mercoledì 28 marzo 2012

L'isola di Franco.

(in foto: Shione Cooper & Franco Roccaforte, DDFnetwork.com)

In realtà non c'era bisogno di nessuna vacanza per decidere di prendere un appartamento da soli, io e lei. Era chiaro che lo avrei fatto volentieri. Anzi, era un mio desiderio da molti mesi, ormai, perchè ormai sentivo il bisogno di crearmi una vita per conto mio. Io e Sabrina, insieme come se fossimo sposati, e non come se fossimo due ragazzini alle prese coi primi baci clandestini nell'androne del palazzo. Eravamo adulti, e in quanto adulti avevamo bisogno di un posto nostro, un posto dove stare e dove amarci, dove gridare (se necessario) quando facevamo l'amore, senza doverci preoccupare di fare piano, perchè dall'altra parte del muro i nostri genitori avrebbero potuto sentirci. Certo che volevo una casa insieme a Sabrina, ma non glielo dissi subito. L'idea di andarcene in vacanza in Sicilia mi piaceva davvero. Ne avevamo bisogno. In questo modo avremmo fatto calmare le acque, che nella nostra città erano piuttosto agitate.
All'arrivo nella grande isola, l'amico di Giuliano era lì ad aspettarci nel parcheggio dell'aeroporto, appoggiato alla sua auto che per telefono ci aveva descritto nei minimi particolari, in modo da riconoscerla subito. Si chiamava Franco, era un ragazzo della nostra età, alto e con la carnagione molto scura, un fisico possente, muscoloso. Mi strinse la mano calorosamente, e a Sabrina la baciò sulle guance, e questa cosa mi eccitò moltissimo. Ebbi una specie di flash, come quelli che si vedono nei film, una sorta di fotosequenza molto rapida, di Sabrina su un letto e Franco sopra di lei a pompare selvaggiamente il suo pene dentro il suo corpo. Lo confesso, devo essere malato. Neanche il tempo di conoscerlo e già me lo immaginai a fare l'amore con la mia ragazza. Però doveva aver fatto un certo effetto anche su Sabrina, perchè arrossì e gli tremò la voce.
Franco ci portò a casa sua. Abitava in una villa a pochi passi dal mare, con un giardino pieno di piante e alberi. E sul retro, lontana da occhi indiscreti, c'era una spaziosa piscina. La villa era piuttosto lontana dalla città. Preferirei non rivelare il nome della zona, non sarebbe giusto nei confronti di Franco. Anonimo deve restare il nome di quel piccolo paradiso, come anonima doveva rimanere la nostra permanenza lì. Il padrone di casa ci portò a vedere la nostra stanza, una camera da letto molto spaziosa, con un balcone che affacciava sulla piscina di cui parlavo prima.
"Giuliano mi ha detto che siete in cerca di un pò di intimità" disse Franco. "Beh, questa camera non sarà la fine del mondo per certe cose, ma almeno è accogliente".
"Ma stai scherzando?" domandò Sabrina. "Questa camera è meravigliosa, è arredata in modo semplice ma accogliente. Come del resto tutta la casa. E poi, per quelle che chiami 'certe cose', non c'è bisogno di stare in una reggia. Certe volte va bene anche un monolocale".
"Adesso vi voglio lasciare soli" ci disse. "Voglio che vi ambientiate. Stasera vi porto in città a fare la bella vita. E poi domani andiamo al mare. Conosco un posto poco frequentato, che quando lo vedrete vi verrà voglia di rimanere qui per sempre".
"D'accordo" rispose Sabrina. "Comunque, prima di ogni altra cosa, vorrei dirti grazie. Sei stato davvero un angelo a ospitarci, pur non conoscendoci".
"Ma scherzi? Giuliano mi ha parlato così tanto di te che mi sembra di conoscerti da anni e anni".
Franco ci lasciò, e noi ci guardammo intorno, poi uscimmo sul balcone e ci baciammo. Il mio cazzo era mostruosamente eretto e lo schiacciai contro il ventre di Sabrina. Lei si accorse della mia eccitazione e me lo accarezzò, da sopra i jeans. Le alzai i bordi del vestitino rosso mettendole fuori le natiche, coperte dal perizoma nero. Le palpai il sedere e lei ansimò. Le piaceva molto quando lo facevo. Impazziva quando le dicevo che aveva il culo più bello che avessi mai visto. Era vero, lo credevo davvero. Non avevo mai mentito su questa cosa. Glielo ridissi e lei mi abbassò la lampo dei jeans infilando dentro la mano prendendo il mio cazzo. Mi masturbò lentamente e continuammo a baciarci. Ma lo sapete, non sono un fenomeno, e quindi dopo qualche minuto iniziai a fiottare, e lo sperma le ricoprì la mano. La tirò fuori e mi richiuse la lampo dei jeans.
"Ti amo, tesoro mio" mi sussurrò.
"Anche io. Non sai quanto".
Aveva la mano, che si era infilata dentro le mie mutande, completamente zuppa del mio seme. Rientrò in camera e la ripulì con un kleenex. Dopo un pò vedemmo rispuntare Franco sulla porta della nostra camera. Era completamente nudo e restammo sia io che Sabrina senza parole, un pò perchè era l'ultima cosa che ci aspettavamo di vedere, e un pò perchè Franco aveva un corpo meraviglioso, scultoreo, per non parlare del suo cazzo, che nonostante in quel momento fosse moscio, era pur sempre gigantesco. Era più grande di quello di Giuliano. Certamente, per quanto riguarda lo spessore, il suo membro lo batteva abbondantemente. Che fisico atletico e perfetto! A letto doveva essere un animale. Sabrina era incantata da tutta quella perfezione. E poi a lei erano sempre piaciuti gli uomini con la pelle scura. Che schianto di uomo, bisogna dirlo! Io sono molto onesto, quando c'è un uomo davvero bono, lo riconosco e lo dico senza paura di passare per omosessuale. Anche perchè poi non ci sarebbe niente di male. Anche il buco del culo vuole la sua parte.
"Io vado a fare una doccia" ci disse. "Voi fate come se foste a casa vostra".
Lo vedemmo sparire oltre la porta del bagno.
"Mamma mia, com'è grosso!" mi disse Sabrina.
"Eh sì, è quello che tecnicamente potremmo definire uno stallone da monta".

Stefano.

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