sabato 19 settembre 2015

Una fidanzata da educare. 


   Ero allo strip bar che stavo facendo il mio numero. Ricordate? Stavo orinando sul pubblico. Me l'ero trattenuta tutto il giorno, e ora schizzava fuori con un getto potente sulle facce e nelle bocche dei clienti che si accalcavano sotto al palco. Ero lì che mi tenevo le labbra della vagina aperte con le dita quando ad un certo punto mi sentii la mano di qualcuno sul braccio e fui tirata giù dal palco. Un'altra volta. Pensai subito a mia mamma, che già aveva fatto una cosa del genere qualche giorno prima, e forse era ritornata per fare il bis. Ma mi sbagliavo. Non era lei. Era una ragazza che non conoscevo. Era la prima volta che la vedevo, eppure lei era incazzatissima con me. Era vestita con un castigatissimo felpone da uomo con il logo di una squadra di basket americana stampata davanti. Un felpone osceno che non dava giustizia al suo bel seno. Infatti, la ragazza, era messa piuttosto bene con le tette, eppure non faceva niente per metterle in risalto. Quel felpone la rendeva davvero poco femminile. E poi portava i jeans e le scarpe da ginnastica. Aveva anche un bel culo. Insomma, aveva tutte le carte in regola per essere una gran topa, e invece se ne andava in giro come una camionista.
- Ehi! - urlai. - Ma ce l'avete a vizio 'sta storia di tirarmi giù dal palco. Si può sapere tu chi sei? E soprattutto, che cazzo vuoi da me?
- Lo sai benissimo chi sono, puttana.
   Provai a fare mente locale, ma davvero quella faccia non mi diceva niente. Che avevo combinato? Poi la guardai meglio e pensai subito a Carlo, che mi aveva parlato della sua fidanzata, del fatto che indossava sempre dei vestiti poco femminili. Carlo ci aveva provato più volte a chiederle di indossare qualcosa di più eccitante, come un paio di leggings, o un vestitino corto, ma senza successo. Lei gli rispondeva sempre la solita storia, e cioè che i leggings erano volgari e osceni, e i vestitini corti avrebbero messo a nudo le sue cosce, e lei si sarebbe sentita in imbarazzo. Doveva essere sicuramente lei, visto e considerato com'era vestita.
- Fammi indovinare - dissi. - Sei la fidanzata di Carlo.
- Esatto. E sono venuta a dirti che devi lasciarlo in pace. Carlo e' il mio uomo, non il tuo.
   Sapevo un sacco di cose sulla loro relazione. Sapevo benissimo che lui le aveva regalato in varie occasioni della lingerie porchissima, con la speranza di rendere più trasgressive le loro notti. Lingerie che lei non aveva mai indossato, perché diceva che con quella roba addosso si sentiva in imbarazzo. Carlo aveva cercato in vari modi di rendere la loro vita sessuale meno piatta di quella di molte altre coppie. Ma ormai il declino era ad un livello preoccupante. Forse non sarebbero mai riusciti a far ripartire la loro vita intima. Il declino di una coppia e' una cosa che fa male, una cosa difficile da accettare, e proprio per questo motivo pensai di andarci piano con la fidanzata di Carlo, e quindi di parlarle col cuore in mano, come avrebbe fatto un'amica, e non una rivale d'amore.
- Ascolta, io non sono una rovina famiglie, quindi mi faccio da parte. Ma adesso tocca a te, bella mia. Se non vuoi che Carlo ritorni da me, allora prova a dargli quello che vuole. Se lui e' venuto da me e' perché cercava in me quello che tu non gli hai mai dato. Lo vuoi un consiglio? Mettilo quel perizoma che ti ha regalato tre mesi fa.
- Ma come fai a sapere del perizoma?
- Me lo ha raccontato lui. Mi ha detto che te lo ha comprato nella speranza di vedertelo addosso, e tu non lo hai mai indossato. Mettilo. Fagli vedere che anche tu puoi essere porca quanto me. Gli uomini vogliono anche questo dalle proprie donne. Ma guarda come vai in giro.
- Non mi faccio giudicare da una zoccola.
- Sarò pure una zoccola, ma tu cara mia devi cambiare guardaroba.
   La presi per mano e la portai nel camerino dove c'era soltanto la mia collega moldava che si stava limando le unghie. Le dissi di andare a lavorare, altrimenti avrei detto a mio zio che era una nullafacente, e lei se ne andò imprecando pesantemente contro di me nella sua lingua. Adesso ero da sola con la fidanzata di Carlo. Mi domandavo perché mi stessi barcamenando così tanto per lei, dal momento che mi aveva chiamato "zoccola" e "puttana". Forse perché non mi andava di vederla soffrire per una storia d'amore che stava andando in frantumi. Se era venuta allo strip bar per tirarmi con la forza giù dal palco e dirmene quattro, allora voleva dire che al suo uomo ci teneva proprio tanto, Così le dissi di spogliarsi.
- Cosa!? Ma sei matta?
- Dai, togli 'sta roba di dosso - persi la pazienza e le tolsi la felpa, nonostante lei cercasse di opporsi. Poi il resto se lo tolse da sola.
   Quando la vidi nuda constatai che era messa davvero bene. Aveva un paio di tette che non finivano più. Ce le avessi avute io come lei, avrei fatto spagnole a tutta forza. Erano addirittura più grosse di quelle di mia mamma, e mia mamma le aveva proprio grandi. La fidanzata di Carlo era un po' rotondetta, ma questo non era un male. Aveva tutte le carte in regole per diventare un gran porca. Le girai attorno per vedere com'era fatta in tutti i minimi particolari. Lei era molto in imbarazzo, tant'e che con le mani si copriva la figa per nasconderla ai miei occhi. Notai che aveva un gran bel culo, abbondante, tutto da sculacciare, e lo colpii con un sonoro schiaffone.
- Ehi! - urlò. - Ma che cazzo fai?
- C'hai proprio un bel culo, lo sai? Hai mai praticato il sesso anale con Carlo?
- Assolutamente no.
- Ah no? Per questo lo ha preteso da me.
- Avete fatto anche quello? - chiese, e quasi non ci voleva credere.
- Certo che lo abbiamo fatto. E con le tette? Come sei messa con queste meravigliose tette? Gli hai mai fatto una spagnola? - gliele presi entrambe con le mani e gliele strizzai un po'. Erano morbide, con le aureole dei capezzoli rosa e larghe. Veniva voglia di succhiarle.
- Cosa?!
- Non dirmi che non sai che cos'e una spagnola. O santo cielo, non e' possibile!
   Glielo spiegai e lei mi ascoltò attentamente, ma mi disse che non sapeva se ne sarebbe stata capace. E allora le dissi che le prime volte sarebbe stato senz'altro complicato, ma con il tempo avrebbe acquisito una certa padronanza, e Carlo sarebbe stato suo definitivamente, e non sarebbe venuto più a cercarmi. E infine le consigli di andare per negozi a comprare qualche vestitino porco, qualcosa che mettesse in risalto le sue forme generose. Qualcosa anche di volgare se necessario, ma doveva buttare via quei vestiti sgraziati da maschio che indossava. Poi, una volta a casa, le dissi, doveva indossare uno dei perizomi che le aveva comprato lui.
- E poi?
- E poi chiami Carlo, gli dici che devi parlargli. Di solito dov'e che fate l'amore?
- A casa dei miei. Loro non ci sono mai.
- Molto bene. Lo fai venire a casa dei tuoi e gli fai vedere che tipo di donna sei. Gli fai una bella spagnola come ti ho insegnato io e vedrai che lui non saprà più fare a meno di te. Però mi raccomando, dacci dentro, dai sfogo alle tue fantasie. Tira fuori la porca che è in te. Altrimenti è ovvio che quello poi torna da me. E adesso rivestiti e fila via perché devo ritornare a lavorare - le dissi sculacciandole un'altra volta il sedere.
   Quando ritornai a lavoro non feci altro che pensare a lei per tutta la serata. Ce l'avrebbe fatta? In ogni modo ero molto fiera di me. Mi ero comportata nel modo giusto. Avrei anche potuto dirle che non me ne fregava niente, e che Carlo ormai apparteneva a me e lei doveva togliersi dalle palle. E invece no. Le avevo consigliato cosa doveva fare per riconquistarlo, come se fosse stata un'amica, una sorella. Mi ero davvero comportata in modo umano. Altro che puttana, dovevano farmi santa. Santa Moana, patrona dei pompini e del sesso anale.

Moana. 

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