venerdì 16 marzo 2012

La pallavolo, la sua passione.

(in foto: la squadra del Central Connecticut).

Sabrina pratica la pallavolo. Vi dico tranquillamente che è il culo più tondo di tutta la squadra. Le altre sono tutte delle silhouette, con i loro corpi magri e aggrazziati. Sabrina, invece, oltre ad essere la caposquadra, è anche quella un pò più rotondetta. Quando si mette quei pantaloncini corti per entrare in campo mi fa venire voglia di strapparglieli da dosso e scoparmela lì, davanti a tutti. Nonostante il suo fisico non proprio atletico, Sabrina è sveglia e scattante. La colonna portante della squadra. E l'allenatore l'adora (o forse adora il suo culo?). In ogni modo, ogni settimana ci sono le gare. Io sono puntualmente seduto sugli spalti a guardare, e non posso fare a meno di sentire i commenti degli altri. Spesso sono rivolti a Sabrina. Una volta uno ha detto che è molto brava, ma c'ha un culo che fa provincia, rispetto alle altre. Un'altra volta ho ascoltato due ragazzi che ne parlavano molto animatamente; uno diceva che una botta gliel'avrebbe data. E l'altro gli ha risposto che lui pure due, gliene avrebbe date. Non sono mai intervenuto in sua difesa, in parte perchè sentivo un'intensa ma misteriosa eccitazione.
Certo, un pò mi rodeva, però lasciavo andare. Cos'era quella sensazione che avvertivo? Cosa mi stava succedendo? In effetti, Sabrina, con il suo fisico, le tette grandi e il culo più grosso della media, era molto appariscente, e quindi era ovvio che attirasse su di se tutte le attenzioni di quei maschi stanchi della monogamia, frustrati da un lavoro snervante, alla ricerca (fantasiosa) di una storia di sesso intenso ed estremo. E chi, meglio di Sabrina, poteva incarnare la protagonista di quelle fantasie? Sabrina ha il fisico da donna, ed è questo che gli uomini cercano. Alla fine della partita, l'allenatore abbracciava le sue pallavoliste, e a Sabrina le dava qualche pacca sul sedere. In principio quella storia non mi andava giù, ma lei mi disse che lo faceva senza malizia. Credeva molto in lui. Io no. Credevo che fosse soltanto un pervertito. Ma col passare del tempo, quel gesto mi diventò quasi innocente, e alla fine di ogni incontro mi aspettavo sempre di vedere quel momento: la mano rattrappita e carica di vene verdi che andava a percuotere due volte il fondoschiena di Sabrina. Allora capivo che era finita la partita e le ragazze potevano andare negli spogliatoi a farsi la doccia.


Stefano.

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