mercoledì 23 settembre 2015

Figlia di una gangbang. 

(in foto: Luciana Foxx, Full Body Latex, TSLatex.com)


   Ero figlia di una gangbang. O perlomeno era quello che diceva la gente. Non credevo che le persone parlavano in questo modo alle mie spalle. Eppure, da quello che diceva Manuela, sembrava che io e mio fratello eravamo un argomento di discussione molto diffuso. E continuavo a pensarci a quella cosa. Quel pensiero mi distraeva in continuazione. E anche quando andai a lavoro, me ne restai in camerino per una buona mezz'ora a riflettere, e non me ne resi neppure conto. Ad un certo punto mi accorsi che qualcuno mi stava chiamando. Era Jay, la mia collega trans, vestita completamente di lattice. Tra un po sarebbe salita sul palco per il suo spettacolo. Era bellissima. I pantaloni di latex erano così stretti che le si vedeva chiaramente la forma ben definita del suo grosso cazzo duro, che avevo avuto più volte l'occasione di vedere, e che una volta avevo anche avuto dentro. Era una vera bestia.
- Moana - Jay mi stava chiamando già da un pezzo senza alcun esito. Poi finalmente mi destai da quel sonno profondo.
- Che c'è Jay?
- Ma a cosa cazzo stavi pensando?
- Al fatto che potrei essere figlia di una gangbang.
- Cosa? Tu ultimamente non ci stai molto con la testa. Ascolta, c'è uno che vuole vederti. Dice di chiamarsi Carlo.
   Dissi a Jay di farlo entrare. Non vedevo Carlo da parecchi giorni, e già sapevo cosa era venuto a fare da me. Certamente aveva saputo della visita della sua fidanzata. Si fece avanti come un fantasma. Era evidentemente imbarazzato per quello che era successo e non sapeva come dirmelo.
- Ebbene sì - dissi, - la tua fidanzata è stata qui.
- Mi dispiace molto.
- Per quale motivo? Il suo è stato un atto di grande amore nei tuoi confronti, infatti non dovresti essere qui, ma lì da lei.
- Ma io amo te.
- Tu non ami me, tu ami soltanto quello che io ti do e che lei non ti ha mai dato. Vedrai che le cose cambieranno. E adesso se non ti dispiace devo ritornare a lavoro.
   Carlo fece un sacco di storie. Disse che non voleva lasciarmi. Mi chiese di abbandonare il mio lavoro e di partire con lui, e di restare insieme fino alla fine dei nostri giorni. Sarebbe stato bello, perché anche io provavo nei suoi confronti un sentimento molto vicino all'amore, ma allo stesso tempo non mi andava di mettermi in mezzo ad una relazione che stava andando in pezzi. Cioè, non volevo essere io il colpo di grazia. Non volevo accollarmi quel peso. Alla fine riuscii a convincerlo a tornare da lei. Ma non fu facile.
   Ritornai nella sala dello strip bar a servire ai tavoli, ma al momento il lavoro era fiacco, perché erano tutti concentrati sullo spettacolo di Jay, che vestita di lattice e con una frusta in mano dominava i clienti come un manipolo di leoni addomesticati. Poi scese dal palco e si immerse nella folla, e a quel punto tutti cominciarono a toccarla, soprattutto il suo voluminoso pacco duro. In effetti era una tentazione notevole. Quella forma spropositata in rilievo sotto quei pantaloni di lattice sembrava promettere ore e ore di goduria anale. Gli uomini impazzivano per il cazzo di Jay, e glielo toccavano come se fosse un oggetto da venerare. Ma Jay ne scelse soltanto uno. Prese un uomo a caso dal pubblico e lo fece salire sul palco insieme a lei. A quel punto lo fece mettere in ginocchio davanti a lei e poi si abbassò i pantaloni, piazzandogli la sua erezione sulla faccia. L'uomo si trovò circa vinticinque centimetri di carne praticamente davanti alla bocca, che spettavano soltanto di essere lavorati per bene con la lingua. E non se lo fece ripetere due volte; lo mise in bocca e cominciò a fargli un colossale pompino, proprio davanti agli occhi estasiati del pubblico del bar. E Jay gli teneva la testa con una mano, e gli spingeva la testa avanti e indietro, facendogli arrivare il cazzo fino in gola. Dopo circa venti minuti di sesso orale Jay lo fece uscire dalla bocca del cliente e iniziò a fiottare sborra come una fontana. L'uomo aveva lo sperma di Jay dappertutto, e lei invitò il pubblico a fargli un caloroso applauso.
   Il locale, dopo lo spettacolo, cominciò a svuotarsi. Io me ne tornai a casa che erano le due di notte. Sotto casa ci trovai Berni. Mi disse che mi stava aspettando. Ma in quel periodo ero molto confusa, soprattutto dopo le rivelazioni di Manuela. E poi con Berni non sapevo molto bene cosa dovevo fare. Lo amavo ancora? Lui mi disse che era da molto tempo che non facevamo l'amore. E in effetti era vero, ma questo era il male minore. Ma, nonostante fosse tardi, gli dissi che se voleva poteva avermi, ma soltanto per una sveltina. E così salimmo a casa mia e mi feci montare. Per fortuna venne subito. Ero davvero molto stanca. Praticamente mentre lui me lo sbatteva in figa io non facevo altro che sbadigliare. Credo di essermi anche addormentata ad un certo punto. Sentivo lui che spingeva il suo cazzo dentro e io intanto sonnecchiavo. Praticamente fece tutto da solo, senza alcuna partecipazione da parte mia, come se si stesse scopando un oggetto inanimato, tipo una bambola gonfiabile. Alla fine lo tirò fuori dal mio corpo e mi schizzò sulle natiche.
- Fantastico! Che sborrata!
- Infatti - risposi sbadigliando. - Bravo amore, sembravi proprio un toro.
   Poi mi addormentai e non so per la precisione Berni cosa fece. Sta di fatto che quando mi svegliai lui non c'era più.

Moana.

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