martedì 22 settembre 2015

Quello che dice la gente.


   Io e Manuela uscimmo dal centro commerciale e camminammo per un pò. Prima di parlarmi del passato dei miei genitori volle sapere qualcosa sul mio conto, e allora io le raccontai qualcosa della mia vita. Le dissi che avevo un fidanzato di nome Berni, e che lavoravo in un bar. Però non le dissi che il bar era in verità uno strip bar, e che per di più era di Giuliano, il suo fidanzato di un tempo. Le raccontai anche di quello che avevo visto pochi giorni prima, e cioè di mia madre che faceva l'amore con un altro uomo. Ma anche in questo caso decisi di omettere un particolare, e cioè che l'uomo che avevo beccato con mia madre era proprio il suo Giuliano.
   Camminammo per un pò fino a raggiungere casa sua. Manuela abitava in un appartamento al centro, e mi invitò a salire da lei. Avrei preferito andare in un bar, ma probabilmente quello che voleva dirmi era davvero qualcosa di molto delicato, e voleva dirmelo in un posto più riservato. E probabilmente dovette pensare che non c'era posto più riservato di casa sua. L'appartamento di Manuela era davvero bello, molto spazioso, anche se arredato in modo molto freddo, con un arredamento molto moderno. Entrando in casa non protetti fare a meno di vedere la porta della camera da letto aperta, e dentro, avvolto in un lenzuolo bianco, c'era un uomo di circa vent'anni che dormiva. Era nudo, bello da morire, un vero stallone da monta.
- È tuo figlio? - domandai.
- No - Manuela sorrise. - Non lo è.
   E allora capii. Non era il figlio, bensì quello che in gergo chiamano il toy boy. Manuela mi fece accomodare nel salotto, e allora cercò di giustificarsi per quello che avevo visto e che forse avrei fatto bene a ignorare. Ma la mia curiosità certe volte era davvero terribile, e voi cari lettori, ormai dovreste saperlo benissimo.
- Sono divorziata - mi disse. - Che male c'è se ogni tanto mi concedo un pò di divertimento?
- Infatti, che male c'è? Anzi, fai benissimo e ti appoggio pienamente.
   Manuela andò a prendere due caffè. Aveva la macchinetta di quelle con le cialde. Si mise a sedere su una poltrona di fronte a me e accavallò le gambe. Aveva un paio di cosce molto belle e le osservai per un pò, e mi venne quasi voglia di toccargliele. Dovevano essere molto lisce, quasi come la seta. Dopo aver bevuto il suo caffè cominciò a raccontarmi di quando Giuliano l'aveva rimorchiata in discoteca. Non seppe resistergli, e due ore dopo erano già a casa di lui a fare l'amore. Con mia madre invece erano amiche da sempre. Praticamente erano state nello stesso banco dalle scuole elementari fino alle superiori. Erano come sorelle. Infatti, mi disse, non se la sarebbe mai aspettata da lei una cosa del genere. Una vera pugnalata alle spalle.
- Tua madre era molto bella. Molto più bella di me, non ho problemi a dirlo. A sedici anni già aveva tutte le forme di una vera donna. Io invece sono sempre stata piatta.
- Non direi - dissi facendo riferimento alle sue tette. 
- Queste? Queste non sono mie. Sono un regalo del mio ex marito.
- Cioè, sono...
- Finte. Sì, proprio così. Da quando Giuliano mi ha tradito con tua madre, il seno è sempre stato la mia ossessione. Desideravo avercele come lei. Ma sapevo che era impossibile se non con un intervento. E grazie al mio ex marito, chirurgo plastico di una certa bravura, ho avuto ciò che sognavo da anni.
   Manuela continuò dicendomi che poi con suo marito era finita, perché lui aveva una passione segreta per i trans, che aveva cominciato a frequentare abitualmente a pagamento. Poi ritornò a parlarmi di mia madre. Giuliano trovava in lei tutto quello che non le dava Manuela.
- Per esempio?
- Lo vuoi sapere davvero? Il culo, per esempio. Da me non lo ha mai avuto, e allora si prendeva quello di tua madre. Sabrina era desiderata da tutti gli uomini della città, perché con lei potevano fare cose che con le altre donne non avrebbero potuto fare. Lei era una delle poche che permetteva agli uomini di eiacularle sul viso. Anzi, si dice che fosse l'unica. Ma chissà se è vero. Forse ce n'erano anche altre. Ma solo di lei lo si sapeva per certo.
   Manuela poi mi parlò anche di mio padre. Mi disse che quando era fidanzato con mia madre, lei per un periodo si era messa con impegno a fare la fidanzata fedele. Quindi per gli altri uomini era finita la pacchia di Sabrina Bocca e Culo (come la chiamavano tutti a quei tempi). Però ad un certo punto, e Manuela non seppe dirmi il motivo, mia madre ritornò ad essere quella di prima, con il beneplacito di mio padre, il quale aveva scoperto di provare un certo piacere nel vedere la propria compagna a letto con altri uomini. A quel punto Manuela mi guardò in modo dubbioso. Si era accorta che quello che mi stava dicendo non mi stupiva affatto, e allora me ne chiese il motivo.
- Lo so benissimo che mio padre è un cuckold.
- Bene, quindi saprai anche quello che la gente dice in giro.
- Riguardo a cosa?
- Riguardo a te e a tuo fratello.
- Cosa?
- Non so se dovrei dirtelo.
- Devi.
- Dicono che tu e tuo fratello siete sì figli di Sabrina, ma non di Stefano. Siete stati concepiti da altri uomini. Forse non avrei dovuto dirtelo, ma è questo che si dice in giro. Certo, però devi prendere questa cosa sempre col beneficio del dubbio, come le centinaia di balle che si raccontano sul conto di tua madre. Si narra infatti di un epocale gangbang che pare che Sabrina abbia fatto con cento uomini. Ma questa è chiaramente una balla. Non credo che sarebbe sopravvissuta ad un rapporto con cento uomini contemporaneamente. È una balla, e potrebbe esserla anche quella sul vostro conto. È probabile che sia solo una diceria, tutto qui. Una diceria messa in giro da qualche moglie tradita, o da qualche uomo che Sabrina ha rifiutato.
   Non c'erano dubbi. Era una balla. E se invece fosse la verità? E se fossi stata concepita durante quella gangbang di cui parlava Manuela? Mio padre sarebbe potuto essere uno qualunque di quei cento maiali che avevano avuto mia madre. Ammesso e non concesso che fosse una storia vera, e non una cattiveria messa in giro da un uomo che mia madre aveva respinto. Manuela comunque mi disse che era inutile restare lì a parlare delle voci che giravano sul conto della mia famiglia, perché appunto la maggior parte erano voci. E poi lei doveva rientrare al negozio, quindi mi stava dicendo in modo gentile che la nostra conversazione era ormai terminata.

Moana.

Nessun commento:

Posta un commento