lunedì 12 ottobre 2015

Colazione sul Monte di Venere.


   Io e Pier Vittorio passammo una notte fantastica. Non lo facemmo come lo facevamo di solito. Questa volta ci infilammo sotto lo coperte del letto, nudi, io a pancia in su che mi sgrillettavo e lui di fianco a me, che mi guardava e si smanettava. Venimmo insieme. In verità lui dovette fermarsi più volte per non sborrare subito. Come un galantuomo preferì aspettarmi, e quando cominciai a sentire l'orgasmo che arrivava lo avvertii e lui si smanettò con decisione per venire insieme a me.
   Il giorno dopo mi svegliai e lui non c'era. Lo chiamai ma non mi rispose. Mi preoccupai un pò a dire il vero. Forse avevo sbagliato qualcosa. E invece non avevo sbagliato proprio nulla, infatti Pier Vittorio comparve con un vassoio pieno di dolci e due tazze di caffè macchiato e una rosa a completare il tutto. Quel gesto mi fece sciogliere completamente. Un uomo che ti porta la colazione a letto? E cosa si può volere di più dalla vita?
   Io ero ancora nuda, lui invece mentre io dormivo si era pulito e rivestito. Mise il vassoio sul letto e mi porse la rosa.
- Questa è per te, principessa.
- Oooh! Che tesoro che sei. Grazie - lo baciai sulle labbra e lui arrossì così tanto che sembrava che stesse per andare a fuoco. Non era abituato a quel genere di contatto con me. Vi ripeto, il nostro rapporto, seppure così intimo, non aveva nulla a che fare con il contatto. Da come avrete capito le porcate che facevamo non contemplavano baci, carezze o abbracci. E quindi quando lo baciavo in segno di affetto lui diventava rosso rosso dall'imbarazzo e dall'eccitazione.
   Mangiammo insieme e io decisi di fare un gioco. Mi misi con le gambe aperte e appoggiai un biscotto al cioccolato sull'inguine, precisamente sul monte di venere, e invitai Pier Vittorio a prenderselo con la bocca. Lui mi guardò con un pò di stupore. Si stava sicuramente chiedendo se con quella cosa non avremmo infranto le regole del nostro rapporto di complicità. La sua preoccupazione era lecita. In verità il nostro rapporto non aveva regole scritte o cose del genere, ma di una cosa eravamo sicuri entrambi, che il nostro rapporto si fondava essenzialmente sulla mancanza di contatto, soprattutto di contatto sessuale. Ma se avesse preso quel biscotto con la bocca direttamente dal mio monte di venere non ci sarebbe stato comunque nessun contatto, quindi era tutto a posto.
- Coraggio - dissi. - Prendilo. Cosa aspetti?
   Pier Vittorio avvicinò la bocca al mio inguine, devo dire con molta perplessità. Sentii il suo respiro caldo sulle labbra della moa fighetta, e devo dire che mi diede un certo brivido di piacere. Poi aprì la bocca e agguantò il biscotto, e io gliene misi un altro e lui prese anche quello, e poi un altro ancora. Quel gioco di divertiva tantissimo, perchè ogni volta che prendeva con la bocca un biscotto evitava categoricamente ogni contatto con il mio corpo. Poi decisi di cambiare e allora misi un biscotto in mezzo alle mie tette, e allora lui salì con la bocca verso i miei seni e si avvicinò facendo molta attenzione a non entrare in contatto con la mia pelle. Infine ne misi uno in bocca, lasciandolo per metà fuori e lui allora si avvicinò a me come per baciarmi e la punta del suo naso toccò il mio. Allentai la presa sul biscotto e glielo lasciai.
- Sei davvero incredibile Moana - mi disse. - Sarai una moglie perfetta per Berni. Lui non lo immagina neppure quanto è fortunato.
   Il congesso era nel pomeriggio, quindi avevamo tutta la mattina per spassarcela un pò, e così chiesi a Pier Vittorio se gli andava di fare un tuffo nella piscina dell'albergo. Ma purtoppo mi disse che quel pomeriggio al convegno doveva fare un intervento, e ancora non aveva preparato il discorso. Però disse che se volevo potevo andarci da sola. E allora misi il costume da bagno e mi avviai giù.
   In piscina non c'era quasi nessuno, eccetto che per quattro coppie di anziani e... mia madre! Cazzo, allora non mi ero sbagliata il giorno prima. Mia madre era veramemte lì a Porto Franco, e per di più era in compagnia del toy boy. La vidi seduta sopra una sdraio, con un costumino striminzito, dal quale le tette sembravano volergli scivolare fuori da un momento all'altro. Il toy boy, pure lui aveva un costume a slip che pareva contenere a stento il suo cazzo gigantesco da toro da monta di prima categoria. Non sapevo come comportarmi. Di sicuro quell'incontro avrebbe messo in imbarazzo me, che ero venuta insieme ad un amico segaiolo di cinquant'anni, e avrebbe messo in imbarazzo lei, che stava lì insieme al suo toy boy di vent'anni. In ogni modo era troppo tardi per scappare via; io avevo visto lei e lei aveva visto me.
- Moana?
- Mamma?
- Che ci fai qui?
- Ho accompagnato un amico ad un convegno qui a Porto Franco.
- E lui dov'è? - domandò guardandosi intorno.
- No, non è qui. È in camera a preparare il discorso che dovrà fare al convegno. E tu? Che ci fai qui con... - non ricordavo il nome, ma non potevo neppure chiamarlo "toy boy" in sua presenza. - ... lui.
- Non ci crederai mai - rispose mia madre con una certa dose di euforia. - Il mio fornitore mi ha regalato tre giorni qui alle terme di Porto Franco. Credo che l'abbia fatto perchè mi rifornisco da lui da quindici anni.
- Che bravo.
- Già. È bellissimo che anche tu sia qui. Possiamo trascorrere del tempo insieme. Pensa che bello.
   Già, e come avrei fatto con Pier Vittorio? Era proprio un bel problema da risolvere.

Moana. 

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