martedì 12 giugno 2012

L'ovetto e la sorpresa

Non avrei potuto attendere un’altra settimana per rivederla. Volevo divertirmi ancora con la mia schiava. Tuttavia questa volta volevo andare oltre. Volevo farla grossa. Magari proprio davanti al suo Stefano. Mi feci coraggio, superando ogni timidezza, e feci un piccolo acquisto in un sexy shop. Comprai un simpatico ovetto, di quelli che si infilano dentro. Era viola ed era controllato da un telecomandino wireless a 5 velocità. Nulla di trascendentale, ma poteva comandare l’oggetto del piacere da un massimo di 20 metri. Perfetto per quello che avevo intenzione di fare.

Non attesi una settimana, ma solo pochi giorni. Una mattina che sapevo Stefano fosse nelle cucine de “L’Onda” le feci recapitare il pacco con l’ovetto. Il telecomando, però, l’avevo tenuto per me.

“Infilalo stasera, prima di cena”

Questo il bigliettino che avevo infilato nel pacco, con sotto la mia firma.

Attesi la sera, impaziente, giocherellando col telecomando, in attesa di poterlo usare. Quando finalmente giunse l’orario giusto mi avviai verso casa loro. Prima di bussare il campanello tirai fuori il telecomando dalla tasca e lo accesi, imponendo la prima velocità di vibrazione all’ovetto.

Non riuscii a trattenere una risatina quando udii una quasi simultanea esclamazione di sorpresa provenire da dentro l’abitazione. Non riuscii bene a distinguere le voci e quello che si dissero, ma Sabrina doveva aver sentito l’ovetto accendersi. Bussai e Stefano venne ad aprirmi.

“Ciao Stefano… Ti starai domandando che ci faccio qui… Avrei bisogno di parlarvi. E’ una cosa… delicata”

Mi grattai dietro la nuca per far calare il nervosismo e la timidezza che iniziarono ad attanagliarmi.

“Vuoi entrare?” mi chiese Stefano “Stiamo per cenare se vuoi unirti a noi”

“Oh si grazie… volentieri. Mi spiace essermi auto invitato in pratica… Per farmi perdonare ho portato una bottiglia di Chateau Haut Brion Pessac-Lognan dell’82”

Dicendo ciò porsi il vino al padrone di casa che sembrò apprezzare parecchio. Eppure sembrava strano. Per un istante ebbi il timore che sapesse tutto, che sapesse di quello che io e Sabrina avevamo fatto. Tuttavia continuava a sorridermi. Bollai il tutto come una mia impressione ed entrai.

Sabrina ci attendeva in camera da pranzo, bella come sempre.

Ci sedemmo a tavola mentre Stefano andava a prendere dei calici per il vino che avevo portato.

“Hai obbedito?” le chiesi semplicemente.

“Non preoccuparti” rispose semplicemente lei.

L’ovetto era ancora acceso a velocità uno. Giocherellai col telecomando in tasca, ma non era ancora il momento di aumentare. La guardavo fisso, pensando che dentro di lei ora c’era un oggettino che vibrava, e la cosa mi eccitò da impazzire.

Stefano finalmente tornò. Come prima mangiammo delle penne salmone e panna.

“Però… vi trattate bene” commentai gustandomi un piatto degno dello chef di un albergo come L’Onda.

“Dunque Lorenzo” finalmente Stefano fece avanti la propria curiosità “A cosa dobbiamo l’onore?”

Il suo tono aveva qualcosa di strano. Le gote mi si arrossarono per un attimo, mentre una mano tornò dietro la nuca, a grattarla nervosamente. Sorrisi fingendo tranquillità. Sapeva tutto?

“Quando vi ho visti a casa mia la prima volta, mi siete sembrati una coppia bellissima… Affiatata… Vi ho invidiati perché tra me e Gemma, beh, non è così”

Sabrina e Stefano si guardarono con una certa complicità. Ebbi la sensazione di assistere ad un qualcosa da cui ero irrimediabilmente escluso. La cosa mi infastidii e decisi di aumentare a 2 la velocità di vibrazione. Infilai la mano in tasca e schiacciai il pulsante sul telecomando. Guardai Sabrina e, apparentemente, non ci fu alcuna reazione. Stefano si limitò a guardare ancora Sabrina, che ricambiò lo sguardo. Sembrava che quei due si stessero prendendo gioco di me, ma non capivo in che modo.

“Non hai amici con cui parlarne?” mi domandò ancora Stefano.

“I miei amici sono degli idioti… Sono amici solo perché ho i soldi, non li avessi mi terrebbero alla larga. Ho pensato che i consigli migliori me li avreste potuti dare solo voi due”

“Ma come mai tra voi non funziona più?” intervenne Sabrina.

Intanto il primo era finito e Stefano si prese l’incarico di prendere i piatti vuoti per poi servire il secondo. Quando si alzò e si avviò verso la cucina non potetti fare a meno di schiacciare nuovamente il pulsante, e passare alla terza velocità.

Guardai fisso negli occhi Sabrina, che ricambiò leccandosi le labbra in un modo così eccitante che il mio cazzo si indurì ancora di più. Ero così attirato dai modi di lei che non mi resi conto che Stefano si era fermato, si era girato e ci stava guardando. Mi guardò per un istante, poi riprese il suo passo verso la cucina. Una nuova vampata di timidezza mi avvolse. Probabilmente le mie orecchie erano diventate rosso fuoco. Sabrina le vide e rise. Non avevo dubbi. Stefano sapeva tutto, o almeno lo aveva capito. La sua fidanzata, invece, sembrava tranquilla. Ora aveva allungato un piede sotto il tavolo e me lo stava strusciando sulla gamba.

“Ti vedo un po’ teso” disse in tono di scherno.

Come si permetteva la mia schiava di rivolgersi così a me?!

Stavo per dare voce ai miei pensieri quando Stefano fece il suo ritorno. Il secondo era una bistecca piuttosto doppia con contorno di patate e fagiolini.

“Dicevo…” ripresi mentre iniziavo a tagliarmi la carne “…in realtà non è mai funzionata granché tra noi. Sospetto che lei stia con me solo per soldi. Come tutti del resto. Come faccio a sapere se una davvero mi vuole oppure vuole solo i miei soldi?”

Mentre ponevo la domanda guardavo Stefano, che era diventato il mio interlocutore principale. Mi sorrise annuendo. Mandò giù il boccone di carne e mi rispose.

“Sono cose che purtroppo non possono essere capite così facilmente. Non puoi entrare nella testa di lei…”

Mentre parlava infilai nuovamente la mano in tasca e portai a 4 la velocità dell’ovetto. Nell’istante stesso in cui piggiai il pulsante Stefano si interruppe e fissò Sabrina in volto. Girai il volto anche io verso di lei, ma non feci in tempo a vedere cosa aveva distratto il suo fidanzato. Evidentemente, mi convinsi, lei aveva dovuto avere qualche reazione che lui aveva colto. Deglutii con difficoltà mandando giù un bicchiere dell’ottimo vino che avevo portato.

“Scusami, mi ero distratto” proseguì Stefano tornando con lo sguardo verso di me “Dicevo che se davvero pensi questo di lei, se davvero le cose non sono mai funzionate, forse dovresti lasciarla”

Mi sorrideva, ma nel suo sguardo c’era qualcosa di strano, una strana insofferenza. Possibile sapesse di me e Sabrina? Forse lo sospettava soltanto? Aveva capito? Stava capendo? Avevo fatto una cazzata a venire quella sera?

Cancellai le domande dalla mia mente e tornai a sfoggiare il mio sorriso. Finita la carne mangiammo un gelato al tartufo sorseggiando limoncello. Una cena squisita, ma ora ci voleva il colpo di grazia. Quando Stefano se ne fu finalmente andato di nuovo in cucina per posare i piatti, io infilai nuovamente la mano in tasca ed attivai la velocità 5. Sabrina mi vide farlo e sorrise. Al mio pigiare socchiuse gli occhi e mi fece un occhiolino. Rimasi quasi deluso, mi aspettavo qualche reazione più visibile. Avevo appena messo in moto quell’ovetto alla vibrazione massima, ma sembrava che a Sabrina non fecesse ne caldo ne freddo. Stefano invece tardava a tornare. Dopo un po’ disse qualcosa a tono di voce un po’ più alto, ma fu un’esclamazione incomprensibile.

“Amore hai detto qualcosa?” urlò Sabrina.

Stefano impiegò alcuni secondi per risponde “Niente niente”.

Quando finalmente tonrò in sala da pranzo io mi preparai a congedarmi. In un attimo di silenzio sentii perfino il sommesso ronzare della vibrazione dell’ovetto, eppure Sabrina continuava a sembrare indifferente. Decisi di spegnerlo.

Deluso mi avviai verso la porta. Salutai Stefano che sembrava ora più tranquillo. Evidentemente era felice di vedermi andare via. Era stata una cazzata venire, mi dissi. Sabrina mi accompagnò alla porta.

“Hai obbedito?” le domandai “Te lo sei infilato nella figa vero?”

“Non proprio” confessò lei.

“Nel culo?” chiesi nuovamente, incerto. Possibile che una vibrazione del genere nel culo la lasciasse così indifferente?

“Si, nel culo… Ma non nel mio” rispose.

Detto ciò chiuse la porta.

Lorenzo

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