martedì 20 ottobre 2015

Il diavolo in corpo.


   Il giorno dopo andai a Il Diavolo in Corpo e Carmine (il proprietario) era lì ad aspettarmi. Non vedeva l'ora di farmi vedere il suo regno. In effetti era molto in periferia. Per arrivarci dovetti prendere un taxi, ma potevo permettermelo. Il locale era situato in una lunga strada desolata. Non c'era nulla per qualche chilometro, soltanto campagne, e in lontananza si vedevano degli enormi edifici costruiti di recente che accoglievano uffici e chissà che altro. Per dirla tutta Il Diavolo in Corpo si trovava proprio in una zona di merda. Se qualche male intenzionato avesse deciso di farmi del male sarebbe stato libero di farlo, dal momento che non c'era nessuno per qualche chilometro. Questo sarebbe dovuto bastarmi per tirarmi indietro, ma invece decisi di vedere com'era dentro. E quello che provai fu subito un senso di disagio. L'aria calda che c'era, l'odore di orgasmi consumati, di sborra schizzata chissà dove, mi fece subito pensare ad un luogo dove il peccato era all'ordine del giorno. La sala era molto grande, di più del Biancaneve di zio Giuliano. Al momento era vuota. Era presto, erano solo le sette di sera, ma presto si sarebbe riempita di allupati in cerca di emozioni forti.
   Vidi il palco e più o meno era come quello su cui avevo lavorato fino a quel momento. Le luci erano soffuse e sulle pareti c'erano alcune immagini delle spogliarelliste che avevano lavorato lì da quando aveva aperto i battenti a oggi. Le guardai tutte, e tutti, perchè c'erano anche uomini. Tanti uomini, con cazzi enormi, carnosi, con vene dure e verdi che chissà quanto sangue pompavano in quei loro pezzi di carne. Erano tutti ritratti coi loro manganelli svettanti verso l'alto, insomma nel momento della loro massima erezione. Le spogliarelliste invece erano ritratte con le cosce spalancate, oppure viste da dietro, con le natiche aperte, oppure a mezzo busto (quelle con le tette più prosperose). Erano tutte molto belle, anche se molto esuberanti e un pò volgarotte. Alcune erano un pò vintage, capelli cotonati e vite larghe, sicuramente spogliarelliste che avevano solcato il palco del locale negli anni ottanta. Questo mi fece capire che l'attività del Diavolo in Corpo andava avanti da molti anni. Sicuramente da più anni del locale di zio Giuliano. Guardai tutte le fotografie come se stessi ad una mostra d'arte, poi arrivai di fronte ad uno spazio vuoto. Quasi come se fosse stata appena tolta un'immagine. Un vuoto che stonava molto.
- Qui vorrei mettere la sua immagine, signorina Moana - disse il signor Carmine, che senza che me ne accorgessi era dietro di me già da qualche minuto. - Cosa ne dice? Le piacerebbe?
- Vedremo - feci un pò la difficile. - Senta, come mai ci sono le fotografie di tutti questi uomini?
- Perchè qui, a differenza dello strip bar dove ha lavorato fin'ora, sul palco si esibiscono anche gli uomini. E spesso si esibiscono con delle partner. Lei sarebbe disposta a esibirsi con un uomo?
- Mi sta chiedendo di avere un rapporto sul palco? Di fronte a tutti? Fate anche questo?
- Sì, gli spettacoli con rapporti tra uomini e donne insieme attirano molto. Ormai lo striptease è una cosa che appartiene al passato. Adesso lo spettatore mira a emozioni più forti.
   Carmine mi portò verso un corridoio. In questo il locale era diverso da quello di zio Giuliano, nel senso che qui non c'era un unico camerino da condividere con le colleghe, ma ce n'erano vari. Erano in tutto sei, da condividere con due o al massimo tre colleghe. Entrammo in uno di questi dove c'era un uomo ben piazzato, nudo, con un cazzo enorme nonostante fosse moscio.
- Questo è il partner con cui lavorerai stasera - mi disse Carmine. Il tizio mi salutò stringendomi la mano, e io non potetti fare a meno di squadrarlo da capo a piedi. Era uno di quelli che senza troppi giri di parole normalmente verrebbe definito come uno stallone da monta. Farsi scopare da uno come lui significava esaurire tutte le proprie energie.
- E cosa dovremmo fare di preciso? - domandai terrorizzata.
- Questo dovete deciderlo voi - mi rispose Carmine. - Adesso vi lascio soli, così potete decidere come muovermi sul palco.
   Il nostro spettacolo sarebbe cominciato alle dieci. Avevamo tutto il tempo per inventarci qualcosa. Il mio partner aveva un nome inventato, si faceva chiamare Jeremy Q. Non facevo altro che guardargli il suo grosso cazzo. Era moscio, e mi immaginavo come doveva essere in erezione. E chissà quanto schizzava. Lui si accorse che glielo stavo fissando e allora scoppiò a ridere.
- Beh, dal momento che dovrete lavorare insieme - disse, - credo sia meglio che tu e lui fraternizziate un pò. Non credi? Dai, toccalo.
   Mi ci avvicinai e lo presi in mano. Cazzo quanto pesava! Non riuscivo neppure a chiudere le dita intorno.
- Quanto è grosso! - dissi.
   Cominciai a masturbarlo lentamente scapocchiandolo e ricoprendolo, e nel giro di qualche minuto diventò una bestia raggiungeno la massima erezione.
- O mio dio! - esclamai mettendomi una mano sulla bocca. L'idea di prendere quell'affare dentro mi spaventava. - Se me lo metti dentro rischi di rompermi la figa.
- Ma no! L'ho messo dentro tante donne, e non ho mai rotto la figa di nessuna. Stai tranquilla. Ora perchè non ti spogli? Fammi vedere come sei fatta.
   Provai molto imbarazzo a spogliarmi di fronte a lui, in erezione e con gli occhi puntati su di me. Mi sbottonai i jeans e li abbassai fino ai piedi. Poi giù anche le mutandine. Poi sbottonai la camicetta e liberai le tette. Adesso ero completamente nuda di fronte a lui. Mi girò intorno, ma notai che mi stava guardando non con desiderio di avermi, ma piuttosto come se stesse valutando le mie forme, e in base a quelle cosa potevamo fare sul palco.
- Magari potrei incularti - disse dandomi uno schiaffo sul sedere. - Hai proprio un bel culo.
- Incularmi?! Con quel cannone che hai in mezzo alle gambe? Non se ne parla. Senti bello, andiamoci piano, perchè è la prima volta che faccio una cosa del genere su un palco. Voglio dire, non è la prima volta che mi esibisco, ma è la prima volta che faccio uno spettacolo hard.
   Optammo per una finta penetrazione, con sborrata finale vera. Allora provammo tutte le possibili posizioni, e mi fece mettere su un divano con il culo rivolto verso l'alto e il busto in giù, e lui sopra di me che mi sfregava il cazzo contro l'orifizio anale, e nel frattempo mi teneva per i fianchi simulando una penetrazione.
- Che ne dici così? - mi domandò. - Sembra che ti sto inculando di brutto, no?
- Sì, potrebbe andare bene - risposi. - Ma non fare scherzi. Attento a non impalarmi per davvero.
- Ma no, tranquilla.
   Poi mi fece scendere dal divano e mi fece mettere in ginocchio, piantandomi il suo cazzo mostruoso sulla faccia. Avevamo stabilito che quando avrebbe schizzato io gli avrei dato qualche bacio sull'asta e sulle palle. Qualche semplice bacio a timbro, e nel frattempo lui si sarebbe segato fino a sborrare. Provammo più e più volte, gli baciai così tanto le palle che alla fine mi disse di fermarmi, altrimenti rischiavo di farlo sborrare prima dello spettacolo. E invece lui voleva trattenersi per dopo. Voleva che la sborrata fosse una vera e propria eruzione. 
   Il Diavolo in Corpo cominciò a riempirsi di gente. Non era ancora il momento per il nostro numero, e così ce ne rimanemmo in camerino a chiacchierare, e io mi premurai di toccargli di tanto in tanto l'attrezzo per tenerglielo vispo prima dello show. Devo dire che si instaurò un buon rapporto di complicità tra me e Jeremy. Non mi guardava come un buco da riempire, piuttosto come una collega di lavoro. C'era qualcosa in lui che mi tranquillizzava e che me lo faceva sentire più vicino. Non so come spiegarvelo, ma notai in lui un qualcosa di femminile, nonostante il suo corpo da maschio dominante. E non mi sbagliavo. Jeremy era gay. 

Moana.

  

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