mercoledì 9 settembre 2015

Nulla di cui vergognarsi.

(in foto: Carter Cruise, The Masseuse, SweetSinner.com)


   Vi ricordate del mio Pier Vittorio? Il mio corteggiatore cinquantenne, quello che si accontentava di segarsi in mia presenza. Aveva una vera e propria passione per le seghe, e io ero la sua principale fonte di ispirazione. Un vero artista nel procurarsi piacere da solo, con le sue mani, e io ero la sua musa. Lui si accontentava semplicemente di guardarmi mentre lo faceva. Probabilmente non c'erano altre ragazze che gli permettevano di fare una cosa del genere. Trovando me, che glielo permettevo, aveva trovato l'america. Come già vi ho raccontato in un precedente post (dal titolo Talent Scout) Pier Vittorio mi aveva rimorchiata per strada, e da quel momento era nato uno splendido rapporto di amicizia. Era nostra abitudine incontrarci di tanto in tanto, e lui mi portava a cena fuori, o semplicemente a prendere un caffè. Mi piaceva ricevere le sue attenzioni e i suoi corteggiamenti, e così lo facevo volentieri. Poi si andava a casa sua, e lì cominciava il segone. Io mi mettevo nuda sul divano del soggiorno, con le cosce oscenamente aperte, e lui partiva con la mano. Su e giù, su e giù, fino a schizzare. E questa cosa mi divertiva un sacco, e mi eccitava pure, perchè mi piaceva essere desiderata. Era chiaro che non avremmo mai fatto l'amore. Non eravamo interessati a farlo. Quel rapporto che c'era tra di noi ci bastava così com'era.
   Un giorno, dopo essere rientrata dalla Sicilia, lo incontrai per puro caso in una via del centro, in compagnia di una ragazza, che poteva avere all'incirca la mia età. Molto bella, se devo dirla tutta, mora, con delle belle gambe e un bel corpo da modella. Non so perchè, ma vederla in compagnia di quella ragazza mi fece impazzire di gelosia. Ero o non ero io la sua musa ispiratrice di seghe? Chi era quella lì? Era come un tradimento e questa cosa mi mandò in bestia. Allora gli andai incontro con un espressione del viso molto incazzata. Lui quando mi vide andò nel panico, diventò bianco in faccia e balbettò qualcosa.
- Moana, ciao. Che ci fai da queste parti?
- Cosa ci fai tu da queste parti?
- Niente, stavo facendo un giro per negozi insieme a mia figlia.
- Tua figlia?
   Allora mi tranquillizzai. Era soltanto la figlia. Ma mi stupii il fatto di essere stata colta da così tanta gelosia. Non riuscivo a capacitarmi di questo mio atteggiamento.
- Papà, chi è questa ragazza? - domandò lei.
- Lei è... lei è... - non sapeva proprio dove andare a parare. Cosa avrebbe dovuto dire a sua figlia? Che ero la sua amichetta di giochi? Capii che Pier Vittorio era gravemente in difficoltà, così decisi di dargli una mano e toglierlo dagli impicci.
- Sono la figlia di una sua amica. Mia madre e tuo padre erano molto amici da giovani.
- Esatto - esultò Pier Vittorio. - Proprio così, è la figlia di un'amica. Tutto qui.
- Beh, già che siamo qui, che ne direste di prendere un caffè insieme? - domandai.
- Sai, andiamo un pò di fretta. Comunque salutami tua madre. Ciao Moana!
   E filarono via come se io avessi la lebbra. E questa cosa mi fece arrabbiare molto. Che forse Pier Vittorio si vergognava di me? Qualsiasi cosa fosse non la digerii molto bene, e me ne andai per la mia strada con i pugni stretti dalla rabbia. Non mi stava bene che Pier Vittorio mi trattava in quel modo. Non me lo meritavo. Non dopo tutto quello che avevo fatto per lui.
   Poi, quello stesso pomeriggio, mi telefonò. Mi disse che aveva voglia di vedermi, e che quando mi aveva vista per strada gli si era arrizzato il cazzo. Non volevo dirgli subito che non mi era piaciuto il suo atteggiamento. Avevo voglia di dirglielo in faccia, e così decisi di accontentarlo.
- Ok, vediamoci. Questa volta ti faccio schizzare tanto tanto.
   E allora ci vedemmo per un caffè, ma io fui piuttosto fredda. Lui continuava nel lusingarmi con i suoi apprezzamenti, mi diceva che ero da erezione, e spesso mi accarezzava la mano, ma io la ritiravo, perchè mi sentivo seriamente offesa. Lui c'aveva proprio tanta voglia, e infatti il nostro incontro nel bar durò poco, subito mi chiese di andare da lui. Io dissi di sì e quando arrivammo a casa sua mi fece accomodare nel soggiorno. Accavallai le gambe e lo guardai spogliarsi lì davanti a me, fino a ritrovarmelo completamente nudo, con quel suo cazzetto piccolo e la pancia grossa come un cocomero.
- Che fai? Non ti spogli?
- No - risposi. - Non prima di aver messo in chiaro due cose.
- E cioè?
- Perchè ti vergogni di me?
- Io mi vergogno di te? Ma cosa dici? Tu sei la luce dei miei occhi, Moana.
- E allora perchè non hai voluto presentarmi a tua figlia? Forse perchè hai ritenuto che fare la conoscenza con una ragazza come me avrebbe potuto portarla sulla cattiva strada? Dimmi la verità, è questo che hai pensato? Che forse non sono degna di conoscerla? Forse tua figlia non merita di stringere la mano ad una come me. Una puttana. Una che si fa vedere nuda da tutti.
- Moana, non è come credi. Io non mi sono vergognato di te, piuttosto ho avuto vergogna di me stesso. Ho avuto paura che mia figlia Maddalena potesse scoprire tutto. Sono andato nel panico, perdonami.
- Non c'è niente di cui vergognarsi per quello che facciamo io e te.
- Beh sai, avervi tutt'e due lì, guardandovi, ho avuto una strana sensazione. Come se foste entrambe mie figlie. E allora ho provato vergogna per me stesso.
- Che stupido che sei - dissi, e cominciai a spogliarmi tirandomi giù i leggings e poi sbottonandomi la camicetta. - Però comunque la voglio conoscere meglio questa Maddalena. Ho la sensazione che potremmo diventare grandi amiche. Sempre se a te non dispiace che tua figlia frequenti una zoccola.
- Moana, tu non sei una zoccola.
   A quel punto ero completamente nuda e mi misi a gambe aperte sul divano, e Pier Vittorio cominciò a segarsi. Parlammo del più e del meno mentre lo faceva, e io allargavo le labbra della fighetta per fargliela vedere meglio, e ogni volta che l'aprivo lui aumentava la velocità della sega, quasi in estasi. Poi la richiudevo e lui si calmava. Gli parlai del mio lavoro allo strip bar, e lui si mostrò felicemente sorpreso. Mi disse che presto sarebbe passato a salutarmi. Gli raccontai delle mie vacanze in Sicilia, e anche dell'esperienza della gang bang, e infine gli raccontai della sega che avevo fatto a mio padre. Quella cosa lo fece sborrare copiosamente, e quando mi accorsi che stava per venire allargai le labbra della vagina e lui mi ci schizzò sopra. Ma i fiotti erano così forti che mi saltarono fin sopra le tette. Uno ancora più forte mi saltò in faccia e io scoppiai a ridere.
- La prossima volta che mi vedi per strada e te ne scappi, questa non la vedi più - dissi battendomi due dita sulla vagina ricoperta di sborra.
- Non succederà più, te lo prometto.

Moana.

  

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