domenica 4 ottobre 2015

La dominazione continua.


   A Berni il gioco di dominazione che avevamo fatto gli era piaciuto parecchio, ed era molto desideroso di rifarlo. Quando me lo disse gli chiesi cosa avesse in mente. E allora lui mi diede una risposta che lì per lì mi lasciò senza parole. Ne avevo fatte tante di porcate, ma come questa mai. Ma decisi di accontentarlo, perchè era il mio uomo, e io ero felice di realizzare le sue fantasie. Anche quelle più porche. Al telefono mi disse:
- Facciamo che stasera ti aspetto a casa tua quando torni dal lavoro. Ti aspetterò come un cagnolino fedele. Però voglio che tu sia molto severa con me.
- Berni, dici sul serio?
- Sì, ti prego.
- Ok. Lascio un mazzo di chiavi al portinaio. Puoi entrare con quelle. Ci vediamo stasera.
   Morivo dalla voglia di scoprire cosa avrebbe fatto. E per tutta la serata mi rimbombarono nelle tempie due sole parole: cagnolino fedele. Cosa poteva voler dire? In ogni modo smisi di lavorare intorno a mezzanotte. Sapevo che Berni era già lì e mi aspettava da un pezzo. Rientrai in casa e all'apparenza non c'era nessuno. Neppure mia madre, che di sicuro era uscita col suo giovane stallone, alla ricerca di emozioni forti. Andai verso la mia stanza e vidi che la luce era accesa. Entrai e trovai una scena davvero inaspettata. C'era Berni in ginocchio, nudo completamente, ad eccezione di un collare con un guinzaglio intorno al collo. E allora capii. Quello che cercava da me era una dominazione estrema. Non lo avevo mai fatto, però l'idea mi eccitava. Mi avvicinai in modo disinvolto e presi il guinzaglio.
- Eccolo il mio bastardo - dissi, e poi gli diedi uno schiaffo sulla guancia bello forte, così tanto che gli rimase l'impronta della mia mano stampata in faccia per un pò. - La tua padrona ha i piedi molto stanchi, sai? Comincia a leccarli - Berni non si mosse, e allora lo strattonai con il guinzaglio e urlai: - Ora!
   A quel punto Berni si abbassò e tirò fuori la lingua, passandomela sulle dita dei piedi che uscivano fuori dagli occhielli delle scarpe col tacco dodici che indossavo, poi leccò tutto il resto, perfino il tacco, e salì su verso il malleolo, e poi ancora più sopra raggiungendo le mie ginocchia. Mi accorsi che il suo cazzo si era indurito fino all'inverosimile, così col guinzaglio lo strattonai di nuovo.
- Non mi dirai che ti sei eccitato? Mi fai schifo. Porco che non sei altro - gli diedi un altro schiaffo sulla guancia. - Adesso stai giù, la tua padrona ha bisogno di mettersi comoda.
   Lo lasciai lì sul pavimento mentre mi spogliavo. Tolsi il vestitino e rimasi in perizoma e calze autoreggenti. Giocai ancora un pò sulla dominazione verbale, perchè per quella fisica non ero abbastanza preparata, e non avevo neppure gli strumenti giusti. Voglio dire, avrei potuto penetrarlo analmente con uno strap-on, ma avercelo uno strap-on. Quello era un giocattolo che non avevo mai avuto. Quindi mi limitai a usare le parole. D'altronde si sa che le parole possono essere ancora più porche e eccitanti dei fatti.
- Ma che razza di uomo sei? Proprio a me doveva capitare un cazzetto moscio come te.
   In verità Berni non era per niente moscio. In quel momento aveva un erezione fantastica. Una cosa impressionante, che mi veniva tanta voglia di prenderlo in bocca. Ma un pompino non c'entrava niente con quel gioco. Lo feci stendere per terra e guardai il suo durissimo cazzo. Quando era così duro, quando il glande era così gonfio, voleva dire solo una cosa, e cioè che mi sarebbe bastato appena sfiorarlo per farlo schizzare come una fontana. E allora alzai un piede, e avvicinai il tacco dodici della scarpa al suo frenulo. Glielo appoggiai sopra, due secondi e lo vidi sborrare copiosamente. Prima uno schizzo che gli finì sul petto, poi altri due che schizzarono sull'ombelico e infine altri due, che colarono delicatamente giù per il glande.
- Che cazzo fai, sborri? E chi ti ha detto di sborrare? Ora la bevi. Tutta.
   Ne raccolsi un pò con due dita e gliela misi davanti alla bocca, ma Berni di leccarla non voleva saperne, allora gliela strofinai sulle labbra. Lui era venuto, però anche io volevo la mia parte. Anche io volevo venire. E allora mi abbassai con la figa sul suo viso, quasi sedendomici sopra, e gli dissi di darsi da fare con la lingua. Berni, come già mi è capitato di dire altre volte, ci sapeva fare molto bene con la bocca. Con due dita allargai le labbra della vagina in modo da aiutarlo a lavorarmela meglio. La sua lingua mi stava facendo letteralmente impazzire, tanto che cominciai a gridare di piacere, e intanto andavo su e giù sul suo viso. Gliela strofinai ben bene su tutta la faccia, poi finalmente mi fece venire e mi accasciai su di lui.
   Dovevo riconoscere che quel nuovo gioco di dominazione stava dando i suoi frutti. In qualche modo io e Berni ci eravamo riavvicinati. Ultimamente il nostro rapporto si era un pò logorato, e con quel sistema eravamo riusciti a risanare le cose. E allora capii che era proprio vero che certe volte per risolvere alcuni problemi bastava un pò di fantasia.
   Dopo aver goduto ci mettemmo a dormire. Era da parecchio che non passavamo la notte insieme. Ma nel cuore della notte sentimmo rumori di monta provenire dalla camera da letto di mia madre, e lei che gridava: "fottimi, fottimi! Ti prego, fottimi! Non ti fermare, mi stai facendo godere come una cagna!".
- Che cosa succede? - mi domandò Berni.
- Niente. Mia madre si sta facendo ingroppare dal suo toy boy. Non ci pensare.

Moana. 

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