giovedì 10 settembre 2015

I pompini di una madre.


   Ci avevano invitati ad un'importante fiera sul turismo per portare la nostra esperienza innovativa dell'Oasi naturista, risultavamo tra le strutture nuove quella che aveva avuto più presenze e ci sembrò un'ottima occasione per farci pubblicità. Chiesi a Stefano di accompagnarmi ma lui considerò che farmi andare da sola avrebbe fatto più scena e mi convinse.
   Appena finito il mio intervento mi sentivo osservata nella sala del convegno. Tirata come sono, non posso non attirare gli sguardi degli uomini. Con un giovane ragazzo, in giacca e cravatta, incrocio più volte lo sguardo. E' un bel tipo. Mi giro spesso, lo guardo di sfuggita. Inizia un gioco di seduzione. Credo non ascolterà più molto i relatori, la sua attenzione è incentrata ora sui miei movimenti, lenti e studiati in modo da essere seducenti.
   E' seduto qualche fila dietro di me, sulla sinistra. è vicino all’ingresso dei bagni, questo mi dà una idea.
   Sculettando e strusciandomi su chi devo far alzare per poter uscire dalla mia fila di poltrone, mi dirigo verso la toilette. Con la coda dell’occhio vedo che segue i miei movimenti.. poco prima di entrare lo guardo e faccio anche un mezzo sorriso. Mentre spingo la porta lascio cadere, in modo che sembri che non me ne sia accorta, un fazzoletto che spuntava dalla mia borsetta. Sono dentro al bagno delle donne e attendo.
    Sento qualcuno entrare.
    La presenza femminile al convegno era abbastanza bassa, quindi le probabilità che arrivi qualcuna sono poche. Dopo qualche minuto di attesa, bussa. Non rispondo. Bussa di nuovo. Poi si affaccia e guarda dentro. Io sono davanti al lavandino, che mi guardo allo specchio fingendomi di truccarmi. Lo guardo con malizia, senza apparire stupita o scandalizzata dalla presenza di un uomo nel bagno delle donne.
“Scusami, ti è caduto questo” quasi balbetta.

   Vado verso di lui, ancheggiando sui tacchi.
“Grazie” gli dico con sensualità.
   Allungo la mano, ma non prendo il fazzoletto, bensì la sua cravatta, un gesto che penso faccia venire un erezione istantanea a qualsiasi uomo. Lo tiro dentro e me lo porto fino ad uno dei bagni, spingendolo dentro e chiudendoci la porta alle spalle.
“Fatti ringraziare come si deve” gli dico mentre scendo lungo il suo corpo inginocchiandomi ai suoi piedi.
   Lentamente, ma con decisione, gli apro la cintura e lo sbottono, abbassandogli i pantaloni. Dagli slip, firmati e già umidi sul davanti, gli estraggo un bel cazzo. Non è lunghissimo, ma è piuttosto largo e soprattutto durissimo e con il glande coperto da liquido pre-seminale.
   Non voglio farlo venire subito e cerco di prolungare più a lungo possibile il piacere, mio e suo.
Gli squilla il cellulare in tasca. In automatico risponde. Mi fermo un attimo, lo guardo ma mi fa cenno di continuare, mentre risponde. Pare un suo amico dal tono che usa e da quello che subito gli dice.

“Non immaginerai mai cosa sto facendo in questo momento, c’è una super gnocca che mi ha attirato dentro un bagno pubblico e ora me lo sta succhiando in maniera divina.” 
   Ringrazio con lo sguardo mentre accentuo il bocchino.
   La conversazione con l’amico va un po’ avanti, pare sia scettico.
“Guarda, se non ci credi ora te la passo” e mi porge il cellulare. Io interrompo quello che stavo facendo e rispondo.
“Pronto?"
   Dall'altro lato sento un sussulto, sento tossire e poi un tono di voce vagamente familiare ma non ci faccio troppo caso.
" … sì. … sì. Il mio nome non te lo dico, … è tutto vero … avevo voglia di sesso, il tuo amico ci ha messo un po’ per capire ma alla fine l’ho attirato nel bagno … glielo sto succhiando, sì …"

   Quel tono di voce così vagamente familiare divenne quasi una certezza, anche se cercava di camuffare la voce è impossibile per una madre non riconoscere la voce del figlio.
"Ti devo descrivere il suo cazzo???”
   Ah Rocchino, degno figlio di tuo padre!
   Mi alzo in piedi, mi giro e mi appoggio alla porta del bagno, ponendo verso di lui il culo. Continuo a parlare al telefono con mio figlio che avendomi riconosciuta finge di non essere lui. “Ora mi sono alzata, se il tuo amico è abbastanza sveglio ora mi alzerà la gonna, mi toglierà il perizoma che indosso e mi scoperà. Tu se vuoi masturbati sentendomi godere.” 
“No, no. Non lì. Scopami dietro. Usa un po’ di saliva.” 
“Sì hai capito bene. Gli sto dando il culo. Mmmmmhhhh. Come scusa? Non ti ho capito, mi stava cadendo il telefono. Vuoi il mio numero? Ma io non ti conosco. No, neanche lui conoscevo, ma l’ho visto e mi piaceva. Facciamo così, mi faccio lasciare il numero da lui, poi quando ho voglia lo chiamo e se vuole porta anche a te. Sì, in tre, non sarebbe certo la prima volta.” 
   Quando sono uscita dal bagno gli ho fatto cenno che c’era via libera e poteva uscire anche lui. Gli ho detto di andare nel bagno degli uomini e aspettare qualche minuto prima di uscire. Mi ha chiesto se alla fine del convegno uscivamo a bere qualcosa. 
“Con piacere” ho risposto io, facendogli immaginare una serata di sesso sfrenato.
   Invece, uscita dalla toilette, me ne sono andata dalla sala. Guardavo gli uomini che mi scrutavano e pensavo che se avessero saputo che quella davanti a loro era una mamma che era appena stata inculata da un amico di suo figlio… 
   Non l’ho più richiamato e ho buttato via il numero. Spero di incontrarlo magari a casa qualche volta si spero che Rocco lo inviti presto a casa.  

Sabrina.
 

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