mercoledì 15 aprile 2015

L'amore alla maniera nostra.

(in foto: Eva Notty)


   Di una cosa ero certo, e cioè che per via del fatto che eravamo circondati da tante persone, io e Sabrina ci stavamo un pò trascurando. Io ero sempre attaccato al culo e al cazzo di Tiffany, questo devo ammetterlo, Sabrina dal canto suo era sempre attaccata ad Angelo. In lei era chiaramente percepibile la volontà di dominarlo, o di istruirlo in quel senso. Non so in verità quali fossero le sue intenzioni nei suoi confronti, e onestamente neanche ci tenevo a saperle. La cosa importante per me era passare del tempo con lei. Cavolo, era pur sempre mia moglie. Da quanto tempo era che non facevamo l'amore? Non lo ricordavo più. E con "fare l'amore" non intendo come una coppia normale, ma intendo alla maniera nostra, che voi ben sapete. E allora decisi di prendermi il pomeriggio libero e dissi a Tiffany di badare alla cucina. Sabrina stava nella reception a sistemare la parte burocratica dell'oasi, roba che a me non andava di fare, e lei invece faceva con piacere perchè era portata per la gestione manageriale. D'altronde era pur sempre proprietaria di un negozio di lingerie, ed era sempre stata lei a spicciarsi le faccende amministrative. In ogni modo entrai nella reception, una piccola casetta in legno che ricordava un pò una baita di montagna. Lei era seduta dietro la scrivania, nuda, con le gambe accavallate e stava leggendo dei documenti, poi ogni tanto scriveva qualcosa. Le guardai le tette; erano meravigliose, enormi e morbide. Mi domandai chissà quanti uomini aveva fatto schizzare con quelle. Chissà quanti cazzi duri erano stati lì in mezzo, tra quei due meloni. Mentre pensavo a quella cosa raggiunsi un erezione di pietra. Il mio cazzo svettante verso l'alto moriva dalla voglia di andare proprio lì in mezzo, dove centinaia di altri uomini erano già stati e avevano goduto.
"Ciao Sabri, posso disturbarti?" domandai e lei alzò la testa dai documenti e mi guardò e quando si accorse della mia erezione spalancò gli occhi.
"Certo che puoi. Di' un pò, non è che per caso sei un pò arrapato?".
   Risi di quella battuta poi mi feci avanti e la raggiunsi. Mi misi accanto a lei e le accarezzai le spalle. Il mio cazzo duro era a pochi centimetri dalla sua faccia, quasi percepivo il suo respiro sulla cappella. Mi sorrise e alzò gli occhi verso di me.
"Ti va di fare due passi?" le domandai. "Ormai è da tanto che non passiamo del tempo insieme".
"Amore non ho molto tempo" disse, poi guardò il cazzo duro che c'aveva davanti alla faccia. "Se vuoi ti sbocchino qui, vedo che ne hai davvero bisogno. Ti faccio un lavoretto con la bocca e ti faccio sborrare. Cosa ne dici? Sai, è la fine del mese, e devo assolutamente sistemare la contabilità. Non ho molto tempo".
"E dai Sabri, sbarazzati di quelle carte. Mi piacerebbe passare il pomeriggio con te, cioè con mia moglie. Non voglio essere sbocchinato, altrimenti sarei rimasto con Tiffany. Quello che voglio è trascorrere del tempo con te, la madre di mio figlio. Ecco cosa voglio".
"E va bene" mi sorrise, poi mise via le carte e si alzò dalla sedia. Ci avviammo verso il laghetto dell'oasi. Non c'era nessuno a parte un nostro nuovo ospite. Era un evidente stallone da monta, un emerito maschio alpha. Sabrina non ci fece assai caso, invece io lo notai eccome. Mi sarebbe piaciuto molto vederlo insieme a mia moglie. In ogni modo entrammo nell'acqua del laghetto, Sabrina mi abbracciò e io con le mani le accarezzai le natiche e gliele aprii in direzione dello stallone. Volevo che vedesse bene il buchetto di mia moglie, e lui lo vide eccome. Poi la feci girare, e con dell'acqua le bagnai le tette e gliele palpai, premendole una contro l'altra. Adesso volevo che fosse Sabrina a guardare il maschio dominante. Lo vide, ma non sembrò avere alcuna reazione apparente.
"Sai, mi piacerebbe che quell'uomo ti corteggiasse" le dissi.
"Sei sempre il solito porco. Ecco perchè mi hai portata qui".
"Lo sai che vederti insieme ad un altro uomo mi arrapa un casino" e premetti il cazzo durissimo in mezzo alle sue natiche morbidose e lei ansimò di piacere.
"Mmh... vediamo cosa si può fare.
   Continuammo a porcheggiare un altro pò, io palpeggiandole le tette e lei strofinando il culo contro il mio cazzo, e nel frattempo lanciava certe occhiate allo stallone davvero inequivocabili. Ad un certo punto venne verso di noi. Aveva il cazzo duro anche lui, ma il suo era molto più grosso del mio, e tutt'intorno aveva delle vene verdi durissime. Doveva essere bello potente. A quel punto lasciai Sabrina e mi allontanai da lei di qualche passo, lasciando che il maschio alpha ne prendesse possesso.
"Ciao" disse.
"Ciao stallone" disse Sabrina.
"è tuo marito?" domando riferendosi a me.
"Sì ma... non ti preoccupare, è molto comprensivo. Sa che di fronte ad uno come te lui non può fare altro che farsi da parte".
"Ah, è così?" domandò lui, dopodichè prese il mio posto, mettendosi dietro Sabrina e mettendole le mani sui fianchi, che man mano salirono fino a raggiungere le sue tette. Le prese nelle mani e gli diede una gran palpata, e spinse il bacino in avanti, premendo il suo grosso cazzo contro il suo orifizio anale. Era proprio questo che intendevo quando dicevo che era da tanto che "non facevo l'amore" con mia moglie. Lo stallone le bloccò le braccia dietro la schiena e le infilò il cazzo nella vagina. Ragazzi, me la scopò da dio e io mi feci una grande sega, e quando sborrai lo stallone sembrava avere appena cominciato, tanto che, d'accordo con Sabrina, decise di cambiare buco. Ci sapeva fare, era una furia.
"Cazzo come scopi!" sussurrò mia moglie.
"E tu quanto sei vacca".
"Oh sì, tanto. Tanto vacca! Dai fottimi, così. Fottimi!".
   Il toro non si fermava mai. Poi, dopo un'altra decina di stantuffate cominciò a gridare, preludio della sua furiosa eiaculazione. 
"Godo! Godooo!".
"Sì dai, riempimi con la tua sborra!".
   Il suo seme esplose nel retto della mia donna. A quel punto fece uscire fuori il cazzo, e entrambi si immersero nell'acqua del laghetto, facendo una bella nuotata e andando a largo, dove se ne restarono a chiacchierare. Io li guardai da lontano, li vidi ridere come due innamorati. Poi Sabrina mi guardò e mi sorrise. Con la bocca sillabai qualcosa, le dissi: "ti amo", senza emettere alcun suono. E lei, allo stesso modo, rispose: "anche io". E così decisi di lasciarli un pò soli e me ne ritornai in cucina a dare una mano a Tiffany.

Stefano.  

Nessun commento:

Posta un commento