giovedì 14 giugno 2012

Colto sul fatto

L’episodio dell’ovetto mi aveva eccitato in un modo perverso che non riuscivo a spiegarmi. Sarei dovuto rimanere sconvolto, schifato e disgustato dall’idea di quello che fosse successo. Invece l’idea di aver dettato il tempo a Stefano invece che a Sabrina non cambiava la sostanza, avevo comandato io. Avevo avuto potere su qualcun altro, poco importa non fosse proprio la mia schiava. Ma poi, da questo, cosa dovevo dedurre? Stefano sapeva tutto? Per forza. Lo accettava? Evidentemente si. Avrebbe avuto un seguito? Qui la mia mente spaziò verso gli scenari più assurdi. Mi soffermai inizialmente su qualcosa di banale, come scoparmi Sabrina davanti a Stefano costretto a guardare, fino a sfiorare scenari più estremi, assurdi. Per alcuni attimi ebbi idee così malsane e grottesche che mi vergognai di me stesso. C’era stato qualcosa quella sera che aveva del tutto cambiato i miei punti di vista e, solo a pensarci, mi veniva duro da far male.

Il giorno dopo la visita in albergo ero ancora lì che ci pensavo ossessivamente. Avevo un’erezione monumentale e tanta voglia di sfogare le mie fantasie, fosse anche, purtroppo, con la mia mano. Non ero solo in casa, ma mia madre era dall’altra parte della villa, non sarebbe mai venuta a rompere. Chiamare Gemma per sfogarmi con lei? Per carità no, avrebbe distrutto tutta la magia con i suoi modi svogliati, come una puttana pagata che vuol far presto.

Accesi il computer e accesi un paio di siti porno, di quelli con la roba in streaming. Sono proprio quei siti che quando li nominano gli amici dici “Cosa? Mai sentito”, ma che poi tieni tra i preferiti. Trovai un video con una bionda che faceva delle cose incredibili con il membro di un tizio che se la godeva alla grande. Avevo messo l’audio spento, per non farmi sentire da tutto il vicinato, però la tizia sembrava urlare alla grande, di quelle urla che mi fanno impazzire. Quindi infilai le cuffie e accesi il volume al massimo. Ero lì, troppo preso da quella sega paradisiaca immaginandomi Sabrina con Stefano costretto a guardare per rendermi conto di quello che stava per succedere.

Mia madre aveva lentamente fatto il suo ingresso nella mia stanza. Purtroppo io ero seduto spalle alla porta, quindi non avevo fatto caso a lei quando era passata distrattamente lungo il corridoio. Lei invece aveva sicuramente fatto caso allo schermo del mio pc, notando le “strane” immagini. Incuriosita era tornata sui suoi passi e ora era alle mie spalle, mani sui fianchi, con un’aria severa, che osservava suo figlio darsi da fare da solo davanti ad un porno.

Si schiarì la voce, per attirare l’attenzione, ma le urla della donna che gemeva nelle mie cuffie coprirono quel tentativo. Tossì, ma ancora nulla. Fu costretta a mettermi una mano sulla spalla, facendomi letteralmente saltare dallo spavento. In fretta e furia spenti il porno ma non fui in grado di infilarmi il cazzo così in tiro nei pantaloni, costretto a coprirmi solo con le mani. Come se poi servisse a qualcosa, ormai aveva visto tutto. Mi girai sulla poltroncina girevole, con sguardo mortificato e orecchie rosso fuoco, mentre il cazzo non voleva proprio accennare a smosciarsi. Lei mi guardava ancora così, mani sui fianchi e aria severa.

“Che cosa fai Lorenzo?”

“Io…”

“Ti stai masturbando? Alla tua età poi…”

Si voltò e si incamminò verso la porta. Rimasi ipnotizzato guardando il suo culo. Cercai di smettere. Cazzo è mia madre. Eppure non potevo farne a meno. Quando inizi a raggionare con “l’altra testa” diventa difficile distogliersi da un pensiero porco. Io tolsi le mani dal cazzo, nel vano tentativo di reinfilarlo nei jeans aderenti. Mi alzai in piedi, per aiutarmi nell’operazione. Mia madre si voltò sotto l’altro della porta e mi guardò in mezzo alle gambe, per dei secondi così lunghi che parvero ore. Rimasi pietrificato da quello sguardo che aveva poco di materno.

“Allora? Vuoi rimanere con il cosino di fuori?”

L’incantesimo si sciolse e subito cercai di rimetterlo apposto nei jeans. “Cosino?” mormorai tra me e me “Mica è piccolo”. Ero convinto di averlo detto a denti stretti, tanto da non farmi sentire, e invece mia madre torno ad affacciarsi dalla porta.

“Lo so che non è piccolo, bello di mamma. Tanto che la prossima volta che mi rubi un vibratore mi rifarò col tuo”

Stava scherzando vero?!

Lorenzo

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