa per conto mio. A quel punto mia madre non avrebbe avuto più alcun autorità su di me. Ero libera di fare quello che volevo, pure di farmi inculare da cento uomini uno dopo l'altro. Era un vero affare.
   Alla fine delle contrattazioni mi riportarono a casa, e Carmine, il proprietario del Diavolo in Corpo, mi diede appuntamento allo strip bar per il giorno dopo. Ero felice per quel nuovo ingaggio, ma non vi nascondo che ero molto preoccupata. Avevo sentito strane voci su quel posto. Mi avevano raccontato che le ragazze che ci lavoravano facevano di tutto ed erano disposte a tutto, anche a farsi inculare sul palco di fronte a tutti. Mi avevano anche raccontato che ogni tanto venivano organizzate delle serate bukkake, dove alcune spogliarelliste si mettevano in ginocchio al centro del locale e si facevano sborrare in faccia da tutti i clienti. Certo, magari erano solo voci, ma l'idea di mettermi in ginocchio davanti a un centinaio di uomini per farmi sborrare in faccia mi terrorizzava un pò. Ma comunque prima di salutare Carmine fui chiara, cercando di tirare fuori le palle, e gli dissi chiaramente che avrei fatto una settimana di prova.
- Tenga bene in mente questa cosa - gli dissi. - Farò una settimana di prova, retribuita chiaramente. Se il suo locale non dovesse piacermi o se la sua clientela dovesse risultare troppo rozza, porterò la mia fighetta da un'altra parte. Chiaro?
- Non poteva essere più chiara. Ma sono sicuro che troverà il Diavolo in Corpo di suo gradimento. E sono altrettanto sicuro che anche la clientela lo sarà. Sono un pò rozzi, questo sì, ma sono molto generosi.

Moana.

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