sabato 28 luglio 2012

In flagranza di reato.

(in foto: Jessie Rogers, Teen Ass Workship, TeenFidelity.com)


Il giorno dopo incontrai di nuovo Sue. Avevo appena finito il turno di mezzogiorno, e come ero solito fare, feci due passi nell'albergo. Sue era sui bordi della piscina, con un costume da bagno nero e gli occhiali da sole sul viso. Era davvero molto bella, ma allo stesso tempo molto enigmatica, molto misteriosa. Da dove veniva? Chi era? E soprattutto perchè era sola? Vidi che molti uomini le giravano attorno, fremevano, la desideravano, ma poi non avevano il coraggio di rivolgerle la parola. Perchè era davvero molto bella, e sembrava quasi irraggiungibile. Eppure, da quello che era successo ieri, doveva essere una ragazza molto facile, molto disponibile. Neanche mi conosceva e già mi aveva chiesto di sbatterglielo dentro. Che creatura misteriosa. Mi ficcai le mani nelle tasche e facendomi un pò di coraggio mi avvicinai. Lei vide la mia ombra e si girò verso di me. Mi fece un sorriso d'imbarazzo e poi ritornò seria, a guardare l'acqua della piscina.
"Buongiorno" le dissi.
"Hi" mi disse senza troppo entusiasmo.
Ebbi l'impressione che la mia presenza la mettesse in imbarazzo. Così cercai di andarmene, ma allo stesso tempo volevo restare. Sue aveva un qualcosa di magnetico, e i tuoi occhi si incollavano al suo corpo snello, asciutto, ai suoi capelli biondi, alla sua pelle liscia, alle sue cosce così ben scolpite. Che femmina, ragazzi. Ma mi feci forza e feci dietrofront, ma lei mi fermò.
"Wait a minute" mi disse con una voce quasi autoritaria.
Mi girai di nuovo verso di lei. Mi guardava senza parlare, e la mia immagine era riflessa sulle lenti dei suoi occhiali da sole. Sembrava volermi dire qualcosa, ma allo stesso tempo era bloccata da chissà che. Mi misi a sedere al suo fianco e aspettai che si facesse forza.
"Volevo dirti solo che..." Sue era molto titubante. "Che ieri avevo bevuto un pò più del solito, e che... con il mio fidanzato non va molto bene, e se ho fatto certe cose è perchè questo è un periodo molto difficile, per me. Ma non sono una puttana".
"Non l'ho mai pensato, Sue".
"Ho solo voglia di essere amata" a quel punto mi abbracciò e quasi si mise a piangere.
Con la bocca cercò la mia lingua, mi baciò, e il suo sapore mi fece eccitare enormemente. Aveva un sapore di sesso, di pompini, di sborra, tanta sborra. La sua bocca umida contro la mia, mi succhiava la lingua come se fosse il glande del cazzo, e con una mano raggiunse la patta dei miei pantaloni. Me lo accarezzò, forse per constatarne l'erezione, e quando si accorse che era durissimo fece un mugolio, e mi sussurrò nell'orecchio se mi andava di salire nella sua camera. Le dissi di sì. Sarei stato un pazzo se le avessi detto di no. Così salimmo su, e nell'ascensore continuò a baciarmi e ad accarezzarmi il cazzo. Io le palpai le natiche e gliele aprii, aprendole il buchetto del culo e accarezzandolo. Cazzo, stavo per sborrare nelle mutande. Sue aveva tanta passione nel baciarmi e nell'accarezzarmi, che praticamente già mi sentivo vicino all'orgasmo. Entrammo nella sua camera e lei mi gettò sul letto matrimoniale, abbassandomi la lampo dei pantaloni da lavoro e mi tirò fuori il cazzo eretto. Avvicinò la bocca e cominciò dapprima a leccarlo con delicatezza, poi lo infilò tra le labbra e roteò la lingua tutt'intorno. Io mi divincolai, perchè era così brava che se avesse continuato, avrei eiaculato nel giro di qualche secondo. E non volevo che succedesse. Così feci stendere lei sul letto; le sfilai il costume, prima il pezzo di sopra e poi il pezzo di sotto. Le allargai le gambe con entrambe la mani e mi avvicinai alla sua vagina, che aveva depilato alla brasiliana, con una striscia sottile di peletti biondi. Con la punta della lingua mi feci strada in mezzo alle labbra, che erano già abbastanza umide. Lei socchiuse gli occhi e inarcò la schiena.
"Oh my god!" bisbigliò. "Oh yes, baby!".
La succhiai con voracità, bevendo gli umori del suo corpo, gli umori della sua felicità. Affondai la faccia lì in mezzo, intenzionato a farle sentire le stelle. Ma forse era più voglia di diventare parte del suo corpo, di entrarle dentro con tutto me stesso. Passai la lingua sulla sua striscia di peli biondi e poi ritornai alle sue labbra, con la lingua cercai il clitoride e capii che Sue stava per raggiungere l'orgasmo, così allontanai la bocca e mi abbassai i pantaloni, tirando fuori il mio cazzo su cui già notavo una gocciolina di sborra trasparente; segno che ero quasi arrivato anche io. Glielo ficcai dentro e iniziai a scoparla. Con le mani le afferrai le caviglie e le sollevai le cosce. Il mio cazzo stava esplodendo in mezzo a quelle labbra bollenti e cariche di umore. Sue urlava di piacere, stava raggiungendo l'orgasmo. Il mio cazzo iniziò a fiottare; densi e copiosi schizzi di sborra le invasero la vagina. Urlai di piacere anche io, e poi mi accasciai su di lei, con il cazzo ancora nel suo corpo. Sue era molto sudata, e il suo sudore mi si appiccicava addosso. Le baciai il collo e c'avevo ancora voglia. Ma ad un certo punto sentii una voce alle nostre spalle.
"Sue, what goin' on?!".
Mi girai, e c'era un uomo di mezza età che ci guardava, con una notevole stempiatura e degli occhiali da vista tondi.
"Oh no, my father!" urlò Sue.
"Tuo padre?!" sfilai il cazzo dal suo corpo e cercai i pantaloni. Li infilai in fretta e furia, e il padre di Sue mi guardava con un espressione terribile. Quasi m'avrebbe ammazzato.
Sue era rimasta lì sul letto, con le cosce spalancate e la mia sborra che le colava dalla vagina.
"Beh, forse è meglio se mi levo dai piedi" dissi, e sgattaiolai fuori dalla camera, ma prima di uscire guardai di nuovo Sue, che mi salutò strizzandomi l'occhio e sorridendomi. Poi guardai il padre, che mi fece segno di uscire.
"Get out!" urlò.
Ecco scoperto un altro mistero della vita di Sue: era lì in vacanza con il padre. E certamente non gli avevo fatto un'ottima impressione, ma vi garantisco che era stata una delle scopate più intense della mia vita.

Stefano.

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