venerdì 11 settembre 2015

Cuore di mamma.

(in foto: Louisa A, Beauty Pissing Solo, MyNakedDolls.com)


   Tutto era ritornato alla normalità. Ero rientrata a lavoro allo strip bar e avevo rincontrato tutte le mie colleghe, tra cui Jay, con cui avevo avuto un rapporto. E da quel giorno la nostra amicizia era cambiata. Non eravamo più legate come prima. Adesso eravamo come due semplici colleghe. Non ne capivo bene il motivo, ma era così. Forse perchè lei era riuscita ad ottenere quello che voleva, cioè farsi passare lo sfizio di avermi completamente per una notte intera. E forse anche perchè aver fatto l'amore con Jay mi aveva fatto sentire in colpa nei confronti di Berni. Forse era questo il motivo. Forse ero stata io ad allontanarmi da lei, per paura che potessimo rifare quella cosa. Ora, come già ho detto, il nostro rapporto era puramente professionale.
   Il mio numero sul palco era sempre quello. E anche quella sera, la sera del mio rientro, feci lo stesso spettacolo, che devo dire (con un certo orgoglio) riscuoteva sempre un successo clamoroso. Ero lì davanti al palo, con un vestitino corto a fiori, ogni tanto lo sollevavo per far vedere al mio pubblico il perizoma, e quelli esultavano, e allora mi ricoprivo. Non volevo fargli vedere tutto e subito. Mi lasciavo desiderare. Quando li ebbi spremuti per bene allora mi sfilai il vestitino, e poi il perizoma, che (come ero solita fare) lo lanciai tra la folla. Mi piaceva vedere come si azzuffavano per accaparrarselo. Riuscì a prenderlo un uomo sulla cinquantina, che se lo portò in faccia e lo annusò. A quel punto ero completamente nuda e allora mi accostai ai bordi del palco con le gambe abbastanza aperte da permettere a tutti di vedere com'ero fatta sotto. Poi, com'era ormai di consuetudine, allargai le labbra della vagina con due dita e cominciai a fare la pipì, e allora si accalcarono tutti sotto di me per ricevere la mia urina sulla faccia, con le bocche aperte, come degli assetati. Per fare quel numero cominciavo a bere acqua in grosse quantità dalla mattina, e mi tenevo la pipì per tutto il giorno. Quindi quando poi la facevo per me era una vera liberazione pari ad un orgasmo. Dal piacere mi tremavano addirittura le gambe. In quel modo la mia urina sgorgava come una fontana, con un getto davvero forte, e sembrava non fermarsi mai. Avendone accumulata tanta riuscivo a urinare per circa tre minuti. Certo, dopo i primi secondi in cui l'urina spruzzava letteralmente fuori, il getto diventava man mano sempre più debole, e il pubblico quasi faceva a botte per accaparrarsi le ultime gocce.
   Mentre ero lì che stavo per esaurire la mia scorta mi sentii una mano sul braccio e poi uno strattone. Fui tirata giù dal palco con la forza.
- Ma che cazzo succede? - urlai. In principio non capii, poi mi accorsi che si trattava di mia madre. Era incazzata nera, mi aveva messo una coperta addosso e mi stava trascinando via dal night. - Mamma, ma che fai?
- Stai zitta, cretina che non sei altro!
   Successe tutto così in fretta, e in breve raggiungemmo l'ingresso del bar, dove c'era zio Giuliano che si parò davanti a noi.
- Sabrina, ma cosa stai facendo?
- Ma non ti vergogni? - urlò mia madre. - Sbattere Moana su un palco, completamente nuda, davanti ad una platea di maiali. Proprio tu, Giuliano! Proprio tu!
   Mi strattonò ancora costringendomi ad andare con lei. Mi portò in macchina. Aveva parcheggiato proprio fuori allo strip bar, in doppia fila, con le quattro frecce. Ingranò la prima e partì facendo stridere le ruote. Teneva il volante con rabbia con entrambe le mani e stringeva i denti. Non l'avevo mai vista così. Avevo perfino paura a dirle perchè aveva fatto una cosa del genere. E infatti non dissi niente. Mi domandavo soltanto come aveva fatto a scoprire che lavoravo allo strip bar di zio Giuliano. Ma non osai chiederglielo. Era così incazzata che si muoveva nel traffico in modo nervoso, facendo dei sorpassi ai limiti della legalità, e ad una velocità che avrebbero potuto ritirarle la patente. Mi stava riportando a casa, questo era chiaro.
- Dì un pò Moana, sei una puttana? - mi domandò ad un certo punto.
- Cosa?
- Sei una puttana, per caso? Rispondimi.
- No, non lo sono.
- E allora perchè ti comporti come una puttana?
- Io non mi comporto come una puttana.
- Ah no? E quello che stavi facendo in quel porcaio cos'era?
- Si chiama lavoro, mamma. Lavoro.
- Farti vedere nuda da un gruppo di porci sarebbe un lavoro? Complimenti. Davvero complimenti. E Berni non ti dice niente?
- Chi è Berni per dirmi quello che devo fare e quello che non devo fare?
   Mia madre fece scena muta. Su questo avevo perfettamente ragione, e lei lo sapeva. Me lo aveva insegnato lei stessa fin da piccola: non farti mettere i piedi in testa da nessuno. Nessuno può mettere bocca sulle tue decisioni. Ad un certo punto fermò la macchina in uno spiazzo, nei pressi del monumento ai caduti della città, e scoppiò a piangere. La abbracciai, mi misi con il viso sulle sue tette, e sentii le sue lacrime bagnarmi i capelli. Le domandai come aveva fatto a sapere di quella cosa, e allora lei mi disse che lo zio Giuliano non era un uomo molto intelligente. Era un adone, su questo non c'erano dubbi, ma a intelligenza era messo piuttosto male. Infatti aveva pubblicato sulla pagina facebook dello strip bar l'annuncio del mio rientro, e aveva creato un evento dal titolo: "Moana è ritornata, e la sua fontana è più rigogliosa che mai". E quando aveva visto quell'annuncio aveva subito capito che quella Moana ero io.
- Non c'è alcun dubbio, è tutta colpa mia - disse continuando a piangere. - Sono stata una madre terribile.
- Mamma, ma cosa stai dicendo? - le accarezzai il viso. - Tu sei una madre eccezionale. Le cose che faccio dipendono esclusivamente dalle mie scelte. Magari sono scelte sbagliate, ma tu non hai nessuna colpa. Se ti fa piacere smetto e non ci torno più allo strip bar.
- No - mia madre si asciugò le lacrime e provò a sorridermi, ma era ancora abbastanza provata. Comunque sembrava essersi ripresa. - Non devi smettere per farmi un piacere. Ricordi cosa ti dicevo? Non permettere a nessuno di dirti quello che devi fare.
   A quel punto cambiò completamente atteggiamento. Si era tranquillizzata, e finalmente ritornò il sorriso sul suo viso. Fece ripartire la macchina, e lungo la strada verso casa volle che le raccontassi di come si svolgeva il mio lavoro, e mentre glielo dicevo lei si mostrò molto serena, e soprattutto molto interessata. Le raccontai anche di qualche aneddoto divertente, per esempio di Jay e del suo cazzo, e di come il pubblico del bar si avventava sul suo palo come se fosse un oggetto sacro, e mia madre scoppiò a ridere. Era così che mi piaceva vederla, solare, felice. E vederla piangere mi aveva davvero fatto male al cuore.

Moana. 

Nessun commento:

Posta un commento